«Ben e io abbiamo lavorato a numerosi progetti nel corso degli anni, comprese le colonne sonore dei film The Shade e Apartment # 5c, performance dal vivo con la cantante norvegese Karin Krog e album come Electric Element e Infinite Paths. Su Meantime Records».
«Avevamo sempre parlato di mettere insieme una raccolta di tracce in duo, ma è stato solo quando ci siamo trovati entrambi in “isolamento” durante la crisi del covid-19 che l’idea finalmente ha visto la luce. Ero a Oslo, Norvegia e Ben nello stato di New York. Abbiamo iniziato a lavorare scambiandoci files musicali e idee in rete, sviluppando il primo luogo il pezzo intitolato White Horses – un’espressione descrittiva per le onde con la cima bianca spumeggiante nel mare in tempesta. Il resto della musica si è sviluppato da lì. Penso che il fatto che fossimo separati dall’Oceano Atlantico abbia portato al sapore marittimo dei titoli». (John Surman)
John Surman: Soprano & Baritone Saxophone, Bass & Contrabass Clarinet, Recorder, Synthesizer, Keyboards
Ben Surman: Synthesizer, Sampler, Electronics, Keyboards
All Compositions, Production and Engineering by John Surman & Ben Surman
John Surman, che ha da poco compiuto 76 anni, è conosciuto come uno dei migliori esponenti del jazz inglese, e tra i migliori sassofonisti e clarinettisti in campo europeo ed internazionale. Suo figlio Ben, con il formidabile batterista Jack DeJohnette come suocero, si è stabilito non lontano da Woodstock, ma viaggia per il mondo almeno quanto suo padre, come ingegnere del suono per John Scofield e per molti altri musicisti. Inoltre, è un profondo conoscitore della più avanzata elettronica, abile manipolatore di sintetizzatori, campionature e varie altre applicazioni.
Quando dal mese di marzo tutto ciò che conoscevamo come concerto dal vivo è scomparso come la rugiada al sole, tra padre e figlio è riemersa l’idea che rieccheggiava tra loro da molti anni: creare nuova musica insieme. Il fatto che i due vivano in continenti diversi e distanti non presenta più i grossi problemi di un tempo; files sono transitati avanti e indietro attraverso l’Atlantico e le idee sono state create e messe a punto grazie alla rete e ai computers.
Dieci brani che costituiscono questo Oceanic Rifts sono il risultato, comparsi solo in forma digitale su Bandcamp al modico prezzo di 7 dollari e con il 25% del ricavato devoluto a Black Lives Matter, senza contare poi che l’intero album è comunque ascoltabile liberamente. Prima dell’ascolto il mio pensiero è tornato al concerto del 2007 al Teatro Manzoni di Milano dove John e Ben facevano parte del progetto di Jack De Johnette Ripple Effect, con anche Jerome Harris al basso e Marlui Miranda alla voce: allora l’apporto di Ben era sicuramente meno evidente, nascosto dietro computer ed elettroniche varie. La curiosità quindi di ascoltare il dialogo a distanza tra padre e figlio e di verificare se lo scambio fosse paritario o meno ha avuto subito risposte precise.
Già il primo brano, “Grubby Bag”, è un manifesto preciso, anzi, forse anche esuberante: si tratta infatti del pezzo forse più “manipolato” elettronicamente, piuttosto distante dall’uso parsimonioso che ha caratterizzato John nei suoi primi album in solo per la ECM. Successivamente però gli inserti elettronici trovano una misura più calibrata.
Emerge la raffinata classe del sassofonista, la sua profonda ispirazione che trae linfa dalla musica popolare come da quella improvvisata, usando il jazz come linguaggio unificatore. Ci sono quindi temi ariosi e dal sapore folk (“Pinpoint”, con una meravigliosa progressione del tema), brani essenziali e intimi che riportano ai primissimi album in solo di John (“Fogbound”), altri che richiamano per la tessitura e l’incrocio delle voci il mitico trio SOS con Osborne e Skidmore.
I due creano paesaggi sonori melodici in un mix di brillanti strumenti a fiato acustici e sorgenti sonore elettroniche a tutto tondo. È diverso, è eccitante, ed è musica totalmente unica e assolutamente paritaria, che lacera e supera creativamente la situazione pandemica in cui siamo finiti tutti. Ben e John Surman hanno ottenuto il meglio da un periodo triste per molti di noi. Il padre ed il figlio hanno avuto il soffio creatore dello spirito. A noi la facoltà di goderne appieno.
Roberto Dell’Ava
» Oceanic Rifts
by John Surman & Ben Surman