Vero uomo, cristiano autentico, un Ministro di Dio dal cuore libero e grande.
Un uomo giusto al posto giusto.
Sgomento e dolore in tutti quelli che sognano ed operano per rendere questo mondo migliore.
Don Roberto Malgesìni, 51 anni, ieri 15 settembre, era appena uscito dalla sua casa di Como per il giro di distribuzione delle colazioni, come faceva ogni mattina, quando ad attenderlo ha trovato il suo assassino di origini tunisine che, subito dopo l’efferato delitto, si è presentato in caserma dai carabinieri e si è costituito.
È un senzatetto l’assassino e Don Roberto lo conosceva, gli forniva assistenza, sembravano in buoni rapporti.
“Aveva problemi psichici e dei provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015”, dice ora il direttore della Caritas di Como. La Questura non ha confermato i problemi psichici, ma il provvedimento di espulsione sì.
L’ultimo, datato 8 aprile, è stato sospeso per l’emergenza Covid. Un fatto semplicemente inaccettabile, non tanto e non solo per l’ultima sospensione, ma perché il primo provvedimento è ormai vecchio 5 anni.
Com’è stato possibile? Ci rendiamo conto che la gestione dell’immigrazione deve trovare per forza un punto di ricaduta tra il razzismo di certa destra e l’iper-tolleranza di certa sinistra?
Sarebbe bastato applicare la legge e don Roberto avrebbe continuato a portare il proprio messaggio cristiano.
Era la mitezza personificata, atteso ogni sera da fornai e pasticcieri di Como dai quali ritirava l’invenduto per portarlo il mattino successivo a chi vive di niente e spera tutto. Sempre attento e premuroso accompagnava personalmente i suoi poveri dal medico ogni volta che ce n’era bisogno, gestendo la mensa e il dormitorio comunali, che accoglieva soprattutto migranti.
Ecco chi era don Roberto Malgesini, un giovane della Valtellina, legatissimo ai suoi tre fratelli, ragioniere e poi impiegato in banca, un posto sicuro che, invece ha lasciato per entrare in seminario e rendersi disponibile a quella domanda radicale che lo porterà a mettersi accanto all’uomo privato del necessario per vivere.
Dal vescovo di Como è stato definito “il Santo della porta accanto… un martire della carità”… ma forse don Roberto non era e non voleva essere simbolo di nulla e di nessuno.
Voleva solo rendere il mondo un posto più umano e sopportabile.
Riposa in pace, don Roberto, prete degli ultimi!
Giuseppina Rando