Ieri alla commemorazione del Prof. Luigi Pagliaro, il figlio Antonio ha raccontato un piccolo aneddoto familiare che fa tenerezza e, al tempo stesso, coglie ciò che di più importante è stato l’insegnamento a chi ha avuto il privilegio di essere stato Suo studente o collaboratore.
Luigi, negli ultimi tempi gli consegnava, a volte senza alcun ricordo di averlo già fatto, una piccola pen drive nella quale erano raccolti gli ultimi capitoli di libri o di riviste, tutti sul rapporto medico-paziente.
La Treccani riporta: «Medico-paziente, un rapporto in crisi. I medici focalizzano l’attenzione più sulla malattia che sul paziente, modificando di fatto le interazioni cliniche, il modo di colloquiare con il malato, la formulazione di una diagnosi, con il rischio di ridurre la persona a oggetto di una cartella clinica».
Luigi voleva che quel rapporto fosse sempre vivo e fondamentale, tutto tranne che in crisi.
Forse, quella piccola pen drive contiene il testamento culturale dedicato a tutti noi. Un messaggio forte e chiaro: creare un rapporto medico paziente di qualità, curato e mirato sull’interesse del singolo, con l’obiettivo di potere offrire la migliore qualità dell’assistenza, possibile in quel dato momento, basata su prove di efficacia, senza false illusioni o menzogne.
Ogni giorno, ognuno dovrebbe immaginare di avere consegnato quel piccolo strumento, dal quale viene fuori quel forte messaggio, che mai potrà essere superato dalla tecnologia. L’interazione tra medico e paziente dipende e dipenderà sempre prevalentemente dal medico che deve ascoltare e guidare la relazione. Cambiano gli strumenti delle conoscenze, aumentano i progressi delle scienze, ma non cambia il concetto di relazione terapeutica, che è, e rimane, la più antica radice della medicina.
Come diceva Luigi, ascolta il paziente, ti dirà la diagnosi.
Linda Pasta