Firenze, 10 Agosto 2020 – Divampa la polemica per alcuni deputati e una star dell’informazione tv che avrebbero percepito i 600 euro di sussidio previsti dai dpcm nell’emergenza pandemica del covid-19. Polemica per tutti i gusti: di destra, di sinistra, di centro, di sotto e di sopra. Tutti bramosi di conoscere i nomi di questi reietti per divorarli insieme a coloro che si nutrono di social network (dove si considera l’opinione di uno scellerato come fosse la cosiddetta opinione pubblica). Ed è molto probabile che quando e se i nomi verranno fuori questi “criminali per i media” dovranno come minimo dimettersi. Anche se non hanno commesso nessun illecito o reato, ché sembra che la loro domanda e il loro incasso fosse nell’ambito delle norme.
E allora, perché tanta confusione?
Nulla da stupirsi in un Paese che si appresta a votare a settembre per un referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, e che nella non-campagna elettorale in corso, i fortunati che riescono ad avere uno straccio di informazione delle motivazioni del SÌ, queste ultime sono tutte tipo “è finita la mangiatoia”, senza mai una motivazione istituzionale sul referendum in sé e, soprattutto, per tutto quello che dovrebbe cambiare nelle nostre istituzioni come conseguenza della vittoria del SÌ. Un salto nel buio. In questo contesto è più che evidente che se un deputato fa la pipì dove non dovrebbe farla, stante la morale vigente diffusa, anche se non ha commesso niente, viene messo all’indice.
Stiamo per questo difendendo i presunti beneficiati istituzionali dei 600 euro?
Sinceramente non ci interessa.
Mentre ci interessa, e anche molto, la responsabilità di chi non abbia previsto di porre dei limiti economici e logici al beneficio di questo sussidio. Di costoro (governo e Parlamento) si legge solo qualcosa fra le righe, perché la responsabilità, per questo gruppetto istituzionale di beneficiari, sarebbe TUTTA su chi ha votato quella norma. Quindi: meglio “vociare” sulla moralità di chi ha richiesto su di sé l’applicazione delle norme…. Fumo su fumo!!
Per capire di quali norme stiamo parlando, cioè della loro brutalità giuridica e logica, facciamo due esempi.
A – La storia di Aduc, associazione no-profit che vive dei contributi dei cittadini.* Oltre a decine di volontari che percepiscono al massimo il rimborso del treno per andare da qualche parte a promuovere l’associazione, abbiamo nella sede nazionale due dipendenti in cassa integrazione e due cococo. A questi ultimi due, per sopravvivere, è stato dimezzato l’importo del compenso mensile (portato a meno di 700 euro mensili). Mentre al primo cococo sono arrivati ad oggi solo i 600 euro di marzo, all’altro cococo, dopo mesi di richieste di informazione all’INPS e dopo ricorsi, si è saputo che i 600 euro non gli spettano perché è il responsabile legale dell’associazione. Con un compenso di meno di 700 euro al mese… “dura lex, sed lex”.
B – La vicenda del rinvio dei pagamenti fiscali è costellata da una storia macabra di fiscalità indecente. Nei mesi scorsi, il pagamento degli adempimenti fiscali veniva rimandato se gli introiti dello specifico mese erano stati inferiori a quelli del corrispondente mese del 2019. Lasciamo immaginare cosa possa essere accaduto per chi opera per esempio nel turismo, dove i mesi di confinamento sono stati pessimi, ma per chi lavora essenzialmente col turismo estivo il confronto tra questi mesi del 2020 e quelli del 2019 non è stato molto diverso; non solo ma se un albergo stagionale, per esempio, ad aprile 2020 ha incassato mille euro magari perché ha messo la struttura a disposizione dello Stato per le quarantene e in aprile 2019 non incassato meno… gli introiti 2020 non sono stati inferiori a quelli del 2019 e, di conseguenza, nessun rinvio di scadenze fiscali è stato possibile. Troppo complicato pensare che forse per alcune categorie il metodo del paragone con l’identico mese dell’anno precedente non era la fotografia della realtà, che invece avrebbe potuto esser fotografata come minimo su un anno? Forse chi fa le norme le fa solo in astratto?
A queste “ingiustizie” che abbiamo ricordato fa fronte la “cagnara” sui deputati e la star dell’informazione tv beneficiati dai 600 euro.
Ci si consenta di dubitare che il problema non sono questi rappresentanti istituzionali e la star. La cui decisione di prendere o meno i 600 euro, potendo legalmente farlo, è solo una questione tra loro e la loro morale (in cui lo Stato e i media non ci dovrebbero MAI mettere il naso).
La questione sono le leggi fatte male, superficiali, intrise di burocrazia per capirle ed usarle e, visti gli esempi A e B che abbiamo fatte, disumane.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
* Al 09/08/2020 abbiamo 133.014 iscritti.