Uno degli sport più di moda e praticati, negli ultimi tempi, soprattutto dalla classe politica, è quello di lasciarsi sopraffare dal panico. Del resto, come dice don Abbondio, “se uno il coraggio non ce l’ha non può farselo venire”. Che poi non è vero: anche il coraggio si può imparare, a condizione di essere provvisti di una certa umiltà e perseveranza; se invece prevale il delirio di affermazione, non lo si imparerà mai.
Mi torna in mente, a questo proposito, un film degli anni sessanta, L’amaro sapore del potere. Vi si racconta dello scontro finale, alla convention del loro partito, tra due candidati alla presidenza che non sono riusciti, durante le primarie, ad avere i voti sufficienti per ottenere la nomination. Il candidato “buono”, interpretato da Henry Fonda, accusa il suo rivale “cattivo”, interpretato da Cliff Robertson, di cambiare idea a seconda di come vanno i sondaggi Gallup. Il candidato “cattivo” è chiaramente un arrivista senza scrupoli, perciò senza princìpi né punti di riferimento; insomma, un pessimo politico. Questo film ci dice molto anche sul presente, dove certi comportamenti sembrano all’apogeo. Ma presto potrebbero essere una rarità, un’eccezione: dipende anche da noi suscitare, promuovere, magari rendendoci noi stessi disponibili a questo servizio, nuovo personale politico che, cominciando dal basso, si impegni non a cambiare le regole del gioco, che gira gira rimangono sempre le stesse, ma a cambiare il gioco. Un “gioco” che sia leale e basato sul buonsenso; non però il buonsenso propagandato dai circoli mediatico – affaristici, ma il comune buonsenso. Quello di tanti semplici, cioè veri, cittadini.
Michele Tarabini