Ulf Stark
La grande fuga
Traduzione di Laura Cangemi
Illustrazioni di Kitty Crowther
Iperborea, 2020, pp. 160, € 12,00
Sempre molto coinvolgenti le storie che lo svedese Ulf Stark (1944-2017) ha scritto per i giovani lettori, tanto da essere stato pubblicato in tutto il mondo ed aver ricevuto numerosi importanti riconoscimenti.
La grande fuga è una storia d’amore, quello che prova un bambino per il nonno: lui è ricoverato in ospedale dopo una brutta caduta che gli ha provocato la rottura del femore. È un uomo che ha lavorato per metà della sua vita come capomacchinista su grosse navi, che ha amato intensamente la moglie per cui ha costruito una casa in cima ad un’altura, che sembra un castello. Ora non sopporta quella immobilità né tantomeno le infermiere a cui si rivolge in modo sgarbato condito di parolacce.
Il figlio non riesce a dialogare con lui, sono troppo diversi, e il tempo delle visite è fatto anche di silenzi imbarazzanti
È il piccolo che riesce a farlo di nuovo felice ed a cambiare la situazione con una decisione coraggiosa: fuggono insieme dall’ospedale, una fuga breve ma intensa, che riporta il nonno alla casa erta sul mare, e lo fa ritornare indietro diverso, cambiato, pronto ad affidarsi alle cure delle infermiere.
Il bambino, Ulf, che il nonno chiama Gottfridino, non è solo, lo aiuta un amico panettiere che mette a disposizione il suo mezzo di trasporto per gli spostamenti, ma soprattutto ha il dono di grande fantasia ed intelligenza, ed è capace di inventarsi bugie e camuffamenti in modo da far uscire il nonno dall’ospedale senza problemi.
Ma il piccolo Ulf ha una famiglia attenta che conosce il suo impegno per la scuola e per la sua passione per il calcio, che prevede - quest’ultimo - anche delle occasioni di pernottamento fuori casa.
Così il piccolo si trasforma per necessità in un bugiardo rifinito, capace di pensare ad ogni minimo dettaglio, tanto da non farsi assolutamente scoprire. Fra l’altro è così difficile e pericolosa quell’impresa, che è impossibile che i genitori stessi la possano immaginare.
Certamente qualche scrupolo non manca ed allora il bambino trova sostegno nel nonno: “Nonno, vero che a volte dire le bugie può servire?”, “Sì” rispose dopo un po’. “A volte dire le bugie è l’unico modo per essere davvero sinceri. Mica male come frase. Boia di un diavolo!”
La breve vacanza gli fa conoscere meglio quell’uomo burbero e buono. Nella casa dove ha vissuto con la moglie, il vecchio ha ritrovato ciò che lo legherà a lei per il tempo restante dei suoi giorni, qualcosa dove è rimasto un po’ di lei, che lo conforta. La fuga fa crescere anche Ulf, grazie alle responsabilità che si è assunto. Si completano, nonno e nipote.
Il nonno sa che il suo arco di tempo si sta accorciando rapidamente e vorrebbe la garanzia di ritrovarla, la nonna, quando se ne andrà da questa vita. E vorrebbe anche non dire più parolacce, davanti a lei.
Ulf gli porge una mano ancora una volta per creargli, con i mezzi e le parole che riesce a trovare, queste nuove certezze.
Marisa Cecchetti