Dongo la fine è il titolo dell’ultimo libro scritto da Sergio Caivano, in vendita presso le librerie e le edicole di Sondrio e provincia. Il noto architetto sondriese Pier Carlo Stefanelli, nella presentazione, ricorda la storia di un’amicizia con l’autore nata negli anni quaranta dello scorso secolo e proseguita poi con l’impegno politico, talvolta disgiunto, ma più spesso unito da ideali comuni, portati avanti a lungo nello stesso partito. Il libro ripercorre la storia del nostro Paese attraverso le vicende legate alla persona di Mussolini che precipita, dal 25 luglio ’43, nello squallore di tre prigioni, poi liberato dagli uomini di Hitler. Sempre abbagliato dal potere, crea la Repubblica di Salò, dopo che l’Italia, col suo legittimo Governo, ha dichiarato guerra alla Germania che l’ha invasa. Ed è proprio questa scelta che lo porta a misure repressive infami nei confronti dei militari, dei partigiani, dei civili e degli ebrei. Da un certo momento, si occuperà solo di se stesso, nella ricerca della salvezza. Ma i suoi disperati tentativi di fuga, dopo l’angoscioso girovagare dall’Arcivescovado di Milano alle rive del lago di Como, s’infrangono contro un gruppo di partigiani determinati. La sua storia si conclude miseramente, riconosciuto nonostante il travestimento da soldato tedesco, imprigionato giustiziato,esposto al ludibrio di una folle strabocchevole ed inferocita accorsa a Piazzale Loreto.
Il libro si sofferma in particolare sugli ultimi quattro giorni di vita del dittatore. Fatti che hanno cambiati la storia, e che hanno consentito all’Italia di passare da una feroce dittatura ad una democrazia, pur con un tributo di sangue e di dolore elevato. E proprio quando tutto il Paese festeggia ancora la Liberazione, a Dongo e sul Lario, che pur hanno messo fine all’oppressione fascista e nazista, le gioiose giornate di riconquista della libertà vengono offuscate da vicende non chiare che ammorbano l’aria e che l’autore affronta. Si tratta dell’oro di Dongo, del carteggio Mussolini-Churchill, della misteriosa morte di “Gianna” e “Neri”, valorosi partigiani. (Nota editoriale)