Errore è una parola importante,
che lascia segni sulla pelle.
Per la mia leggerezza,
ho abbondanonato le meraviglie della vita
e gli affetti più cari.
L'errore mi ha tolto la libertà.
Dell'errore ci si pente
quando ormai è tardi
e quando si sta già pagando con gli interessi.
Il riscatto è ciò che desidero con tutte le mie forze
per diventare un uomo più forte.
(Poesia di Uno studente detenuto)
Trovo importante trovo necessario trovo giusto conoscere l’altro, e lo posso fare non sempre pensando che un giorno potrò vivere la sua vita per capirla, nel bene e nel male, non tutto devo provare, purtroppo o per fortuna, e allora grazie alla curiosità del leggere posso incontrare altri esseri umani, vedere altri mondi, capire altri esistere.
Edward Bunker, ad esempio, che lessi alcuni anni fa studiava in carcere.
Papillon è stato il mio primo romanzo, trovavo un eroe il personaggio che scappava in modo roccambolesco da ogni prigione, avevo dieci anni.
Poi si cresce, si conosce la sofferenza di Delitto e Castigo di Dostoevskij, si capisce anche che si può sbagliare, che non si deve sbagliare, ma che può succedere, e forse che si potrebbe non aver sbagliato ed essere accusati.
Nella casa circondariale di Opera, con i poeti Alberto Figliolia e Silvana Ceruti che da quasi trenta anni tengono seminari di scrittura, ho ascoltato leggere le storie dei residenziali, e toccavano le emozioni.
Abbiamo seguito la lotta di Pannella per i diritti dei detenuti, per il rispetto dell’essere umano, anche in carcere.
Si vive nella nostra realtà la storia di Stefano Cucchi.
Un mondo quello della reclusione le cui sbarre potrebbero essere allentate...
Ho assistito ad un incontro di 'RESIDENZE POETICHE' (tenuto da Matteo Galluzzo, Maria Grazia Rossi e Fabio Prestifilippo), quello dell’11 giugno, in cui presentavano il libro Come Pinocchio nella balena di Sonia Trovato, e subito mi sono fermata ad ascoltare quelle storie di Pinocchio dentro la balena. La vita di un anno d’insegnamento di letteratura italiana nel carcere di Brescia agli studenti detenuti, l’autrice -la stessa insegnante-, dichiarava l’istruzione in carcere un antidoto alla noia... capace di allentare le sbarre. Ha raccontato le sue ore in quella classe, la campanella e i ritardi, gli studenti soporosi per i farmaci, o scossi per una seduta di psicoterapia, o agitati per un incontro in tribunale, l’arrivo delle studentesse accompagnate dai brusii dei compagni, lo scambio delle lettere d’amore, l’ironia di certi interventi, il desiderio per una vita fuori. L’incontro dei suoi studenti con i maestri della letteratura italiana sono stati separè che meritavano di essere raccontati, perchè la letteratura ci aiuta a rivelare la nostra storia. «Come persona detenuta, credo che queste attività rieducative possano avere un ruolo significativo nella restituzione di quei valori di cui la carcerazione ci priva... oltre a impegnare la giornata e a far passare il tempo, consentono di evadere dal contesto carcerario che ci tiene inattivi per quasi tutta la giornata e che spesso ci fa sentire inutili. Oltre a questo, mostrano prima a noi stessi e poi agli atri che abbiamo delle potenzialità e delle possibilità che fino a quel momento non avevamo mai pensato di avere».
La mia lezione preferita è stata 'Rosso Malpelo e la sfiga addosso'. Storia cruda, interpretazione amara. Un piatto di vita mal servito, mal accompagnato. Gli studenti della Trovato comprendono che Verga usa parole dispregiative per far comprendere i pregiudizi della società. Compassionevoli e arrabbiati per il bambino minatore, per il suo essere ignorato e sfruttato dalla madre e dalle sorelle, vorrebbero insegnargli a difendersi, a diventare un uomo. Quando scoprono che morirà come il padre ghiacciano l'aria, così mi sono vista la lezione in classe: non puoi uscire dalla merda in cui nasci. Riferisce la professoressa: Si scatena un acceso dibattito sul riscatto sociale e sull’inserimento in società a fine pena. C’è chi è possibilista e tutto sommato ottimista, e chi invece indica la propria condizione di carcerato recidivo come un segno inconfutabile: se hai la sfiga addosso da generazioni non te la levi più e ti ci devi rassegnare. «Mio padre faceva il ladro. Io potevo fare il direttore di banca?»
Da racconti surreali o realistici giungono reazioni calde, profonde, rivelatrici. La Trovato è stata una fata nel raccogliere i momenti, a trattenerli nelle loro stesse espressioni, nel descrivere l’atmosfera dell’aula e i suoi umori, donandoci un prezioso dialogo umano.
Nella lezione 'I sogni inquieti di Gregor Samsa', dalle Metamorfosi di Kafka, scrive la Prof., è lo spunto per discutere di alieniazione, di carriera, di competizione, di mercato. Il suono della sveglia diventa un momento nostalgico per rievocare una vita libera, seppur con gli impegni del lavoro, e le ore scolastiche là dentro il momento più allettante della loro giornata.
E con 'Il Barone Rampante: la distanza necessaria’: Italo Calvino dà la possibilità di desiderare esprimere sognare progettare revisionare, da fuori e da dentro il proprio orizzonte: «Se io dovessi uscire dalla sala da pranzo, come fece Cosimo per protestare contro quel piatto di lumache che non voleva mangiare, sicuramente me ne andrei al mare per restarci e ricostruire la mia vita. Li troverei realtà, valori e sapori antichi, tramite i quali potrei riflettere profondamente sul mio percorso esistenziale. Molte volte si è prigionieri di realtà famigliari complesse e difficili, ma la sofferenza può portare a realizzazioni inaspettate. Cosimo, uscendo da quella porta, dà una svolta significativa alla sua vita, che, vissuta su quegli alberi, gli permette una veduta diversa. Se guardiamo le cose dall’alto cogliamo una realtà ben diversa da quella che viviamo quotidianamente, nella ristrettezza visiva di ciò che ci circonda. In quel caso si può essere accecati da sofferenza, frustrazione e rabbia ed essere portati a compiere errori. Probabilmente bisognerebbe avere abbastanza coraggio e ascoltare l’istinto, così uscire dalla porta con molta sicurezza, riconsiderando eventi, situazioni e l’intera nostra vita. Per me uscire vorrebbe dire molto, e proprio in quel 'molto' vedo una vita seneramente vissuta nel modo giusto, non malata né inquieta da scelte o stili di vita, ma genuina e semplice così come la natura stessa insegna».
Il disegno della copertina, esplicativo, è ad opera dell’illustratrice Anna Pini (www.annapini.com): una balena libera nell’acqua ma scura, un uomo dentro uno spazio solido ma trasparente. E le sbarre sono dentro per chi, o per chi sono fuori? Una confusione voluta, uno scambio possibile.
Sonia Trovato, Come Pinocchio nella balena
Scuola e letteratura in carcere
Prospero Editore, 2019, € 14,00
(Una parte del ricavato sarà devoluta
all’Associazione Carcere e Territorio Onlus di Brescia)