Caterina Ceccuti
T’insegnerò la notte
Mauro Pagliai Editore, 2020, pp. 286, € 15,00
Rientrare a casa a tarda notte dopo una giornata di lavoro ed una buona bevuta in compagnia di amici, e trovare seduta sulla panca del disimpegno una donna morta, non è senza dubbio il presupposto per un buon riposo: “Ricordo solo che il corpo si è andato intorpidendo, pesante, sempre più pesante. La vista annebbiata. La fine è arrivata con il buio e il tonfo sordo sulla terra. Morta. Solo questo mi ricordo con certezza. Era morta per davvero”.
Questo succede al direttore di un ufficio stampa, un giovane che condivide lavoro e tempo libero con Graziano, amico d’infanzia. Cris, questo il suo nome, non riesce a portare avanti a lungo un rapporto affettivo. Eppure è innamorato di Alessandra fin dai tempi dell’Università, ma non sa trascorrere con lei nemmeno una notte intera, dopo l’amore.
Complesso è il rapporto con la famiglia: della madre porta con sé i ricordi sereni d’infanzia, quando lui era al centro delle sue attenzioni, una donna luminosa e felice: “Per andare a fare la spesa mi metteva a sedere sul seggiolino della bicicletta… La sentivo pedalare alle mie spalle, cantando per me canzoni inglesi o americane… Nel vento vibrava una felicità talmente completa che se avessi dovuto disegnarla l’avrei fatta rotonda”.
Finché il matrimonio non si è spezzato e lei si è spenta ed è diventata una donna grigia e distaccata, anche da lui: “Fu mio padre a mandarla in pezzi”. Quasi inesistente il rapporto col padre che “viaggiava, sempre in giro per il mondo a far foto per riviste e giornali, reportage, documenti, mostre”.
Il collega Graziano è vicedirettore. Palestrato, irrequieto, sempre in moto-sul-posto, facile conquistatore, senza un rapporto stabile. È l’unico a cui Cris può raccontare la sua visione notturna senza vergogna, tuttavia con la paura di essere preso per pazzo. Ma Graziano lo protegge, lo rassicura, gli sta sempre accanto.
Le allucinazioni purtroppo si ripetono. Il rientro a casa, la notte, ormai sono un tormento: l’attesa di una nuova allucinazione sconvolge la mente e indebolisce il fisico. Lui trascorre le ore del buio ad occhi aperti a guardarsi intorno aspettando l’alba, mentre recupera i ricordi.
Lo psichiatra gli ha consigliato inizialmente uno stacco dal lavoro. Così, per cura, ha trascorso un fine settimana a Saturnia portando con sé anche Alessandra. Poi lo psichiatra lo stordisce di farmaci.
Che cosa dilania Cris fino a provocargli tali allucinazioni? Fino a sconvolgere la sua esistenza? Chi è, che cosa cerca? Non sa ancora tutto di sé. Lo scoprirà con sofferenza, negando poi violentemente la scoperta stessa e chiudendosi con risentimento duro verso gli altri, primo fra tutti Graziano, il suo unico vero punto fermo.
Caterina Ceccuti, giornalista fiorentina, ha saputo calarsi molto bene nella psicologia maschile dando vita a personaggi solo in apparenza lineari, in realtà molto complessi -come la maggior parte del genere umano-, che arrivano lentamente e con dolore al centro di sé. Ha saputo trascinare il lettore e farlo simpatizzare con tutti, nessuno escluso, virtù e vizi compresi; ha sorpreso con dei colpi di scena improvvisi, in una atmosfera surreale, mantenendo alta la tensione fino all’ultima pagina.
Marisa Cecchetti