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La Croce dipinta del Carmine di Siena di Ambrogio Lorenzetti 
In restauro grazie ai Friends of Florence
04 Giugno 2020
 

Appena terminate le prescrizioni per l’emergenza Covid 19, riprendono i progetti di restauro programmati per la Pinacoteca nazionale di Siena con il trasferimento in sicurezza della Croce dipinta del Carmine di Siena di Ambrogio Lorenzetti presso il laboratorio di restauro a Firenze della restauratrice incaricata di realizzare l’intervento. La Fondazione Friends of Florence riconferma la generosa e costante collaborazione con la Direzione regionale musei della Toscana, diretta da Stefano Casciu, finanziando il restauro che sarà eseguito dalla restauratrice Muriel Vervat e che è stato fortemente voluto da Cristina Gnoni Mavarelli, Maria Mangiavacchi ed Elena Pinzauti rispettivamente ex direttrice, curatrice e restauratrice della Pinacoteca nazionale di Siena. L'opera, al termine dell'intervento, verrà ricollocata nella Sala 7 della Pinacoteca, con altre opere di Ambrogio Lorenzetti, conosciuto soprattutto come il Pittore del Buon Governo nel Palazzo Pubblico di Siena.

Nella stessa sala si trova anche un’altra opera significativa dell’artista, il Polittico di Santa Petronilla ricollocato nella ricomposizione proposta nell’allestimento della grande mostra sul pittore tenutasi a Siena presso il complesso museale Santa Maria della Scala dal 22 ottobre 2017 al 8 aprile 2018. In particolare l’esposizione ha rivalutato la vicenda artistica di Ambrogio, che eseguì una serie di dipinti prodotti in larga parte per le chiese della città di Siena.

«Con il generoso supporto di Friends of Florence, la Pinacoteca di Siena riparte col restauro del grande Crocifisso di Ambrogio Lorenzetti», afferma Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana, che aggiunge: «Grazie quindi a Friends of Florence per l’aiuto che contribuirà al ritorno nel museo di un capolavoro di uno dei massimi maestri della pittura senese del Trecento, nella prospettiva di una riapertura della Pinacoteca che la riporti all’attenzione che merita da parte dei cittadini senesi e dei visitatori della città che, auspicabilmente, torneranno nuovamente presto da tutto il mondo».

«Ambrogio Lorenzetti è sempre stato ammirato da tutti i benefattori di Friends of Florence ed è un grande onore per noi essere coinvolti nel restauro di questo commovente dipinto conservato alla Pinacoteca Nazionale di Siena», sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda, che così continua: «La restauratrice Muriel Vervat ha lavorato su tantissimi progetti della nostra Fondazione e porterà tutta la sua esperienza e la sua grande abilità per la conservazione di questa importante Croce».

 

IL PROGETTO DI RESTAURO. L’ultimo restauro al quale è stata sottoposta la grande croce di Ambrogio Lorenzetti risale al 1953-56, eseguito dall’Istituto Centrale di Restauro a Roma. Sulla superficie dipinta, laddove era caduto il colore, fu deciso di lasciare a vista il legno del supporto e della tela di incammottatura grezza. Ad oggi, la croce si presenta con lo stesso aspetto estetico del 1953, essendo stata in seguito sottoposta solamente a interventi di fermatura di frammenti di colore che con il tempo si erano sollevati. Questo progetto di restauro, che prevede anche il controllo del supporto ligneo, ha l’obiettivo di recuperare una lettura dell’opera sia d’insieme, sia migliorandone la percezione dei dettagli. Il progetto prevede infatti un controllo sistematico e minuzioso di ogni parte della superficie, per rimuovere i residui di ridipintura prima di procedere al restauro pittorico. All’intervento sarà inoltre affiancato un programma di indagini scientifiche che oltre ad essere un sostegno per il progetto di restauro, permetterà di approfondire la tecnica pittorica di un grande maestro come Ambrogio Lorenzetti.

 

CENNI STORICO ARTISTICI. La Croce dipinta del Carmine di Ambrogio Lorenzetti, che misura cm 266 x 211, venne attribuita al pittore senese da Carlo Volpe con una datazione molto discussa ma infine individuata intorno agli anni Trenta del Trecento, per i caratteri intensamente giotteschi e fiorentini del dipinto e per la gamma di soluzioni pittoriche che caratterizzeranno la produzione del Lorenzetti nel quarto decennio del Trecento. La tavola è pervenuta in cattivo stato dal soppresso convento del Carmine di Siena al Regio Istituto delle Belle Arti, in seguito divenuta la Pinacoteca nazionale di Siena. Nel 1937 Italo Dal Mas recuperò il fondo oro con la lavorazione a motivi geometrici, sotto a uno strato di ridipintura. Le condizioni del dipinto non sono buone: il supporto ha subito alterazioni che ne hanno indebolito la struttura, con conseguenti perdite di colore e di doratura. Il profilo è mutilo della cimasa, dei terminali laterali e del suppedaneo. Le dimensioni importanti dell’opera testimoniano che fu dipinta per avere il massimo risalto nell’assetto trecentesco della chiesa del convento prima dei più moderni restauri. Sul piano della struttura l’opera, benché ormai priva di alcune parti, si inserisce in un contesto di croci dipinte a Siena fra Tre e Quattrocento, connotate dai complessi lavori di carpenteria con terminazioni a poligoni stellati e modanatura delle cornici, rispetto alle quali Ambrogio affina il canone gotico della tipologia con le due eleganti curvature nell’estensione inferiore dei profili. La figura del Cristo è caratterizzata da una solida e corposa voluminosità, l'incarnato è livido e il perizoma è modulato dalle pieghe dolci e lineari. Il volto è ben caratterizzato in senso espressivo, spossato dalla sofferenza e chiuso in maniera drammatica tra i materici capelli, lunghi e biondi. Sicuramente il restauro migliorerà la leggibilità dell’opera, consapevoli che di tale risultato potranno goderne gli studiosi e i visitatori tutti e che questa operazione sarà motivo di gioia per i cittadini senesi, che hanno mostrato grande interesse nei confronti di Ambrogio Lorenzetti proprio durante la recente mostra a lui dedicata.

 

Elisa Bonini


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