In questo periodo di “spento tutto” a livello globale, tante sono le storie alle quali dare luce, sbocciate sul filo della creatività, in un momento buio della nostra esistenza. Vissuti, stati d’animo, emozioni che oltrepassano le mura delle nostre case e viaggiano grazie alle tecnologie, per raggiungere persone che magari non conosciamo, immerse in un contesto distante dal nostro, ma che poi riusciamo a sentire vicine, se ascoltate. In questi mesi di forzato isolamento abbiamo sicuramente maturato l’opportunità di riflettere sulla nostra vita, sulle cose di valore, alle quali dare la priorità. In positivo il vivere in famiglia “senza correre” ha consentito a tanti di riscoprire i rapporti con i propri congiunti e di conoscere meglio i propri figli, si è saggiata l’importanza della scuola, di una sanità del territorio efficiente e alla portata di tutti. Purtroppo si sono registrati anche diversi risvolti negativi. Non per tutti lo stare a stretto contatto con i familiari è risultato facile, penso alle donne già vittime di violenza, alle problematiche nel gestire senza aiuti esterni i disabili, alla solitudine degli anziani, depauperati della vicinanza con i propri affetti più cari. I bambini si sono risvegliati in un mondo sconosciuto, senza poter più vedere gli amici, i compagni, gli insegnanti, sospese tutte le attività che consentivano relazioni, scambio, crescita. I giovani hanno un bisogno estremo di coltivare la socialità per creare le fondamenta su cui costruire la propria personalità. Gli effetti di questo tsunami sociale saranno evidenti nei mesi a venire. Un progetto che ha creduto nella forza della parola, nel potere della condivisione di esperienze a distanza per rompere la solitudine e arricchire il proprio modo di essere è “Casomai ci scriviamo…”.
Ci parla di questa iniziativa, attraverso l’intervista che mi ha rilasciato, Marilia Di Giovanni (foto), che ho sentito casualmente parlare qualche giorno fa durante una trasmissione su Rai 3 dedicata alla cultura e che ho poi contattato tramite fb. Ho visto che avevamo dei contatti in comune e le ho scritto per chiedere informazioni e conoscere meglio il progetto. Marilia si è dimostrata immediatamente disponibile, mi ha risposto e mi dato la possibilità di entrare in questo bellissimo gruppo di scrittura.
Com’è nato di questo progetto?
Un’amica giornalista turca che ha vissuto tre anni in Sicilia mi ha coinvolta. Mi ha chiesto se volevo partecipare ad una chat. Ma era tutta in turco e perciò dopo poco le ho proposto di fare un nuovo gruppo italiano. E poi da questo mi è venuto in mente di proporre ad una amica libraia spagnola... è nata una rete mediterranea.
L'idea era di ascoltare cosa vivevano gli altri, mettersi nei panni di..., durante i giorni della quarantena forzata, aprire una finestra sulle nostre emozioni e condividerlo. Trovare strade per evitare il “distanziamento sociale” e fare della tecnologia a nostra portata quotidiana lo strumento per un contatto intimo con se stessi e con altri.
Puoi spiegarlo in sintesi?
I gruppi si ritrovano in una chat di whatapps e ogni settimana io in Italia e Minee (foto in allegato) in Turchia inviamo due frasi da completare o da cui farsi ispirare per scrivere (prima erano di più ora abbiamo rallentato il ritmo per permettere a tutti di partecipare, anche a chi ha ripreso a lavorare). Poi si possono condividere con il gruppo e/o inviare dei testi scritti a me per il gruppo italiano a Minee per il gruppo turco. Maitè dovrebbe farlo per la Spagna ma per ora ha molte difficoltà con la libreria e quindi non è grnaché attiva.
Quali sono gli obiettivi che si prefigge l’iniziativa?
Il primo obiettivo ti dicevo è quello di contenere la solitudine, e quindi sostenere le persone, molte, che si sono trovate del tutto isolate dalle loro reti sociali. Quindi c'è quello di aprire un varco all’espressione delle emozioni e creare un filo del discorso comune e che dia senso positivo a questi giorni. Si è creata una rete che congiunge nord e sud, isole e continente, uomini e donne, anziani e giovanissimi in un flusso di coscienza e di parole molto intenso.
Quali sono le aspettative e i risultati finora ottenuti?
L’aspettativa per noi è anche quella di fare memoria e raccoglierla in forma scritta. Sono arrivati moltissimi testi sopratutto dal gruppo italiano e ora l’opera più complessa sarà l’editing che verrà comunque poi confrontato con gli autori di questi scritti. Il gruppo italiano ha poi chiesto di continuare dopo la fine della Quarantena e questo ha spinto anche Minee a ripartire in Turchia. Stavolta sono io che do le frasi a Minee e il gruppo turco segue il flusso di quello italiano. Il gruppo si è allargato e modificato e così c’è anche per noi una fase 2 in cui vogliamo riflettere sul cambiamento che desideriamo per far sì che questa mente collettiva aiuti e supporti i piccoli passi di resilienza e di cambio che vogliamo vedere ciascuno nella propria vita. Che contribuisca a dare un orientamento. Già questo è un bel cambio no?
Vuoi aggiungere qualcosa?
Sono molto grata di sperimentarmi in questa esperienza che ha nutrito di speranza questa attesa e che è insieme un donarsi e un fare spazio nei giorni nella mente e nel cuore per ricevere il dono delle vite e delle storie. Per me libraia che sono convinta che le storie siano la fonte di senso più forte per l’essere umano, il narrare storie e narrarle con parole proprie e in forma scritta, questa è una bellissima conferma.