Pur di mantenere il potere, dopo la sua defenestrazione dal Governo del 25 luglio 43, Mussolini, liberato dai tedeschi, accetta di essere, di fatto, schiavo di quel pazzo paranoico e sadomasochista di Hitler, e dà vita alla Repubblica sociale italiana. Tra le tante, note scelleratezze compiute da Mussolini a danno degli italiani, occorre aggiungerne un’altra, questa poco conosciuta: quella del trafugamento di 25 tonnellate di puro oro operata, col suo assenso, dai tedeschi dai forzieri della Banca d’Italia. Ma ripercorriamo i fatti.
Siamo nel settembre ’43. Il Governo Badoglio con Vittorio Emanuele III sono fuggiti a Brindisi. L’esercito italiano si sfascia. Un manipolo di soldati italiani, assecondati da civili armatisi tentano una generosa resistenza che si protrae dal 9 al 13 settembre, ma poi devono cedere. Roma è in mano tedesca. La Banca d’Italia detiene, in quel momento, una riserva aurea pari a 117 tonnellate, più le tonnellate rapite dal Governo fascista alla Banca nazionale Yugoslava e alla Banca nazionale d’Albania. L’interesse tedesco per l’oro è immediato. Senza qui voler ripercorrere le diatribe insorte tra funzionari della Banca d’Italia e i tedeschi, che di fatto ritardano la rapina, andiamo subito a conoscere, in estrema sintesi, il documento col quale si sancisce l’accordo siglato tra la Germania e la RSI:
«Tra il Governo della Grande Germania…ed il Governo della Repubblica sociale italiana…viene stipulato il seguente accordo: Il Governo della RSI dispone su l’oro libero della Banca d’Italia come segue:
1- Il Governo della RSI consegnerà al Governo della Grande Germania per le spese di rappresentanze diplomatiche italiane all’estero 100 milioni di lire in oro… che verrà amministrato in qualità di fiduciario da parte del Ministero degli affari esteri del Reich a Berlino…
2- Il Governo della RSI consegnerà al Governo della Grande Germania l’importo di 50 milioni di lire in oro effettivo che sarà inoltrato alla Deutsch Reichsbank…
3- Il Governo della RSI consegnerà al Governo della Grande Germania l’importo calcolato di oltre 260 milioni in oro sequestrato in JUGOSLAVIA…
4- Come contributo per la condotta della guerra il governo della RSI mette a disposizione dell’ambasciatore plenipotenziario della Grande Germania in Italia l’oro libero della Banca d’Italia… consegnati subito 1.000 milioni di lire in oro effettivo.
5- …Il Governo della RSI curerà affinché i sopra indicati quantitativi di oro siano consegnati al più presto a Fortezza agli incaricati dell’Ambasciatore e Plenipotenziario della Grande Germania in Italia.
Fatto a Fasano 12 febbraio 1944 in due originali lingua tedesca ed italiana».
Che dire? È evidente che Mussolini è ormai un fantoccio nelle mani di Hitler e che i repubblichini di Salò sono semplicemente schiavi dei tedeschi. Altro che onore, decoro, dignità continuamente sbandierati dai fascisti per giustificare la loro scelta scellerata! Nel procedimento di appropriazione dell’oro italiano vengono coinvolti Kappler, il maggiore Hass e il capitano Priebke.
Quell’oro tornerà in Italia nel dopoguerra ad opera delle truppe Alleate che erano riuscite faticosamente a recuperarle in Germania. Ma non tutto. Almeno 25 tonnellate risultarono sparite. Dove sono finite? Non lo sapremo mai. Tra le tante ipotesi formulate al merito, trovò una certa accoglienza quella che l’oro mancante fosse finito nelle mani di Odessa, la nota organizzazione nazista che aiutava le SS a rifarsi una vita lontano dalla Germania sconfitta. Insomma, per noi italiani, oltre al danno, anche la beffa. Dobbiamo ringraziare Mussolini ed i suoi seguaci anche per questo. Per fortuna, poco più di un anno dopo dalla data di quel documento teso a legalizzare un furto, la Grande Germania verrà schiantata dalle forze Alleate col contributo dei partigiani d’Europa e dai soldati dell’Armata rossa.
Sergio Caivano