Dopo la chiusura delle strutture ricettive extra-alberghiere disposta dal DCPM n. 19 del 25 marzo, in quanto considerate attività non essenziali, si è assistito sostanzialmente ad un blocco dei servizi turistici perché anche la stragrande maggioranza delle strutture alberghiere ha scelto comunque di sospendere l’attività, in virtù delle disposizioni che prevedono un certo distanziamento sociale ed il divieto di assembramenti. A ciò si aggiunge il blocco del settore della ristorazione al quale è stata permessa soltanto la consegna a domicilio e, a partire dal 4 maggio, la possibilità per i clienti del ritiro del cibo presso il locale. Inoltre altri comparti collegati al turismo hanno subito pesanti ripercussioni come, ad esempio, il commercio.
È importante, per poter proporre delle iniziative a sostegno del sistema, fornire un quadro d’insieme per cercare di capire quali siano le misure più opportune per poter ripartire nel rispetto delle normative in vigore e nella tutela della salute di tutti gli attori coinvolti.
Il Conto Satellite del Turismo, strumento internazionale ufficiale riconosciuto per valutare l'impatto del turismo sull’economia, considera l’intera filiera turistica, ovvero le ricadute del turismo sulle varie attività economiche come servizi culturali, alberghi, agenzie di viaggio, commercio al dettaglio, servizi per il trasporto pubblico e privato, fino alla fruizione delle seconde case per le vacanze.1 L’ultima stima di riferimento risale al 2015, in base alla quale le attività connesse al turismo rappresentavano il 6% del totale dell’economia italiana con un valore aggiunto prodotto di 88 miliardi di euro mentre il consumo turistico aveva un valore di 146 miliardi.
I primi risultati delle statistiche elaborate dall’Istat, riferite al 2018, indicano stime pressoché invariate rispetto al 2015 per quanto riguarda il valore aggiunto del settore.
L’Italia si conferma al primo posto in Europa per la presenza sul territorio di strutture ricettive, caratterizzate per lo più da piccole strutture extra alberghiere (circa 183.000) e da strutture alberghiere (circa 33.000).2 Rispetto al 2015, quelle extra alberghiere sono cresciute del 36,2% circa, a riprova dell’enorme successo di case vacanze e Bed and Breakfast nel nostro Paese.3 Le regioni italiane maggiormente interessate dal fenomeno sono Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Lombardia.
Il 2019 è stato un anno molto positivo per il turismo italiano con 434,7 milioni di presenze contro i 392 milioni del 2015, con una prevalenza per le strutture alberghiere, anche se viene registrata una crescita in quelle extra.
I turisti stranieri rappresentato più del 50% della totalità, con un forte aumento negli ultimi anni: infatti dopo la Spagna l’Italia è il Paese con la maggior quota di turisti stranieri in Europa, seguita da Regno Unito e Francia. In questo contesto è facile immaginare quanto sono e saranno gravi le conseguenze per il turismo nell’Emergenza Covid-19.
L’arresto del turismo ha praticamente azzerato le attività nella fase di lancio della stagione, quella primaverile, favorita anche dalla festività della Pasqua, che l’anno scorso aveva portato in Italia 81 milioni di visitatori, il 56% stranieri, rappresentando circa il 18,5% del flusso annuale.4
Un indicatore significativo sull’impatto economico dell’emergenza sanitaria sul turismo è fornito da un’analisi dei dati sulla “spesa turistica” riferiti al 2019 dei visitatori non italiani nel nostro Paese.
Dall’indagine, a cura di Banca d’Italia, emerge che la spesa complessiva degli stranieri l’anno passato è stata di circa 44 miliardi di euro, divisa tra alloggio, ristorazione, trasporti ed acquisti vari. Nel periodo tra marzo e maggio 2019 la stessa è stata di 9,4 miliardi, quest’anno invece sarà praticamente nulla: pertanto si può ipotizzare che la perdita del settore turistico, causata dalla “mancata spesa” degli stranieri, sarà di circa 10 miliardi di euro nel trimestre marzo-maggio 2020.
Trattando il numero delle aziende e dei lavoratori coinvolti nel turismo, il registro esteso sulle imprese “Frame-SBS”, riporta 52.000 imprese, delle quali poco meno della metà (24.000) nel settore alberghiero e 27.000 nelle strutture per le vacanze in generale. Sul piano occupazionale, i lavoratori sono circa 283.000, dei quali i dipendenti sono il 75%, occupati prevalentemente nel settore alberghiero. Collegata alla domanda turistica vi è anche il settore delle agenzie di viaggio e dei servizi di prenotazione, che consta di 17.000 imprese e 50.000 dipendenti, per un fatturato di 12 miliardi di euro nel 2017.5
La questione più preoccupante per il settore turistico è che la crisi sanitaria è destinata a perdurare ancora per diverso tempo, anche se in misura attenuata rispetto alla fase 1 di lockdown.
In questo senso, la Commissione 10ª del Senato (Industria, commercio, turismo), riportando le istanze delle Regioni, nella seduta n. 86 del 29 aprile scorso, sottolinea come sia di fondamentale importanza il mantenimento della filiera produttiva, intervenendo sull’occupazione e favorendo la liquidità delle imprese, attraverso un piano di investimenti, che tenga conto di una notevole semplificazione dell'iter burocratico e legislativo.6 In tale occasione sono state riportate le considerazioni già presentate al Governo dalla Conferenza delle Regioni (DL 18/2020)7 che, partendo dal presupposto che il turismo sia il settore più colpito dalla crisi economica, propone iniziative basate sulla sostenibilità, sul sostegno alle imprese e sui prodotti del Made in Italy. Il turismo rappresenta il 10% del PIL italiano, pertanto le proposte riguardano l’equiparazione della Pandemia da Covid-19 alle calamità naturali e la possibilità, quindi, di fruire dei fondi ad esse destinati, l’utilizzo delle risorse del Fondo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale europeo (Fse) 2014-2020, la costituzione di un nuovo Fondo europeo speciale per il turismo, la proposta di creazione di uno specifico “Decreto Turismo” con apposite misure di intervento. Inoltre, per sostenere l’occupazione si è sottolineato come sia necessario prevedere la copertura di tutte le categorie di lavoratori stagionali con misure di sostegno al reddito che permettano di compensare, almeno parzialmente, il danno arrecato dal fermo attività.8
Attualmente non sono ancora note le modalità con cui si farà fronte al turismo nel corso dell’estate 2020, si parla di turismo regionale, di spostamenti fuori regione solo per coloro che hanno una seconda casa per le vacanze, di stuard che regolamentino gli accessi alle spiagge libere e di ingressi contingentati con distanziamento sociale negli stabilimenti balneari. Quello che si sa adesso è che il settore è in forte crisi e che sta causando problematiche notevoli a tutta la filiera, come quella alimentare. Infine, sono significative le iniziative come quella di Coldiretti9 che, grazie alla campagna #MangiaItaliano, sta tentando da marzo scorso di sensibilizzare gli italiani alla tutela ed al consumo dei prodotti tipici del territorio e del Made in Italy in generale, danneggiati gravemente dalla crisi della domanda alimentare causata dalla paralisi del settore del turismo e dalla ridotta attività nel campo della ristorazione.
Enrico Bernardini
1 Fonte: ISTAT.
2 Fonte: ISTAT, 29 aprile 2020.
3 Fonte: InReception, 15 marzo 2020.
4 Fonte: ISTAT, 29 aprile 2020.
5 Idem.
6 Fonte: Senato della Repubblica. 10ª Commissione permanente Resoconto sommario n. 86 del 29/04/2020.
7 Fonte: Senato della Repubblica. Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, 27/04/2020.
8 Fonte: Regioni.it.
9 Fonte: Coldiretti.