Il testo sottostante è frutto del lavoro dei ragazzi del biennio ITIS “Meucci”, anno 2000, all’interno del progetto “Interazioni”
Il concetto di Sublime ha caratterizzato in modo particolare la corrente romantica, correlato da molti artisti all’esistenza umana attraverso temi che esprimono stati d’animo coinvolgenti come il rapporto amore-morte, nel quale si manifesta il bisogno d’amore che l’uomo sente e l’impossibilità di poterlo realizzare. La realtà e la consapevolezza di non poter mai realizzare le proprie speranze, spinge l’uomo a desiderare la morte.
La risposta all’inevitabile sorte sfavorevole è rappresentata da I dolori del giovane Werther di J. W. Goethe: Quando la dolce vallata alita intorno a me sui vapori e il sole alto si posa sopra l’oscurità impenetrabile della mia foresta e solo qualche raggio riesce a penetrare furtivo all’interno di questo sacrario, allora mi stendo nell’erba alta presso il ruscello (…) sento la presenza dell’Onnipotente, che ci creò a sua immagine e l’alito del Divino Amore che ci porta, ci sostiene in un aere di eterna delizia. E nella lettera del 20 dicembre, Werther rinuncerà alla vita per la perdita dell’amore di Lotte: È possibile che tu mi abbia chiuso il tuo cuore, a causa di quell’unico istante che ti ha legata a me per l’eternità? Le parole esprimono sconforto e pena; Werther matura l’idea della morte: Mi affaccio alla finestra e vedo, attraverso il fluire delle nubi tempestose, qualche stella (…) oh Lotte, che cosa non mi porta il ricordo di te! Come mi sei intorno in ogni cosa! Battono le dodici! Così sia, dunque!-Lotte! Lotte, addio! Addio!
Vi è un’identità tra i sentimenti che prova Werther e il protagonista dell’opera di F. Schubert, Viaggio d’inverno, dove un giovane, respinto dall’amata, compie un viaggio invernale, un tragico percorso che lo porterà verso la completa distruzione. La musica interpreta lo stato d’animo del protagonista, l’isolamento, un sentimento di emozione crescente tra andamenti silenziosi e malinconici. Si avverte un senso di estraneità, di vuoto e di disagio esistenziale, presente anche in Novalis con Gli Inni alla Notte. La notte misteriosa e sublime, ci consente di abolire lo spazio e il tempo e di percepire l’unità del tutto anche dell’amore e della morte. Gli Inni esprimono in modo sublime la morte prematura della giovanissima Sophie Kuhn, amata dal poeta: In plaghe remote mi volgo alla sacra, ineffabile, arcana notte. Lontano giace il mondo-sepolto nel baratro di una tomba-squallida e solitaria la sua dimora. Nelle corde del petto spira profonda malinconia.
Il tema amore-morte, associato al concetto di Sublime, ritorna nell’opera di Donizetti Lucia di Lammermoor. Lo sfortunato amore che la protagonista prova per Edgardo, ostacolato dal fratello di lei Enrico, la porterà a provare terribili sensazioni di vuoto e di sgomento: la musica interpreta i suoi stati d’animo e la sua tristezza con movimenti a volte lenti a volte più veloci. Lucia impazzisce di dolore e nel delirio crede che sia giunto il giorno delle sue nozze: Il dolce suono/ Mi colpì di sua voce!… Ah, quella voce/ M’è qui nel cor discesa!/ Edgardo! Io ti son resa// -Ah, l’inno/ Suona di nozze!… Il rito/ Per noi, per noi s’appresta!… Le parole e la musica adeguatamente modulate, interpretano lo stato d’animo di Lucia e con perfetta sincronia ci conducono in una scena di pura follia, in una realtà che non si avvererà mai, per un futuro negato per sempre: Ardon gl’incensi… splendono/ Le sacre faci intorno!/ Ecco il ministro!…Porgimi/ La destra… Oh lieto giorno!/ Alfin son tua, sei mio!/ A me ti dona un Dio…/ Ogni piacer più grato/ Mi fia con te diviso…/ Del ciel clemente un riso/ La vita a noi sarà!
Note di tristezza e di malinconia presenti anche in Norma di Bellini per la tragica fine di Norma e Pollione. La musica, con ritmi modulati interpreta in convergenza l’amore che lega i due personaggi accentuando la tragedia che spinge Norma verso la morte. Una musica splendida che con un intreccio di melodie e con un susseguirsi di accordi rende perfettamente la passione, l’amore e la disperazione dei protagonisti. È un’opera piena di emozioni che fa emergere il lato più nascosto di ognuno di noi.
Un tragico epilogo ci conduce verso Cime Tempestose di E. Brontë. Heathcliff e Cathy, innamorati fin da piccoli, non potranno realizzare il loro amore per circostanze avverse. La morte del padre adottivo e l’odio del fratellastro trasformeranno Heathcliff in un selvaggio e lo porteranno lontano, in America. Nella nuova terra egli farà fortuna e ritornato nei luoghi dell’infanzia, comprerà la proprietà dove era vissuto da piccolo. Cathy, anche se sposata, non aveva mai smesso di amarlo e al suo ritorno si ammalerà di malinconia e morirà. Heathcliff passerà parte della sua vita nella brughiera, accanto alla sua Cathy e si ameranno per sempre. Il tema più coinvolgente è l’amore che continua anche dopo la morte. L’autrice esprime il Sublime con toni molto cupi, soprattutto nelle descrizioni paesaggistiche: ci si può immaginare la violenza del vento del nord quando soffia al di sopra della siepe… un forte vento turbinava intorno alla casa e ruggiva nella gola del camino, con un urlo selvaggio e tempestoso… calava prematuramente l’oscurità della notte e il cielo e le colline erano confuse in un vortice di vento e di neve fittissima, descrizione che abbiamo rapportato al quadro di Turner Bufera di neve: turbini di vento e di neve, luci insolite e colori che emergono dal bianco della nevicata. Sia nel quadro che nel romanzo, è la natura che predomina sull’uomo che rimane impotente di fronte ad essa, una natura che comunica sentimenti ed emozioni. Dice Ambra: - Ero andata in biblioteca per cercare del materiale sul noto artista del romanticismo, J.M.W. Turner. Arrivata a casa, incominciai a sfogliare uno dei tanti libri che avevo preso. Leggevo, leggevo, guardavo i suoi quadri ma non suscitavano niente in me fino a quando arrivai a pagina 133, tre numeri che avrei ricordato sempre nella storia della mia vita. L’opera era intitolata Tempesta di neve. L’artista si era fatto legare per quattro ore all’albero maestro della nave Ariel dopo la sua partenza dalla città di Harwich durante una tempesta di neve, in modo tale da essere parte di un vortice di vento, neve e acqua, scatenato dalla natura. Non fu tanto il tema romantico che mi colpì quanto la poetica del Sublime che era la rappresentazione della potenza della natura. La barca, misero e piccolo oggetto costruito dall’uomo è il simbolo del suo destino; così minuscola e fragile è un nulla di fronte all’imponenza del vortice. Essa è travolta da una tempesta, colta nel suo aspetto più violento e terrificante. La rappresentazione è soggettiva e la descrizione dei fenomeni atmosferici è molto coinvolgente; tutto resta incompiuto ed indefinito al cospetto della neve e del vento che soffia sulle vele della barca. I colori puri si trasformano nella luce che domina il paesaggio, a volte più densi, a volte quasi impalpabili. I colori che definiscono il cielo vicino alla barca sono tenui, chiari e trasmettono una sensazione di calma e tranquillità, contrastata da una visione cupa, tenebrosa, terrificante e tetra della natura. La barca è il simbolo del destino di ogni essere senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione. La nostra vita, in alcuni momenti è in mano a degli eventi sovrannaturali, irreali, magici di fronte ai quali, tutto è possibile. Il colore bianco si mischia al nero, l’azzurro al grigio, il giallo al marrone, creando così una situazione molto intrigante. L’artista in quest’opera esprime al meglio le sue emozioni e il suo stato d’animo. Il turbine di neve è violento e distruttivo e il suo colore è indefinito. Gli effetti del chiaro-scuro giocano con la luce alternando le tonalità di grigio, bianco e nero. Lo sfondo abbastanza scuro sembra rappresentare l’infinito, l’inconoscibile, il nulla: la forza di un elemento superiore a noi terrestri che ci fa capire che non siamo nulla e che non possiamo niente di fronte alla natura. L’opera è originale e bizzarra. Nella natura io vedo la parte più oscura del mio subconscio simile ad una brutta giornata di vento, acqua, pioggia e grandine. Al tepore di un focolare acceso che infonde sicurezza e protezione si contrappone il disordine esterno di una forte tempesta simile alla rabbia che mi percosse per la morte di un mio amico. L’avevo perso per sempre, era uscito dalla mia vita rendendola vuota. La mia rabbia esplodeva come la natura di Turner verso la quale noi siamo spesso spietati… Chiusi il libro e pensai, pensai… avevo descritto il quadro in tutti i suoi particolari ed avevo capito che né la natura né l’uomo potranno sopportare più a lungo questa corsa verso la distruzione, ma forse per capirlo veramente ci vorrebbe un fenomeno grande e sconvolgente come quello di Turner.
Anna Lanzetta
5 – Continua