Il testo sottostante è frutto del lavoro dei ragazzi del biennio ITIS “Meucci”, anno 2000, all’interno del progetto “Interazioni”
Ai nostri occhi, studenti del biennio, il concetto di sublime, in un preciso contesto letterario, è ancora sconosciuto ma noi abbiamo provato ad esprimerlo secondo il nostro punto di vista: - un’indescrivibile sensazione, un’eccellente sinfonia, una stupenda opera, un’eccezionale poesia, tutto ciò che è infinito e che incute paura e timore, l’immenso, una meta lontana che l’uomo non riesce a contenere nella sua mente e che quindi teme -. Ugo Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis introduce il concetto Sublime con parole quali: tenebre, silenzi, tristezza, amore-morte, disperazione e solitudine: Io non so perché venni al mondo, né come, né cosa sia il mondo, né cosa io stesso mi sia. E s’io corro ad investigarlo, mi ritorno confuso d’una ignoranza sempre più spaventosa. Non so cosa sia il mio corpo, i miei sensi, l’anima mia; e questa stessa parte di me che pensa ciò ch’io scrivo, e che medita sopra di tutto e sopra se stessa, non può conoscersi mai. Invano io tento di misurare con la mente questi immensi spazi dell’universo che mi circondano. Mi trovo come attaccato a un piccolo angolo di uno spazio incomprensibile, senza sapere perché sono collocato piuttosto qui che altrove; o perché questo breve tempo della mia esistenza sia assegnato piuttosto a questo momento dell’eternità, che a tutti quelli che precedevano, e che seguiranno. Io non vedo da tutte le parti altro che infinità le quali mi assorbono come un atomo. 20 marzo (1799).
Il Sublime fu uno dei temi fondamentali della pittura romantica, come si può capire analizzando le opere di Friedrich, Turner e Constable. - La Pittura è l’arte di comporre linee e colori, forme e figure per esprimere o la propria soggettività o la realtà. Le Arti interagiscono tra loro e creano meravigliose convergenze: Si può suonare un quadro; si può dipingere una sinfonia, si può suonare o dipingere una poesia. Come un libro anche un quadro racconta e trasmette messaggi, valori, emozioni e la condizione esistenziale dell’uomo.
J. M. W. Turner, esprime nelle sue opere il rapporto inquietante tra l’uomo e la natura; una natura immensa e sconosciuta, di fronte alla quale l’uomo può solo meditare sulla sua solitudine e sulla sua fragilità come nelle opere: Tempesta di neve e Pioggia, vapore e velocità. Egli studia gli effetti della luce sull’atmosfera, per rappresentare i suoi cieli con colori trasparenti e ci fa assumere un ruolo attivo nei suoi quadri;ci fa percepire turbinii di luci e colori, mari in tempesta, ci dà forti emozioni, ma anche sgomento e paura come nel dipinto, Regolo, dove, attraverso gli occhi di Regolo, ci mostra di Cartagine uno spettacolo sublime, che suscita dolore e timore.
Diverso è il paesaggio di Friedrich; esso trasmette malinconia e la natura, colta in diversi aspetti, esprime il mutare del tempo e delle stagioni e la profonda solitudine dell’uomo come Le età della vita dove dipinge cinque figure su un promontorio e contrappone a esse cinque navi che veleggiano sul mare. La nave più grande simboleggia la sua età avanzata e l’avvicinarsi della morte. Viandante in un mare di nebbia, rappresenta una situazione sublime in cui l’uomo contempla in un silenzio profondo la natura infinita che assume un significato quasi religioso. Il tema fondamentale di questo dipinto è il paesaggio, nel quale l’uomo svolge il ruolo di spettatore e protagonista. Il Viaggiatore, con le spalle rivolte verso lo spettatore, sembra ignorarci, ma nello stesso tempo noi ci identifichiamo in lui; insieme diventiamo parte del quadro e scrutiamo il paesaggio indistinto, assorti nei nostri pensieri, soli, per meglio contemplare e riflettere su ciò che ci circonda. In quest’opera, Friedrich dipinge il rapporto tra la natura immensa e l’uomo finito che guarda verso l’infinito con un senso di paura e di sgomento. Nel paesaggio egli rappresenta i suoi sentimenti, la solitudine dell’uomo e la sua angoscia di fronte al mistero della natura e nella natura egli coglie il senso del Sublime, così espresso dal filosofo tedesco, I. Kant: Sublime è il senso di sgomento che l’uomo prova di fronte alla grandezza della natura sia nell’aspetto pacifico, sia ancor più, nel momento della sua terribile rappresentazione, quando ognuno di noi sente la sua piccolezza, la sua estrema fragilità, la sua finitezza…
Nel Viandante s’identifica l’uomo che scruta la natura in un silenzio profondo quasi mistico. I colori predominanti sono il bruno e il grigio-azzurro, che creano l’effetto della luce e dello spazio. L’opera esprime lo smarrimento dell’uomo e in sinergia, rievoca espressioni leopardiane del “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”: Dimmi, o luna: a che vale/ Al pastor la sua vita,/ La vostra vita a voi? dimmi: ove tende/ Questo vagar mio breve,/ Il tuo corso immortale?.../ Pur tu, solinga, eterna peregrina,/ Che sì pensosa sei, tu forse intendi,/ Questo viver terreno,/ Il patir nostro, il sospirar, che sia;/ Che sia questo morir, questo supremo/ Scolorar del sembiante,/ E perir dalla terra, e venir meno/Ad ogni usata, amante compagnia…./ E quando miro in cielo arder le stelle;/ Dico fra me pensando:/ A che tante facelle?/ Che fa l'aria infinita, e quel profondo/ Infinito Seren? che vuol dir questa/ Solitudine immensa? ed io che sono?/ Così meco ragiono… Versi pregni di malinconia e di smarrimento. Il pastore simboleggia la vita di ogni singolo uomo; errante perché vaga alla ricerca della felicità o della verità. Leopardi, in un silenzio impenetrabile si pone la domanda: chi sono io? e noi come se diventassimo una cosa sola con lui, ci chiediamo: “Chi siamo, da dove veniamo, perché viviamo?…”. Poesia stupenda che noi immaginiamo riflessa in questo quadro: una tela nera con un cerchio giallo, la luna; un pastore col naso all’in sù seduto su un prato d’erba ed un recinto con le pecore; il tutto in un silenzio intoccabile.
L’infinito che nel Viandante porta il nostro sguardo lontano, in una nebbia sottile, in una foschia che non ci consente di scorgere l’orizzonte e che ci avvolge con un senso di mistero e di misticismo trasmette sentimenti ed emozioni sublimi, espressi da Leopardi nel suo “Infinito”: Ma sedendo e mirando, interminati/ spazi di là da quella, e sovrumani/ silenzi e profondissima quiete/ io nel pensier mi fingo; ove per poco/ il cor non si spaura…/ Così tra questa/ immensità s’annega il pensier mio:/e il naufragar m’è dolce in questo mare.
- Quello, dice Elena, era l’unico momento in cui potevo entrare a contatto con la natura che mi circondava e soprattutto con me stessa. Mille e mille fiocchi di polline vagavano nel cielo. Mi distesi sull’erba e lasciai che ogni fogliolina mi accarezzasse il volto. Come avrei voluto immergermi fra le nuvole, riapparire e un attimo dopo scomparire nel nulla. A un fiore che se ne stava solo e in disparte, piccolo e indifeso come una piuma, sussurrai: “Non piangere, piccolo fiore. Non sei solo. Io sono con te!” Quel fiore così simile agli altri, apparve ai miei occhi stupendo e sublime…e in quel momento fui in grado di esprimere chiaramente il mio concetto di sublime: Sublime è per me un principio immenso, un qualcosa che vola più in alto di un uccello, che corre più veloce di un ghepardo, che è più impetuoso della tempesta, che è più dolce di un bacio… Sublime è una sensazione indescrivibile che occupa il cielo ma che può essere racchiuso anche in un piccolo fiore. Ero felice ma anche molto triste, perché sapevo che quell’istante non sarebbe durato a lungo. Perché avrei dovuto rinunciare ad una sensazione così bella? Perché avrei voluto possedere tra le mani una catena di rame che impedisse la fuga dei miei sogni? Ma sapevo che non si può vivere a lungo con ciò che risulta essere eterno solo ai propri occhi; con le labbra sfiorai i petali del mio fiore, il quale rimase lì perplesso a fissare la mia figura che via via svaniva.
Anna Lanzetta
4 – Continua