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La visita della delegazione del Senato a Vicenza
29 Gennaio 2007
 

Sono costretta a casa per due giorni da un disturbo non doloroso, ma impeditivo: se qualcuno è contento perché pensa che così non romperò per un po' si disilluda: approfitto proprio dei due giorni di riposo coatto, per fare una relazione ampia sulla vicenda di Vicenza, dalla quale sembra io sia uscita di nuovo massacrata dal Giornale di Vicenza, come già capitò al tempo delle Frecce Tricolori dal Corriere: rifiuterò di dare interviste, sarà meglio d'ora in avanti.

 

Dal Senato è partita il giorno 25 una delegazione della Commissione Difesa per Vicenza: era composta da Degregorio presidente, da me, dal sen. Giulio Marini (FI), dal sen. Carlo Perrin (gruppo Autonomie), dal sen. Luigi Ramponi (An) e dalla consigliera Abagnale, la nostra straordinaria funzionaria che organizza tutto al meglio. Si è autoannesso in seguito a Vicenza un deputato di FI, che non fa parte della Commissione e che ha svolto la funzione del più papista del papa, più realista del re, ma -mi sembra- senza grandi effetti.

Appena arrivata a Vicenza mi sono separata dal resto della delegazione per andare al Tendone del Presidio dove ero stata invitata e venuta a prendere all'arrivo: lì l'incontro, del resto già citato dal manifesto è stato molto affettuoso e caloroso. Ho detto -tra l'altro- che ero intenzionata a sottolineare sempre che voglio lavorare perché a Vicenza sia mantenuta l'unità raggiunta da tutta intera l'Unione e riportare a Roma questo, al fine di allargare anche a Roma il numero di chi chiede il no all'allargamento della base. Sono poi andata dal prefetto, dove era in corso un incontro tra il prefetto, la nostra delegazione e -uno di seguito all'altro- i comitati per il sì e per il no. La delegazione del sì stava concludendo l'incontro: erano i lavoratori italiani della Base e avanzavano alcune rivendicazioni sindacali restando favorevoli alla base. Subito dopo abbiamo ascoltato gli interventi del Comitato per il no, soprattuto delle donne e del segretario della Camera del lavoro, che hanno espresso le ragioni ben note del loro rifiuto, segnalando intasamento del traffico, difficoltà di vita e invasività della base, rispetto alla città.

In seguito ci siamo trasferiti dal Sindaco che ci ha ricevuto mentre il comitato del no ci ha accolti al grido di buffoni! e vergognatevi, che al momento non mi è sembrato del tutto utile, ma pazienza, non era proprio niente di troppo, se non di troppo indiscriminato, e che volesse come dire che col sindaco non ci si deve nemmeno parlare.

 

A vedere come vengo presentata in una foto nella quale il sindaco, avendo trattenuto il fazzoletto rosso che mi era stato offerto al tendone da un compagno partigiano, dice con volgarità tutta texana di avermi preso il trofeo, devo ammettere che avevano ragione quelli che ci dicevano che era meglio evitare l'incontro. Alla conclusione del quale ho detto che la relazione del sindaco sembrava tecnicamente corretta, (aveva sostenuto che il governo gli chiedeva decisioni di tipo urbanistico per le quali il comune non avrebbe competenze), ma che se la popolazione protesta ciò vuol dire che quella "correttezza" avvia un problema in città, aperto e da affrontare. Certamente se nei resoconti si taglia la conclusione del ragionamento esso appare il contrario di quello che è.

A me è sembrata, quella del sindaco, una partita a scaricabarile col governo, devo dire reciproca.

 

Il giorno dopo abbiamo avuto un incontro con il Quartier generale della gendarmeria europea, che è stato la cosa più interessante dell'intera missione, ma è defilata rispetto al Dal Molin e ne parlerò un'altra volta.

È seguita la visita alla Setaf: qui siamo stati immessi nell'atmosfera della vita statunitense militare e forniti di notizie quantitative a sfare, e a visitare la base. L'avevo già vista da fuori quando avevo partecipato alla manifestazione del 2 dicembre, certo da dentro è impressionante per le dimensioni e la assoluta estraneità al luogo su cui insiste: un vero pezzo di vita militare statunitense con tutto, le scuole l'ospedale il supermercato il mercatino dell'usato la lavanderia la banca la posta i negozi, insomma tutto impacchettato. Al briefing ufficiali italiani ci fornivano varie illustrazioni e qui avviene il fatto che poi procurerà un altro "equivoco", non credo innocente da parte del Giornale di Vicenza.

Veniamo a sapere che -secondo quanto ci dicono loro- la base non avrà nessuna funzione militare operativa, non disturberà il dal Molin in quanto intallazione civile, non intaserà il traffico, perché i militari che abiteranno in città vanno al lavoro tra le 5:30 e le 6 del mattino quando il traffico è poco (non ci è stato detto a che ora tornano a casa). E -soprattutto- dopo tutte queste favolette propagandistiche, che se si dovesse avere bisogno della famosa brigata aerotrasportata 173 (ora stanziata per metà in Germania e che verrebbe riunificata a Vicenza), i paracadutisti che la compongono sarebbero trasferiti via terra ad Aviano, perché da lì sarebbero mandati alle operazioni militari sui vari fronti. Sicché risulta che il peso si scaricherebbe dal punto di vista strettamente militare ad Aviano: ho subito telefonato ciò a Pordenone.

Illustrando il futuro della base abbiamo anche saputo che Vicenza comanda anche Camp Darby e che quindi si palesa un sistema che da Aviano per Vicenza e Ghedi e Cameri va a Camp Darby e probabilmente a Sigonella. È anche possibile che le dimensioni di Vicenza si possa magari ottenere che siano un pochino ristrette, ma certo l'importanza del comando è fortissima.

 

A me pare che non sono riuscita a farmi intendere quando nei mesi scorsi ho spesso detto che dovevamo mettere in connessione tutti gli aeroporti: Aviano, Vicenza, Ghedi, Cameri e Camp Darby e Sigonella e fare il convegno sulle servitù militari che sta nel programma dell'Unione, per avere anche una possibilità di trattative con gli USA.

Infatti nel frattempo è venuto fuori che Vicenza starebbe negli accordi segreti firmati dai presidenti del consiglio ogni volta: e bisognerà venir fuori una volta sul segreto militare. È una questione molto grossa ed è il momento giusto per aprirla, mentre si tenta di fare l'Europa. E si possono avviare forme di trattativa con gli USA che non ripetano il modello del famoso patto leonino di antica memoria. Quando il leone chiede agli animali della foresta di fare un patto e appena c'è un bottino da dividere comincia a dire: "Primo pezzo tocca a me perché son dei boschi il re: il secondo chi lo nega a chi è il capo della lega?" e via via si prende tutto: questo non è un patto: è un patto leonino o un Diktat e sarà pur venuto il momento di denunciarlo.

* * *

Torno sulla visita alla base per chiarire un non innocente equivoco giornalistico. Nel rassicurarci sul progetto di allargamento, i militari ne hanno dette di ogni colore, ma soprattutto hanno voluto farci vedere la modernità piacevolezza avanzatezza degli alloggiamenti: in effetti non ci sono camerate e i militari celibi alloggiano a due a due in appartamentini di due stanze, arredati con personale apporto di suppellettili e decorazioni (di solito manifesti di ragazze seminude, secondo le tradizioni). Hanno un cucinino in stanza e anche cucine più grandi in fondo a ogni corridoio per "socializzare" e tv e radio e computer in quantità. Tutto viene indicato come standard della vita militare statunitense, ma il geometra incaricato dei lavori ci dice con orgoglio che il progetto di Vicenza ha ottenuto il livello "argento" che è appena sotto quello "oro", non assegnato a nessuno ed è comunque in Europa l'unico che abbia l'argento, il che significa che comunque gli altri sono peggio e che Vicenza vuol essere un fiore all'occhiello. Ma la cosa più sorprendente è la planimetria che il detto geometra ci mostra, sia pure una planimetria di massima, nella quale si vede disegnato un grande spazio pedonale e ci si dice che hanno ridotto la richiesta di consumo di acqua (che era esorbitante), hanno inserito controlli sul consumo di energia, accettato di usare metano invece di gasolio, che appunto non intaseranno le strade adiacenti (che sono vie urbane di Vicenza) perché i loro militari, i 2.000 che abiteranno con le famiglie in città (solo gli scapoli, uomini e donne, stanno negli alloggi d'"argento")vanno al lavoro tra le 5:30 e le 6 quando il traffico è poco: ma quando vorranno trasferire ad Aviano le truppe per le operazioni militari, dove passeranno e a che ora?

La cosa più mostruosa è la facciata della palazzina del comando, che ha un timpano sopra l'ingresso, alcune colonne sul davanti e persino una balaustra intorno alla terrazza: sarebbe il rispetto dell'"urbanistica palladiana"? Palladio si rivolta nella tomba. Mentre guardo la planimetria vedo che dietro l'area disegnata con i percorsi pedonali e le varie installazioni, c'è una via, libera da qualsiasi edificio e poi prati vuoti di ogni presenza, fosse pure un arbusto. Poiché la sera prima dal prefetto le signore presenti avevano citato come prova dell'invasività dell'installazione le loro case sulla via dietro la base, minacciate di oscuramento per il muro perimetrale della base, oppure da demolire per allargare il passaggio dietro, ho chiesto di ciò e il geometra ha risposto che non c'è niente dietro, che lo spazio è tutto vuoto. Per questa ragione uscendo ho detto che probabilmente non avevo individuato la strada giusta, e che si doveva avere una migliore informazione. Per la seconda volta sono stata truffata e non ho avuto l'idea di dire subito che quello che mi era stato mostrato era un disegno truffa. Bisogna certo poter avere in visione la planimetria per il convegno del 10 febbraio, altrimenti passa la "notizia", l"informazione" che le signore non sanno quello che dicono, opinione diffusa nel Veneto tradizionale.

 

Lidia Menapace


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