Sono chiuso in casa causa coronavirus; osservo il primo giorno di primavera. Sarà a ‘fragole e sangue’. Il più antico vivente sulla terra (il virus) ha attaccato l’ultimo nato (l’essere umano), in Cina (dov’è stato vinto, ma gli umani non gioiscono per paura) poi in Italia (prima in Europa), poi nell’America del nord.
Nella scena del globo i due viventi si combattono. Una cosa è certa: se vincerà l’umano, tutto sarà diverso.
È stato sospeso il patto di stabilità europeo (quella regola economica del buon padre di famiglia che spende solo ciò che ha in tasca, contrario ai debiti).
È stato autorizzato il ‘deficit spending’ (cioè la misura keynesiana che autorizza il debito per favorire la ripresa, nella fiducia che è bene spendere il denaro che non si ha perché il futuro più roseo consentirà il pareggio dei conti). L’Italia (già super-indebitata) chiede di più; domanda il corona-bond, le obbligazioni emesse dagli Stati per dar direttamente ai cittadini la liquidità necessaria per superare il blocco produttivo (col superamento dell’intermediazione bancaria capace di divorare il liquido abbondante messo in circolo per comporre i propri debiti).
Ursula von der Leyen, capo della Commissione europea, ci sta pensando insieme ad altre opzioni.
Insieme è la parola più rivalutata dal virus, il nemico antico, un insieme che agisce cambiando un elemento ogni mille contagi, dunque mutevolissimo. Pare domato in Asia, dove gli Stati autoritari hanno potuto imporre le regole e sono in grado di farle rispettare col pugno di ferro. Non lo è in Italia, dove ogni Regione ed ogni cittadino fanno quel che credono per interpretare pro domo sua regole e divieti. Infatti l’Italia registra più morti della Cina, che ha una popolazione trenta volte la sua.
Le previsioni sul calo dei morti cominciano a proporre due modelli evolutivi diversi: l’Asia ha avuto un decorso a V rovesciata, col picco dei decessi ed il ritorno a zero; l’Italia, che ha sventato una crescita iperbolica avrebbe davanti un’onda lunga che, pure, planerà nell’azzeramento dei decessi.
Sarà, appunto, una primavera a fragole e sangue, ma vinceremo.
Carlo Forin