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Marco Cipollini: Decalogo di poesia
01 Febbraio 2007
 

Il poeta e scrittore toscano, collaboratore di Tellus e Tellusfolio, offre al nostro giornale-rivista questo decalogo che comparirà, a breve, su carta stampata nella rivista n. 106 di Erba d’Arno. Tellusfolio è disponibile, qualora ci fossero commenti che arricchiscano la complessità delle questioni messe in fila da 1 fino a 10 da Cipollini, a pubblicarli. (cds)  

 

 

DECALOGO DI POESIA

 

 

I – CONCRETEZZA FORMALE

 

1. “Poesia” è sempre un nome concreto e mai astratto, in quanto con esso non s’intende una categoria a priori o una inesistente substantia, ma un particolare accidens verbale, ovvero un testo espresso in una peculiare forma linguistica e logica.

2. Si può usare “poesia” come nome collettivo; così per “poesia contemporanea”, o di una certa “scuola”, si deve intendere l’insieme delle poesie scritte all’epoca di chi parla o in un certo ambito letterario, ma non mai una loro presunta unità teoretica, che è solo una scorciatoia didattica.

 

 

II –TESTO IN VERSI

 

1. Una poesia, propriamente detta, è un testo in versi, cioè in segmenti linguistici che obbediscono a una qualche definizione oggettiva di ordine metrico, ritmico, figurale, semantico, sintattico, ecc.; altrimenti non sono versi ma espedienti tipografici, e tali testi, particolarmente se lirico-descrittivi, sono definibili come “prose poetiche”.

2. Non è sufficiente che un testo sia scritto in versi per poter essere definito, anche solo tecnicamente, una poesia, perché questa deve pure obbedire a una logica peculiare.

3. Un testo non è definibile come poesia soltanto perché tale è dichiarato dall’autore.

4. Il corpo di una poesia respira e vive pienamente solo nella sua espressione orale.

 

 

III – LOGICA

 

1. Una poesia si basa su una logica distinta da quella filosofica e scientifica, la quale non ammette contraddizioni; invece una poesia vive proprio di queste, che vi sono elaborate in una complexio oppositorum.

2. Se un testo in versi non vive di opposizioni, ma secondo una logica dualistica o comunque dimostrativa, allora non è poetico, ma oratorio, didattico, ecc.; vale quindi come opera retorica in versi.

3. La logica di una poesia, essendo qualitativa e simbolica, armonizza l’area cosciente della psiche con quella inconscia; perciò essa è indispensabile alla complessa forma mentis dell’uomo, il quale per la integra conoscenza di sé e del mondo non può basarsi solo su una logica astratta e riduzionistica.

4. La logica della poesia è (vichianamente) atavica, dunque precedente quella (cartesianamente) razionalistica, ed è perciò, al contrario di questa che è suppletiva, fondativa dell’essere uomo, com’è dimostrato dalla sua lunghissima storia.

5. Una poesia non dà, come la scienza, una spiegazione del mondo, ma ne coglie il senso, sia pure il nonsenso (che rientra in una ricerca di senso).

6. Una poesia è una domanda metafisica la cui risposta è la domanda stessa, come una eco dell’eternità; è dunque un atto creativo della coscienza, perfettamente compiuto, ma non risolto in se stesso.

 

 

IV – LINGUAGGIO E STRUTTURA

 

1. Il linguaggio di una poesia è specifico ma non specialistico, e dunque è il medesimo della tribù ma sublimato, in quanto si riferisce a un piano di realtà superiore, e ciò vale anche quando argomenta di esperienze molto comuni.

2. In una poesia le figure retoriche e l’espressione non figurale hanno la medesima dignità espressiva e appartengono quindi al medesimo piano di realtà (superiore); perciò metafore, iperboli, metonimie, ecc., devono essere intese per quanto esprimono letteralmente, e non parafrasate (e quindi falsificate) secondo un codice banalmente realistico.

3. Una poesia, essenzialmente, è uno specchio psichico, tanto più riflettente quanto più lucide sono l’espressione e la logica che lo informano.

4. La struttura di una poesia può essere strofica o astrofica, in versi regolari o irregolari, ma, in quanto cristallina, non è variabile in termini di significato e di significante equipollenti.

5. In una poesia lirica, specie se di una qualche estensione, il tema è impostato in modo classico quando è formato da un motivo a tesi a cui è correlato un motivo in antitesi, i quali, attraverso opportuna elaborazione, convergono infine in un motivo di sintesi.

 

 

V – TRADIZIONE

 

1. La poesia di una certa epoca nasce sul tronco linguistico di quella precedente e, se è valida e vitale, la tradisce; è questa la tradizione, e come tale si definisce in divenire e a posteriori.

2. Più una tradizione ha radici estese e profonde, meglio sopporta l’innesto di altre e se ne arricchisce.

3. Esistono tradizioni maggiori e tradizioni minori, ma nessuna poesia è garantita dalla sua tradizione.

4. Non esiste una poesia al di fuori di una tradizione, in quanto un testo che fosse assolutamente originale sarebbe incomprensibile.

5. Una poesia per essere universale deve poter sussistere, sia pure attraverso traduzioni e tradimenti, al di fuori della propria tradizione.

 

 

VI – UNIVERSALITÀ

 

1. Il carattere universale (ecumenico e temporale) di una poesia fa sì che essa trascenda la sua radice storica, benché sia proprio questa a renderla comprensibile.

2. Se una poesia non è apprezzabile che all’interno di una ideologia di riferimento, è priva di universalità.

3. Una poesia, anche la più autobiografica, non parla tanto dell’autore quanto dell’uomo universale attraverso l’autore.

4. Ciò che è universale include ciò che è particolare e pertanto è gerarchicamente superiore a questo, che deve essere coerente con quello; tale è l’impostazione concettuale ed estetica di una poesia classica.

 

 

VII – UTILITÀ RISTRETTA

 

1. Sono pseudopoesie quelle scritte dal paziente su invito dello psicoterapeuta, o che abbiano un esclusivo fine pratico, sia pure altamente umanitario: miseria genetica della cosiddetta “poesia impegnata”, che vale come testo retorico, illustrativo, esortativo, ecc.

2. Il motto “l’arte per l’arte” disdice radicalmente a una poesia, in quanto essa non è finalizzata a se stessa; infatti un fine lo ha, ed è non di migliorare “politicamente” il mondo, ma l’uomo interiore.

3. Una poesia è offerta a tutti gli uomini, ma sono portati a comprenderla solo quelli dotati, per natura e cultura, di un animo poetico, cioè aperto a doti di fantasia e di sensibilità linguistica, e non chiuso nella prassi, o in una ideologia, o in una logica dualistica e riduttiva.

 

 

VIII – SEMANTICA

 

1. Una poesia è un testo sommamente semantico e dunque non può non trattare un qualche argomento; anzi, una poesia non è altro che un argomento trattato in modalità poetica, cioè con una peculiare forma linguistica e logica.

2. C’è l’argomento alto e l’argomento basso, ma è la prospettiva in cui esso è trattato a renderlo sublime o triviale.

3. Una poesia deve esprimere un argomento con chiarezza, anche quello più profondo e misterioso, perché questo non comporta una espressione confusa o nebulosa, ma piuttosto un eccesso di chiarezza.

4. Classica è la poesia che concentra con chiarezza il massimo significato nel minimo di significante: il mare insondabile nella geometria pura di un bicchiere.

5. Ogni poesia racchiude in qualche misura una visione del mondo, e perciò è opera in sé sufficiente, ma non finalizzata a se stessa.

 

 

IX – ORIGINE E VALORE

 

1. Una poesia non discende da una dichiarazione di poetica, essendo questa una normativa a posteriori dell’autore circa la propria opera, la cui radice prima è sempre inconscia.

2. Una poesia nasce organicamente da un processo ispirato e gratùito, che partecipa della fusione di tre caratteri necessari: l’universalità, la peculiarità stilistica e la irriducibilità a una parafrasi cognitiva che si pretenda esauriente.

3. Una poesia è ben realizzata se le spettano unitamente gli attributi di vera, bella, buona, pregna di senso; ovvero, con definizione negativa, un testo in versi non è opera poetica se gli si confanno attributi quali insincero, brutto, immorale, povero di senso.

4. La dignità di una poesia non è inferiore a quella di alcun’altra opera umana.

5. Il valore di una poesia è prospettato da un giudizio soggettivo ed è stabilito oggettivamente dalla sua persistenza sia nel lungo tempo sia in una pluralità di tradizioni, ciò che in divenire ne varia e arricchisce il senso, tanto più quanto più valida è la poesia.

6. Il valore di una poesia è tanto più accertato quanto più tempo passa dalla morte dell’autore.

 

 

X – IL POETA

 

1. La figura del poeta, socialmente ed esistenzialmente parlando, nemmeno esiste: è un uomo e basta; su questo “e basta” costruisce la sua specificità.

2. Non basta possedere un animo poetico per dichiararsi poeta, ma occorre avere scritto almeno una poesia vera.

3. Moltissimi autori si dichiarano poeti, ma in realtà lo sono straordinariamente pochi: quelli che saranno per sempre definiti tali, dopo la loro morte.

 

Marco Cipollini

Giugno 2006


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