Le parole di un altro
Addentrarsi nelle parole di un altro è una missione difficile. Si può partire ben equipaggiati e poi scoprire che in realtà si è nudi. Le parole non sono solo parole. La parola cane non morde, ma attira immagini, attira affetto, oppure spavento. Le parole sono emozione, sono potenza, sono magia. Le parole sono il grande potere che soggioga l'uomo all'uomo. Lo sanno bene i maghi, i santoni; lo sanno bene i venditori, i politicanti, i truffatori; e lo sanno bene anche i poeti. Ma questi ultimi hanno spesso una differenza, che rende la loro magia più difficile rispetto alle formule dello sciamano, più elitaria rispetto alla parlantina del venditore, più distante delle promesse del politicante. La poesia ha un alone misterico, iniziatico, roba per pochi, si pensa spesso. Ma la poesia in realtà è altro, e non è facile definirla in modo razionale. La si può analizzare alla luce della storia della letteratura, si può capire qual è la sua storia, quanto il poeta vuole sperimentare e quanto piuttosto vuole rifarsi a una tradizione – oppure quanto voglia sperimentare nel solco della tradizione, che è quello che fa Alberto Figliolia in questo suo libro, che ho l'onore di prefare. Ma definirla oggi è molto difficile. Eppure, quando ti c'imbatti, non hai dubbi che lo sia: la poesia è qualcosa che leggi e ti brucia tra le mani, qualcosa che ti fa esplodere il cuore e i pensieri nello stesso istante. Qualcosa di vivo, qualcosa di magico.
Eppure anche in questo approccio c'è un bias, che rende impossibile una definizione univoca. Ciò che brucia tra le mie mani può ghiacciare tra le mani di un altro, e viceversa. Ciò che infiamma il cuore di un altro mi può ripugnare – io faccio il musicista, il cantautore, e quante volte mi sono trovato nell'imbarazzo di dover confessare che l'opera di Gaber mi emoziona di rado! È questione di gusti, di approcci, dettati dal nostro carattere, dalle nostre abitudini, e non per forza dal valore dell'opera in sé (che la produzione di Gaber sia di alta qualità non si può davvero discutere!).
Non conoscevo il lavoro di Alberto, e l'ho scoperto con questo libro. Ho trovato un poeta dai gusti simili ai miei, capisco i suoi giochi e i suoi scherzi, mi sa commuovere e divertire, mi rattrista quando è suo desiderio. Parliamo una lingua simile – perché la stessa lingua, due persone non la parlano mai per davvero. Nel lavoro di Alberto c'è magia, c'è la forza della parola; c'è la musica, c'è il ritmo, c'è la sua negazione e la sua forza. Il suo libro mi è bruciato tra le mani, si è fatto leggere in due sere, con passione, con grazia, riempiendomi di bellezza, ma anche di urto, di rabbia, di redenzione.
È stato più difficile trovare le parole per introdurre il libro: la magia non la si spiega, la si agisce o la si subisce. E quando la spieghi, svanisce di colpo.
Rocco Rosignoli
Alla ciliegia (Ode nera)
Fosti tu a dannare Adamo,
la tua rossa polpa,
come sangue non più innocente
a colare sulle membra luminose
mentre con Eva e Lilith vi scambiavate
baci ardenti come nubi al tramonto,
la libido della seduzione
nel cuore della tenebra a venire,
l'involucro della conoscenza
e il velo dell'onniscienza.
Tu, ciliegia, rosso occhio
della serpe cornuta, carne di stella
nel paradiso perduto,
brace gelata in sfera;
tu, codarda e superba,
meraviglia e infamia;
tu, che desti la colpa
alla povera mela.
Alberto Figliolia, Audrey Hepburn ad Addis Abeba
EIF, 2020, pp. 115, € 12,00