Giovedì , 21 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Bottega letteraria > Prodotti e confezioni [08-20]
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
In libreria/ Silvia Comoglio. “Le morti felici” di Giorgio Galli
02 Febbraio 2020
 

Dedalo dovete consolare, è lui che muore disperato. Io sono morto vicino al sole”. È con queste quattordici parole che Giorgio Galli nel suo Le morti felici canta e al contempo dipinge Icaro che muore felice perché vicino al sole. Canta e al contempo dipinge perché è così, nella fusione di ciò che è aereo con ciò che è corporeo, di occhi e anima, che si dice e si fa tangibile la vita che tocca il suo apice, e trovarsi, come Icaro, vicino al sole, vicino alla fonte di luce e calore per eccellenza, significa essere vita all’apice, quel canto del cigno in cui si compie ed è racchiuso tutto il senso di un’esistenza, tutto il senso dell’esistere. Ossia: è qui che si compie il volo, quello estremo, quello di Icaro, che abbracciando il bene, il bene dis/umano, del passaggio dalla vita alla morte, ritrova compiutamente se stesso, e ritrovandosi compiutamente si imbatte anche nel segreto dei segreti, in ciò che ha per nome felicità. Un volo, dunque, da mondo (terreno finito visibile) a mondo (ultraterreno infinito invisibile), un volo, quello di Icaro, che l’autore non si limita soltanto a cantare e a dipingere, ma in cui risiede e da cui è come se ricevesse un’investitura per diventare quel volo. Con una differenza. Che per Giorgio Galli il sole è la parola. E intorno alla parola tutto ruota e si gioca. Ne consegue così che le ali di Giorgio Galli sono la capacità di accogliere ogni parola nella sua esistenza e essenza, e il segreto dei segreti è liberare, della parola, luce e sostanza, farla vibrare e tornare alla sua libertà originaria, meglio, farle compiere quello stesso volo compiuto da Icaro.

Autore e parola si fanno dunque volo, un volo che ne Le morti felici rivela tutta la complessità del suo codice genetico. Volo come spiccare il volo. Volo come oltrepassare i confini. Volo come volo di ricognizione. Volo come punto di osservazione, occhio, che si amplia e spazia. E questo, il volo/occhio che si fa ed è ricognizione, arriva a spingersi nelle vite di Turoldo Wittgenstein Guarnieri o Walser fino a raggiungere quell’attimo che è coappartenenza di presenza e assenza, quell’attimo che testimonia lo scarto tra esserci ancora e non esserci più. Un attimo che è folgorazione e deflagrazione, che rovescia l’assurdo, e quel dramma che si chiama vita, in una soglia di senso e la scuote, questa soglia di senso, a tal punto da farne germogliare felicità pura. Una felicità che è coscienza, consapevolezza, del come e perché si è abitato la terra o voluto in ultimo abitarla. Una felicità che quindi si scopre essere sinonimo di libertà.

E ancora, sempre volendo restare ancorati al volo, c’è in Le morti felici uno speciale tipo di volo, un volo che è al contempo sincronico e diacronico. Sincronico per quell’attimo, per la folgorazione/ deflagrazione di cui si è detto e che accomuna i protagonisti del libro, e diacronico perché i protagonisti appartengono a epoche e civiltà diverse e lontane tra loro. Il volo diviene così dialogo, un dialogo che mette in relazione uomini vissuti in angoli di spazio e di tempo che per la loro distanza, specie quella temporale, non si sarebbe potuto pensare di trovare affiancati. Ma nel volo, quel volo che trascina ogni cosa fuori dall’ombra, tutto è possibile. E a sorreggere, a sostenere, questo “tutto è possibile” è la parola, il canto. Non a caso c’è in questo libro una particolare attenzione per cantanti e musicisti (Brel e Leonard Cohen, Perotino, Firkusny e Desprez, per citarne alcuni). Un’attenzione che ci rivela, certo, l’interesse e la passione di Giorgio Galli per la musica ma che è anche consapevolezza che è col canto e con le tonalità dell’anima che si costruisce la propria esistenza e che ci si può non appartare dalla felicità/libertà ma viverla come conoscenza e scoperta di sé, come quel γνῶθι σεαυτόν, nosce te ipsum, di cui greci e latini ci hanno parlato.

Un libro, Le morti felici, che ci pone dunque di fronte a noi stessi, che ci invita a domandarci quale sia il nostro attimo, l’attimo che dovremmo imparare a individuare, a scoprire, per fondare la nostra esistenza, per cercare di essere felici/liberi durante e non soltanto alla fine del nostro stare/abitare nel mondo.

 

Silvia Comoglio

 

 

Giorgio Galli, Le morti felici

Il Canneto Editore, 2018, pp. 111, € 10,00


 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.7%
NO
 29.3%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy