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L’intelligenza non ha sesso. Adriana Bisi Fabbri e la rete delle arti (1900-1918)
Adriana Bisi Fabbri,
Adriana Bisi Fabbri, 'Autoritratto', 1914 
10 Gennaio 2020
 

Adriana Fabbri nacque a Ferrara il 1° settembre 1881 da Aldo e Olga Mantovani. Nel 1907 sposò il giornalista Giannetto Bisi con cui visse prima a Bergamo e Mantova e poi a Milano; ebbero due figli, Riccardo e Marco.

Pur non seguendo corsi accademici la Fabbri partecipò al dibattito artistico dei primi anni del secolo anche attraverso il cugino Umberto Boccioni. Formatasi da autodidatta, inizialmente si dedicò soprattutto ad opere di soggetto religioso ed alla ritrattistica, ma eseguì anche pannelli decorativi, disegni per stoffe, figurini di moda, insegne pubblicitarie.

Partecipò nel 1906 all’Esposizione della Società di belle arti (Verona) e nel 1908 alla Quadriennale di Torino; nel 1910, sempre a Torino (Mole Antonelliana), alla prima Esposizione internazionale di arte femminile presentò tre “figurine settecentesche” a carattere caricaturale. Nel maggio 1911, su sollecitazione di Boccioni, prese parte alla prima Esposizione di arte libera (Milano, salone Ricordi), manifestazione nel percorso futurista, esponendo Paonessa e Lucertola. Questi acquarelli, che avevano avuto l’approvazione dello stesso Boccioni, riprendevano in chiave ironica e dissacrante e anche in funzione “antidivistica” e “antintellettualistica”, il tema della donna animale.

Nello stesso anno Adriana organizzò con G.B. Galizzi la parte artistica dell’Esposizione di San Pellegrino. Sempre nel 1911 tenne la sua prima personale al Lyceum di Roma che la impegnò molto e la coinvolse emotivamente come testimoniano le sue annotazioni indirizzate al marito. Ottenne la medaglia di bronzo al “Frigidarium”, Esposizione internazionale di umorismo (Rivoli 1911).

Fu dunque la maturazione dell’attività caricaturale e il gusto per la deformazione grottesca a segnalarle la strada e a imporla all’attenzione del pubblico.

Una recensione del 1912, in La Donna, 20 maggio 1912, sottolineava “La visione ironica, esagerata, paradossale” delle figure: “Sono teste di creature spiritualizzate dal pensiero, segnate, scarnate quasi dalla fatica, dalla volontà o dalla sorte, raffinate e poetizzate dall’eleganza…sono teste di creature sognatrici, lavoratrici solitarie, aristocratiche, vinte…”

Nel 1912 partecipò alla mostra umoristica (Firenze, palazzo Mattei) organizzata dalla Federazione degli artisti toscani e dall’Associazione Pro Libia; nello stesso anno espose alla Mostra di arte umoristica e caricatura a Treviso e vinse il premio del concorso di arte umoristica indetto dal mensile Il Secolo XX, dicembre 1912 con Saggio del programma futurista, disegno che raffigura le mani di un futurista che torcono il collo alla Gioconda.

Adriana Fabbri partecipò a Venezia alle esposizione di Ca’ Pesaro nel 1911, 1912, 1913; nel 1913 espose a Parigi alla Mostra della caricatura italiana e realizzò il manifesto dell’Esposizione d’arte umoristica di Bergamo, sempre nel 1913 ricevette la medaglia d’oro alla seconda Esposizione internazionale femminile di belle arti, nella sezione “La donna nella caricatura”.

Stabilitasi a Milano (“vestita da uomo”, la ricorda A. Rossato, in Popolo d’Italia, 7 giugno 1918) nel maggio-giugno 1914 partecipò alla mostra di Nuove tendenze alla Famiglia artistica con L’abbraccio e la danza.

Ormai, definito l’approdo nazionalistico delle tensioni del primo decennio del secolo, Adriana Fabbri si dedicò prevalentemente alla caricatura politica sulla stampa quotidiana e periodica, collaborando con particolare intensità nel 1915 al Popolo d’Italia di Mussolini con disegni che mostrano una certa influenza di A. Borgonzoni.

Nel 1915 al 1918 si intensificò notevolmente la sua attività di caricaturista e illustratrice di varie testate. Dipinse la copertina del libro di Arros (A. Rossato), Pennacchi rossi, prefazione di Mussolini, pubblicato dalle edizioni del Popolo d’Italia nel 1915. Nel 1917 partecipò al concorso nazionale d’arte “Per la nostra guerra”, presentando il trittico Un nido tra due pietre.

Morì di febbre spagnola a Tavedona (Varese) il 29 maggio 1918.

Adriana Bisi Fabbri è un’artista, dunque, singolare e sconosciuta ai più: con duecento opere tra dipinti, disegni, grafica e moltissimi documenti spesso inediti, a Milano nella sede del Museo del Novecento, viene presentata una sua mostra dal titolo “L’intelligenza non ha sesso. Adriana Bisi Fabbri e la rete delle arti (1900-1918)”, curata da Giovanna Ginex e Danka Giacon.

 

M.P.F.



Foto allegate

Adriana Bisi Fabbri,
Umberto Boccioni,
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