Miloš Teodosić, alias Милош Теодосић, classe 1987, di Valjevo, laddove nel 1894 durante il dominio ottomano furono decapitati non pochi principi serbi. Professione playmaker o point guard per dirla all'americana, anche se il nostro è della magnifica scuola di facitori di gioco e creativi jugoslavi, ora versante o versione Serbia seppur nel segno della tanto auspicata pace e armonia fra popoli.
A dispetto dei 196 cm Miloš non è un giocatore verticale, di quelli che spaccano le difese con balzi sopra le teste, e, a dirla tutta, non sarà neanche mai nel primo quintetto difensivo, ma quando varca la linea di metà campo accende il parquet, illumina, per citare il Poeta, d'immenso. Miloš Teodosić, un nome che ha la sua ieraticità, è un profeta del gioco, un visionario, un artista del passaggio, un mago benefico, dispensatore di bellezza.
Talento precoce, giramondo, dalla natia Serbia alla Grecia, poi la Russia, gli States della scintillante NBA e ora l'Italia con le V nere di Bologna, la storica Virtus. Per la precisione questo è il suo itinerario cestistico: Košarkaški klub Metalac Kraljevo, Košarkaški klub FMP Železnik, Košarkaški klub Borac Čačak, Olympiakos Syndesmos Filathlōn Peiraiōs, Professional'nyj Basketbol'nyj klub CSKA (ПБК ЦСКА Москва), Los Angeles Clippers, Virtus Pallacanestro Bologna. Nella sua bacheca di allori fanno bella mostra due campionati russi, due Coppe di Serbia, sei VTB United League, due Coppe di Grecia, una Eurolega, senza contare tutti i riconoscimenti individuali, fra cui spiccano l'MVP dell'Eurolega 2010, seppur non vinta, e l'inserimento nel primo quintetto ai Mondiali per nazioni 2010 e 2014.
Un genio in cabina di regia, capace di vedere corridoi, linee e geometrie ignote ai più. Se poi aggiungete al suo fianco tale Stefan Marković la Virtus Bologna ha una coppia di guardie come forse mai nessuno nel Bel Paese. E in panchina Coach Aleksandar Đorđević, che fu a propria volta play immenso. Un trittico che sta facendo volare alto il team della Dotta, Grassa e appassionata Bononia.
Per tornare al nostro Miloš, per quanto tu pensi di conoscerlo, riesce sempre a stupirti. Dal suo cilindro, dalla sua super-prestidigitazione – ah la maestria del no look pass – e dalla superba abilità di scavatore e scovatore di pertugi attraverso cui il pallone giunge alle mani del compagno per un facile canestro, si estrae e s'inventa ogni volta qualcosa di nuovo e di non visto, d'impossibile a credersi.
Miloš Teodosić, il Moro di Bologna, il Piero della Francesca della palla a spicchi.
Alberto Figliolia