Possono bambini di cinque anni comportarsi da paleontologi in erba? Dopo averlo sperimentato in due occasioni possiamo ben dire che la sfida ha raggiunto lo scopo: i bambini della scuola dell’infanzia con esperienza pluriennale di scuola all’aperto hanno dimostrato di sapersi muovere in un sito archeologico e di carpire, dal paleontologo di professione, i segreti di un mestiere fino a quel momento sconosciuto. I piccoli sono divenuti scavatori alla ricerca di ossa antiche ed esploratori delle ricchezze riconsegnate dalla terra alla cura degli esperti.
La scuola all’aperto, o scuola nel bosco, ha cominciato a far parlare di sé nell’ambiente universitario di Roma Tre circa una dozzina di anni fa, proprio quando iniziava a prendere vita il Fondo Pizzigoni, inteso alla raccolta e alla catalogazione di materiale pedagogico prodotto secondo il metodo sperimentale di Giuseppina Pizzigoni (1870-1947), realizzato a Milano dalle discepole della pedagogista italiana, contemporanea di Maria Montessori. Il riferimento è fondamentale poiché la Pizzigoni diede vita alla prima scuola all’aperto in Italia, pensata sin dal 1907 come scuola pubblica aperta a tutti, all’interno di una struttura educativa approvata dal Ministero della pubblica istruzione. Viceversa, le esperienze di scuola all’aperto di data più recente, non sono parte integrante di un curricolo formativo riconosciuto ufficialmente. Gli educatori e gli insegnanti che con grande coraggio si avventurano nella sperimentazione di questo modello di scuola sono spesso senza seguito istituzionale. Le scuole private si autolegittimano, educatrici e insegnanti delle scuole comunali talvolta ricevono una nota di encomio dalle autorità locali, come nel caso del XIII Municipio di Roma, le scuole statali sembrano tacere, da questo punto di vista, limitandosi ad intendere per scuola all’aperto le attività del giardino scolastico, o la gita, o la visita a qualche luogo esterno all’edificio scolastico.
In tutti i casi, nel settore manca una appropriata formazione dei docenti. Questa la premessa per dire che a giugno 2018 il Municipio XIII e il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con l’impegno politico, del primo, il Municipio, a sostenere le scuole all’aperto presenti nel proprio territorio e con l’impegno scientifico, del secondo, il Dipartimento universitario, a monitorare il processo formativo in corso, con particolare attenzione ai risultati raggiunti dai bambini, in termini di apprendimento significativo. Predisposti ad ottobre 2018 il piano e gli strumenti di rilevazione, a fine giugno 2019 sono stati ordinati i primi risultati, attualmente in via di pubblicazione nella rivista Qualeducazione, attesa per queste settimane.
Tra i risultati si annovera l’esperienza dell’attività svolta intorno al sito della Polledrara di Cecanibbio, ovvero il “cimitero degli elefanti”, posizionato nel territorio delle scuole all’aperto campionate. Polledrara è stata scelta dal Progetto ARTIS, Accessibilità Roma Tre Innovazione tecnologica Sostenibilità promosso dall’Ateneo romano.
Ad aprile 2019, la sezione dei bambini di cinque anni, dopo settimane di preparazione in aula e in outdoor, hanno fatto visita al sito archeologico. Un paleontologo esperto ha illustrato gli aspetti reali, divenuti magia rivelata per i bambini, sperimentando a sua volta un lessico appropriato e ricevendo in cambio una valanga di domande, congetture, ipotesi e idee di trasformazione. Di rientro a scuola i bambini hanno costruito le ossa, da qualcuno di loro definite “belle”, hanno scavato nella sabbia, hanno riposizionato i singoli pezzi e hanno riprodotto il sito all’aperto. L’esperimento, tradotto in quattro grandi poster, è stato portato in un convegno in Belgio a luglio 2019 ed è stato presentato a docenti in visita all’Università Roma Tre, provenienti da Praga ottobre 2019 e da Bogotà novembre 2019. Stupore, apprezzamento, consenso sono stati unanimi. Il concetto di outdoor education, versione italiana di scuola all’aperto, è stato ben presentato e la meraviglia del Collega dell’Università Pedagogica Nazionale (Colombia) è stata grande nel vedere la curiosità dei bambini attratti ed attenti, mai stanchi di scoprire quel mondo nuovo ed inaspettato. Alcuni dei piccoli, pronti per l’elementare, continuano a scavare dovunque trovano terra e sabbia, alla ricerca delle ossa degli elefanti. La raccolta di pensieri e disegni dei bambini costituisce un repertorio di grande valore pedagogico, linguistico e scientifico. Si tratta di documenti preziosi che permettono di comprendere il modo di ragionare dell’infanzia e di capire come i bambini possano essere introdotti alla formazione dei primi concetti scientifici. I bimbi spiegano ai genitori che cosa hanno visto e la trasformazione spazio-temporale viene riprodotta con parole semplici ed essenziali che danno origine ad un linguaggio scientificamente vero, culturalmente rilevante, pedagogicamente eccellente per il livello di autonomia di giudizio dell’esperienza vissuta. Parallelamente, studenti e studentesse del Corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria hanno seguito l’intero processo, con le tesi di laurea o con il Laboratorio di Pedagogia generale, ed hanno elaborato, a propria volta, le osservazioni utili a spiegare perché per fare scuola al meglio sia fondamentale creare situazioni di interesse.
La due classi, Legno Verde e Filastrocca Impertinente, protagoniste del percorso scuola all’aperto e Polledrara, hanno raggiunto il risultato che ci si attendeva. L’esperienza attesta come l’educazione all’aperto favorisca la conoscenza di ambienti che fanno parte della cultura identitaria locale e formi nei bambini la consapevolezza dell’appartenenza a un programma di sviluppo umano del quale essi cominciano a riconoscersi come parte vitale. La narrazione fluida ed originale, raccolta dalle maestre, rappresenta un segno tangibile del sapere che si apprende e si rinnova nelle menti, nei gesti, nella comunicazione dell’infanzia. Il prossimo stadio dovrà necessariamente essere quello della formazione certificata degli insegnanti, in modo che si passi dalla singola sperimentazione su base volontaria, ad un progetto formalizzato, accolto come scientificamente valido ed attendibile.
Sandra Chistolini