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Elliott Erwitt. Family 
A Milano, MUDEC Photo, fino al 15 marzo
Elliott Erwitt: Valencia, Spagna, 1952
Elliott Erwitt: Valencia, Spagna, 1952 
28 Dicembre 2019
 

Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo (Lev Nikolàevič Tolstòj, Anna Karenina)

 

 

Se le mie immagini aiutano qualcuno a vedere le cose in un certo modo, probabilmente è a guardare le cose serie con più leggerezza. Tutto è serio ma può anche non esserlo”. Ipse dixit, vale a dire Elliot Erwitt, 91 anni di mondo – nato a Parigi da genitori russi, poi emigrati negli Stati Uniti –, di ironia, di scatti superlativi per forma e contenuto, quattro matrimoni, sei figli e svariati nipoti. Un fotografo capace di essere lieve e, nel contempo, magistrale nel raccontare costumi e mutamenti, abile a cogliere l'attimo e a proporlo all'attenzione, fosse un momento quotidiano in una qualsivoglia famiglia, un'immagine carpita o in posa, studiata, o fossero le tragedie della storia, come la foto di Jacqueline Kennedy, neo vedova, lacrime tenui e disperate a disegnarle il volto sotto la nera veletta del lutto.

MUDEC Photo propone per questo grande artefice una mostra di 60 fotografie, “Elliott Erwitt. Family”, che gira intorno a tale nucleo essenziale declinandolo con la consueta sensibilità, con una levità che, come detto, mai esclude l'acutezza dello sguardo intellettuale, interpretativo, le già accennate qualità di empatica ironia in combinazione con una modalità estetica superiore, con quel bianco e nero fra il fumettistico e il caravaggesco, fra testimonianza e arte, in giro per le disparate plaghe del pianeta e dei decenni che si susseguono.

Niente è più assoluto e relativo, mutevole, universale e altrettanto particolare come il tema della famiglia. La famiglia ha a che fare con la genetica, il sociale, il diritto, la sicurezza, la protezione e l’abuso, la felicità e l’infelicità. Mai come oggi la famiglia è tutto e il suo contrario; niente è capace di scaldare di più gli animi, accendere polemiche, unire e dividere come il senso da attribuire alla parola “famiglia”: solida, eppure così delicata”.

Da New York City alla Provenza, descritta ai lettori dell'immagine attraverso i topoi del baschetto e della baguette, una raffigurazione idilliaca giocata fra sapienti equilibri e altrettanto intelligenti asimmetrie, che strappa il sorriso e invita, invoglia a esser lì, insieme; dai giochi che mescolano esseri umani e animali, antropomorfizzando questi ultimi, scoprendo la comune natura, alla iperindaffarata casalinga in cucina; dal bambino in maschera e con la sigaretta in bocca – una simpatica in apparenza, invero inquietante, imago kubrickiana – all'interno di famiglia, che pare rasentare una serena perfezione (e sarà davvero così?); dalla tenera paternità del Wyoming al matrimonio nudista, esilarante e spettacolare; dalla dolcezza della prima maternità, ignara di ogni futuro e pregna soltanto di sé, alle nozze russe; dal biberon dato da un padre al neonato su un mezzo pubblico della Grande Mela alla terribilità del KKK; dalla disperazione della madre di Robert Capa sulla tomba del figlio – straziante – alla famigliola afroamericananera a Central Park, icona di speranza. Chiude la geniale foto di gambe e zampe di una modella, del suo danese e dell'altro cagnettino, specchio di voluta confusione di generi. Iconica.

Elliott Erwitt... «conduce il suo racconto per immagini senza tesi, in totale sospensione di giudizio», spiega Biba Giacchetti, curatrice dell'esposizione. «Ci racconta i grandi eventi che hanno fatto la Storia e i piccoli accidenti della quotidianità, ci ricorda che possiamo essere la famiglia che scegliamo: quella americana, ingessata e rigida che posa sul sofà negli anni Sessanta, o quella che infrange la barriera della solitudine eleggendo a membro l’animale prediletto. Famiglie diverse, in cui riconoscersi, o da cui prendere le distanze con un sorriso».

Potente e sottile. Un vecchio amico che ci accompagna per mano nei labirinti della famiglia, nei nostri stessi meandri. Senza evocare morbosità, sapendo che la vita è un dramma, nel segno della rappresentazione, un soffio nel trascorrere cosmico. Perché non coglierne il meglio?

 

Alberto Figliolia

 

 

Elliott Erwitt. Family, a cura di Biba Giacchetti. Mostra promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con SUDEST57 e con il contributo di Lavazza. Fino al 15 marzo 2020. MUDEC, via Tortona 56, Milano.

Info: tel. 0254917 (lun-ven 10-17); sito Internet mudec.it; e-mail c.museoculture@comune.milano.it.

Orari: lun 14:30-19:30; mar, mer, ven e dom 9:30-19:30; gio e sab 9:30-22:30 (il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura).

Biglietti: intero € 10, ridotto € 8


Foto allegate

Elliott Erwitt: New YorkCity, USA, 1974
(Foto di Carlotta Coppo)
 
 
 
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