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Alberto Figliolia. La leggenda del grifone 
Ritratto della più antica società italiana del magnifico gioco del calcio
27 Dicembre 2019
 

Via del Campo c'è una bambina/ con le labbra color rugiada/ gli occhi grigi come la strada/ nascon fiori dove cammina (Via del Campo, Fabrizio De André)

 

Umbre de muri muri de mainé/ dunde ne vegnì duve l’è ch’ané/ da ‘n scitu duve a l’ûn-a a se mustra nûa/ e a neutte a n’à puntou u cutellu ä gua/ e a muntä l’àse gh’é restou Diu…/ Ombre di facce facce di marinai/ da dove venite dov’è che andate/ da un luogo dove la luna si mostra nuda/ e la notte ci ha puntato il coltello alla gola/ e a montare l’asino è rimasto Dio... (Crêuza de mä, Fabrizio De André)

 

 

Corpo di leone e testa d'aquila, alata creatura mitologica. È il grifone, ibrido essere animale risalente già all'epoca minoico-micenea. Oppure il Vecchio Balordo, per dirla alla Gioânn Brera fu Carlo. Sono i simboli del Genoa, uno dei due sodalizi della pedata della superba repubblica marinara detta Zena. Comunque, se non conoscete Davide Scantaburlo, Aristodemo Santamaria, Adone Stellin, Emmerich Tarabocchia, Pimentel Thiago, Teresio Traverso, non potreste mai definirvi, a pieno titolo, tifosi superdoc del Genoa Cricket and Football Club, vale a dire la più antica società italiana del magnifico gioco del calcio, nove campionati vinti, fra cui il primo disputato, nell'augusto panorama dello sport nazionale.

A colmare ogni lacuna è giunto a un certo punto, vero evergreen nonostante l'uscita del 2017 (ma facilmente aggiornabile), Numeri rossoblù di Mario Improta, gran librone di storia genoana e “manuale” statistico di pazzesca (non è davvero esagerata come affermazione) portata.

Potrete, tifosi del Genoa e amanti di storia del calcio, scoprire le tracce di chiunque abbia anche solo per una volta indossato la casacca della squadra per cui tifava lo stesso, immenso e immaginifico, Fabrizio De André (nonché Don Gallo). Giusto un breve elenco: Oscar Schoeller, una presenza nel 1904; Karl Senft, 9 presenze fra il 1902 e il 1905; Giuseppe Stanganelli, una presenza nel 1948-49; Maxime Surdez, portiere dal 1911 al 1914; Celso Turrini, una sola presenza anche per lui e ben 4 gol subiti nel 1948-49. Carneadi, nella memoria contemporanea, che pure a loro modo hanno tracciato la storia, seppur in forma di piccola tessera, di quel glorioso mosaico di nome Genoa. Ma anche volti e nomi più noti, se non celebri: James Spensley, nato in Inghilterra il 17 maggio 1867, medico, pioniere e magister della società; Guillerme António Stábile, il centravanti argentino, denominato per la sua abilità di andare a rete El filtrador; Juan Carlos Verdeal, asso venuto anch'egli dalle lontane lande argentine a miracol mostrare; Gianfranco Zigoni, italico geniale fantasiosissimo loco; il povero Gigi Meroni, la fantasia al potere in quel di Marassi. E Gennaro Ruotolo, 509 presenze nelle diverse competizioni disputate con i rossoblù, bandiera quante altre mai, o il difensore Vincenzo Torrente, altro fedelissimo, rispetto alle tante “meteore” arrivate in prestito e presto ripartite per altri più prestigiosi lidi, giacché le fortune del Genoa sono state alterne dopo gli ultimi titoli degli anni Venti del secolo scorso.

Nomi, carriere e volti... tanti, tutti, scorrono nella pagine di Numeri rossoblù: Percy Walsingham; Fosco Becattini; Thomas Skuhravy; gli allenatori Ermelindo Bonilauri, Luigi Cina Bonizzoni (il mister umanista, l'inventore dell'aforisma Il futuro di ieri), Schopenhauer Bagnoli, alias il Mago della Bovisa (una vittoria in casa del Liverpool e una semifinale di Coppa Uefa), Héctor Puricelli, il famoso Testina d'oro del Bologna d'antan, e il grandioso William Thomas Garbutt, l'ultimo a condurre il Genoa sul tetto d'Italia, uomo dalla storia meravigliosa, strabiliante, poi anche dolorosa (lui, britannico, rimase in Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale: fu confinato e perse la moglie sotto un bombardamento); Edoardo Catto, principe dei marcatori genoani all time con 90 reti globali, seguito da Enrico Sardi, 89, e Virgilio Felice Levratto, lo Sfondareti, 85; Giovanni De Prà, portiere che non si poteva piegare moralmente – anche nei duri anni del regime, in cui tanta parte del mondo del calcio era acquiescente –, Mario Da Pozzo, 781' d'imbattibilità in serie A negli anni Sessanta (infranta dal genio e sregolatezza del teutonico-mediterraneo Helmut Haller) e, altro portiere di gran vaglia, el gran fieou de Milan, il talento di Porta Ticinese, Angelo Nani Franzosi, 584' anch'egli di porta inviolata.

Invero il libro dalla gigantesca mole di numeri, notizie e aneddoti, reca tutti i risultati fino al 2017 e statistiche di ogni genere e tipo: presidenti, stadi, direttori, sportivi, scontri diretti, i rigoristi, i record, i rossoblù in Nazionale, autoreti, derby, le classifiche anno per anno e i marcatori di ogni gara disputata. Impressionante, esaustivo. Commoventi immagini/riproduzioni d'epoca corredano e costellano tutto il volume, oltre alle figu dei calciatori. Ci si perde felicemente, dal primo tricolore anno del Signore 1898 sino ai nostri giorni, dal bianco e nero, dove l'immaginazione era fondamentale, all'era mediatica.

Resuscitano anche squadre scomparse, come l'U.S. Milanese, l'Andrea Doria e la Sampierdarenese (progenitrici, per fusione, dell'odierna Sampdoria), Piemonte, Racing L.C., Spes Genoa, e, ancora, campioni come Ottavio Barbieri, Elvio Bancheri, El Principe Diego Milito, Gugliemo Trevisan (pendolare fra Trieste e Genova), Renato Cappellini, il calciatore-pallanuotista Luigi Burlando (un gol di testa in azzurro da centrocampo; due scudetti anche nella pallanuoto, con una partecipazione alle Olimpiadi di Anversa 1920), Renzo De Vecchi, il leggendario terzino soprannominato per l'eccelsa classe Figlio di Dio, a 16 anni, ancora con i pantaloni corti, era già in campo con la Nazionale, poi giornalista altrettanto valente.

C'è goduria nel leggere certi tabellini, che si tratti di eccezionali imprese o anche di cadute abissali (ma lo sport insegna che sia la vittoria che la sconfitta, parafrasando Rudyard Kipling -Triumph and Disaster-, possono essere in egual misura trattati come impostori): Genoa-Acqui 12-0, 8 novembre 1914; Genoa-Verona 11-0 (Chiecchi 5, Catto 4, Puerari, Gastaldi), 28 ottobre 1928; Genoa-Bari 8-0 (Lazzaretti 2, Perazzolo, Cattaneo 4, Scarabello), 15 gennaio 1939; Genoa-Reggiana 8-1 (Lodi 2, Vanara, Brambilla 2, Locatelli rig., Colombo rig., Cappellaro), 4 giugno 1967; Genoa-Reggina 7-0 (Delli Carri, Montella 3 (1 rig.), aut. Merlo, Nappi, Pagliarini. L'altra faccia della medaglia... Genoa-MIlan 0-8 (Nordahl III 3, Schiaffino 2, Frignani 2, Liedholm), 5 giugno 1955; Juventus-Genoa 8-1 (Patri per il Genoa; anzi allora era divenuto Genova – l'autarchia linguistica del ventennio... – e per la Vecchia Signora (era già tale?) Cesarini (quello della famosa zona), 3, Ferrari I, Farfallino Borel II 2, Mumo Orsi, il violino all'ala mancina, 2), 19 novembre 1933, o, infine, Fiorentina-Genoa 7-1 (Cuttica per i rossoblù; per i gigliati, Chiappella, Petris, Montuori 2, Gratton, Uccellino Hamrin, Cervato, il terzino-goleador ante litteram senza pollice della mano destra), 28 dicembre 1958.

8 maggio 1898, mattina... Genoa-Ginnastica di Torino 2-1; pomeriggio... Genoa-Internazionale di Torino 2-1 d.t.s. Marcatori Spensley e Leaver per la sponda genovese, Bosio per quelli della ex capitale sabauda. Baird, Leaver, Bocciardo, Dapples, Bertollo, Le Pelley, Ghiglione, Spensley, Pasteur II, Ghigliotti, De Galleani. Allenatore James Spensley. Il vento della Storia, l'inizio dell'epopea. Non è un caso che nel 2011 il Genoa sia stato inserito nell'International Bureau of Cultural Capitals (una specie di patrimonio sportivo storico dell'umanità), e nel 2013 nel Club of Pioneers, associazione raggruppante i club di calcio più antichi del pianeta.

Faber De André, l'affabulatore per antonomasia, reputava il Genoa la sua “malattia”, splendida, poetica, di cui scriveva anche nel proprio diario. Baird, Leaver, Bocciardo, Dapples, Bertollo, Le Pelley, Ghiglione, Spensley, Pasteur II, Ghigliotti, De Galleani...

 

Alberto Figliolia

 

 

Mario Improta, Numeri rossoblù

Fratelli Frilli Editori, 2017, pp. 400, € 12,90


 
 
 
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