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Potenza, CAV fuori dai reparti di ginecologia e ostreticia 
Un passo avanti per il rispetto della legge 194
25 Gennaio 2007
 

È di oggi la notizia che in Basilicata la Direzione generale dell'Ospedale San Carlo, pur avendo consentito il permanere di una enclave del Centro di Aiuto alla Vita all’interno dell'Ospedale, ha disposto che nessun contatto diretto avvenga tra le donne che hanno deciso di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza e il Cav, se non su esplicita richiesta delle stesse. Ha inoltre disposto, diversamente da quanto avvenuto fino ad oggi, che nessuna presenza del Cav sia prevista all’interno dei reparti di Ostetricia e Ginecologia.

Evidentemente la proteste dai Radicali sono servite a qualcosa!

Grazie al mancato rinnovo della convenzione, il CAV non potrà più violare (come ha fatto dal 2000 fino all'ottobre del 2006, ma di fatto fino ad oggi) la legge 194, secondo cui solo i consultori familiari e le strutture socio-sanitarie pubbliche possono garantire gli accertamenti medici e informare le donne sull'aborto.

Con un'interrogazione avevo già espresso i miei più che motivati dubbi sul fatto che si potesse far rientrare il Centro di Aiuto alla Vita tra quelle formazioni sociali di base e associazioni di volontariato che, secondo la legge 194, possono collaborare volontariamente, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni, con i consultori. Infatti il Cav, statutariamente, si batte per «la prevenzione dell'aborto», definito «ingiustizia contro l'uomo» e «attentato alla vita», considerando quindi assassini i medici che lo praticano e le donne che lo decidono!

Mi auguro che questo sia un passo in avanti per assicurare il pieno rispetto della legge 194, considerate anche le innumerevoli difficoltà incontrate da una donna che voglia abortire in Basilicata. Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero della salute, nel 2004, 624 donne residenti in Basilicata (oltre il 50 per cento del totale) hanno abortito in altre Regioni. Un primato in tutta Italia! È un dato anomalo che non si può che attribuire al fatto che il 92,6% dei ginecologi è obiettore di coscienza. La battaglia non è quindi assolutamente conclusa! Domani mattina sarà presentato un esposto alla procura di Potenza, sulla convenzione intercorsa con il Cav e su quella, tutt’ora operativa, con l’Associazione Difendere la vita con Maria.

 

Donatella Poretti


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