Una società dell'inquietudine, è quella che stanno forgiando i grandi affaristi delle tecnologie digitali; e certo ne hanno bisogno: la dipendenza da smartphone, reti sociali e videogiochi, come tutte le dipendenze del resto, raggiunge il suo apice e si stabilizza in un perfetto equilibrio tra esasperazione e assuefazione; in un sotterraneo, doloroso e permanente stato di ansia.
Bisognerà intervenire drasticamente, se si vuole recuperare “alla vita” quei tanti giovani (e non solo) rimasti intrappolati nella “rete”. Intervenire limitando, vietando: non a loro, ma a chi li attira, li sfrutta, unicamente per proprio tornaconto. E magari dando una bella strigliata a chi per primo dovrebbe preoccuparsi, e invece lascia fare, lascia semplicemente che accada: genitori, educatori, intellettuali.
Una civiltà dell'amore si basa sul rispetto e sulla tolleranza, ma anche su un senso profondo del limite e della responsabilità.
Michele Tarabini