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Sandra Chistolini. La maestra che raccontava il terremoto con le parole dei bambini 
Intitolazione della Scuola dell'Infanzia di Rovereto sul Secchia a Maria Maddalena Gilioli
19 Novembre 2019
 

Diversi anni fa, durante un viaggio in Turchia per una Conferenza internazionale degli insegnanti, fui invitata a visitare una scuola intitolata ad una figura femminile della cultura locale, una donna ricordata per il grande impegno a favore dell’educazione dei bambini. Quel nome non era presente nella letteratura pedagogica universitaria, ma era immancabilmente conosciuto da chi poteva testimoniarne il valore educativo. Una situazione simile l’ho potuta rivivere pochi giorni fa a Rovereto, Comune di Novi di Modena, con la cerimonia di intitolazione della Scuola dell’Infanzia alla Maestra Maria Maddalena Gilioli (1955-2016).

Ho conosciuto Maddalena, soprannominata Maddy, subito dopo la violenta scossa del terremoto del 29 maggio 2012 che aveva duramente provato le piccole frazioni dell’Emilia Romagna, causando innumerevoli danni, ora in massima parte riparati. Nelle ore successive al terremoto, mi domandai che cosa fosse accaduto nella mente e nell’esperienza dei bambini di Rovereto, Carpi, Cavezzo, Soliera, Medolla, Mirandola e di tanti altri luoghi capovolti da cima a fondo da una furia mai vista prima d’allora. Che cosa avevano visto? Che cosa avevano provato? Che cosa raccontavano? Come vedevano il giorno dopo? Interrogativi comuni ai quali sicuramente i bambini stavano dando risposte interessanti ed inimmaginabili dagli adulti. Cominciai a cercare le maestre che avrebbero potuto renderci partecipi di quel momento importante del vissuto dell’infanzia. Arrivai a Maddalena attraverso il contatto con una mamma che da qualche anno viveva a Roma, in seguito al suo trasferimento da Rovereto. L’empatia con Maddalena fu immediata. Le chiesi di scrivere quanto poteva su quello che i bambini raccontavano, di raccogliere i disegni, di seguirli nello sviluppo del pensiero che accompagnava il terremoto con la registrazione dei piccolissimi, attoniti, sorpresi, colmi del coraggio dell’incomprensione di quanto potesse ancora accadere. Ben presto mi resi conto che questa metodologia era già parte del patrimonio pedagogico di Maddalena. Il fatto che io rinforzarsi la sua enorme sensibilità umana verso la crescita dei bambini, si rilevava, pian piano, come una ulteriore spinta a non disperdere nulla di quei profondi valori che stavano emergendo nella comunità attaccata dalla natura, divenuta, inaspettatamente nemica, come avrebbe detto Leopardi. Bisognava ricostruire i legami e non perdere nulla del tessuto sfilacciato e poi ricucito con filo molto più resistente. In ripetute occasioni fui partecipe della superba resistenza e della potente replica al terremoto. Scoprii un mondo di verità, gioia, collaborazione, solidarietà. Una comunità educativa di scuola, famiglia, istituzioni. La “botta” del terremoto aveva scavato nel profondo delle esistenze di tutti. I bambini si preoccupavano di genitori e nonni, e viceversa, genitori e nonni si preoccupavano dei bambini. Tutto fu perfettamente gestito da insegnanti sapienti, capaci di dominare l’imprevisto. Si stentava a credere come avessero potuto organizzare l’evacuazione della scuola senza panico, in un batter d’occhio, con ordine ed immediatezza.

Quando arrivai a giugno 2012 a Rovereto vidi bambini non traumatizzati, impegnati invece a vivere la loro vita di giochi in serenità. Le maestre sapevano intuire il rischio del trauma e ne prevenivano i possibili effetti deleteri.

Maddalena mi fece conoscere altre colleghe, soprattutto la fedelissima Donata, e colleghe di altre scuole. Comunicava passione, empatia, sollecitudine. Da fine maggio Maddalena restò con i bambini oltre l’orario scolastico, dando sicurezza, forza, gioia, lavorando in controcorrente rispetto all’insorgere del trauma. Arginava la disperazione con la solidità della fiducia che bambini, genitori, nonni riponevano in lei. Sembrava, per assurdo, che fosse addirittura lei capace di far paura al terremoto. Le colleghe la seguivano e il muro al timore che la botta tornasse fu talmente alto e solido che nessun bambino credo si sentisse solo, nonostante tutto, i bambini volevano stare a scuola. Dopo la vacanza estiva, ad ottobre 2012 ritornai a vedere come rientravano nelle classi delle scuole in tenda e nei fabbricati provvisori. Maddalena mi guidò ad esplorare ogni angolo del paese, mostrandomi la pervicacia della ricostruzione, mi additò il bene che stavano facendo, elogiando le istituzioni, i Carabinieri, la Protezione civile, le Associazioni sportive locali, i Vigili del Fuoco, le parrocchie e tante altre realtà che non avevano mai abbassato la guardia aprendosi costantemente all’aiuto continuo e alla offerta di servizio alla comunità, salda più che mai. Era talmente eccezionale che subito mi ispirò l’idea di farla venire a Roma nell’aula universitaria per fare la lezione sul terremoto agli studenti del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria. Sulla cattedra dell’Università Maddalena non perse la convinzione del suo essere maestra. Decisa, forte e simpatica fu accolta dagli occhioni assorti dei giovani maestri che ebbero la fortuna di ascoltarla. Prima e dopo, occhioni di bambini ed adulti avidi di conoscenza. Una opportunità unica per gli universitari che probabilmente ricorderanno per tutta la vita quella bellissima esperienza. Una lectio magistralis sui generis. Maddalena aveva catturato l’attenzione in pochi minuti ed aveva dato un nuovo senso al profilo professionale dei neo maestri. Un senso pieno di voglia di fare e ricco di aspettative vere.

Camminando tra le macerie, parlando con Maddalena, vedendo i bambini rimettere insieme il paese scavando nella loro fresca memoria, mi accorgevo che sfatavo il mito della scuola di Reggio Emilia di Loris Malaguzzi. Il “modello” era nello spirito della comunità emiliana. Tutte le scuole erano “Reggio Emilia”! Da allora quando, soprattutto all’estero, mi chiedono della scuola di Reggio Emilia rispondo che io ne ho vista una che consiglio a tutti di visitare: sta a Rovereto ed è intitolata alla maestra Maria Maddalena Gilioli. Le colleghe, condotte da Donata, sapranno guidare la visita. Ora sono loro le testimoni dirette di quel fare scuola dalla parte dei bambini che comprendeva sempre la partecipazione attiva di tutta la comunità, esempio unico e raro di “comunità educante”.

 

Sandra Chistolini

 

 

Altri articoli sul tema:

Sandra Chistolini,Pedagogia e disastri naturali. Un progetto su scuola e educazione nell’Emilia del terremoto”, in Tellusfolio, 18/08/2012.

Sandra Chistolini, “Per non ripartire da zero dopo il terremoto. Scuole, bambini e insegnanti una promessa e una speranza”, in Tellusfolio, 30/10/2016.


Foto allegate

Frase che ripeteva Maddalena
Se potrò far sorridere
Ricordo della maestra Maddy
Pubblicazioni
Diploma
Dedica, agosto 2016
Colte al volo
Che cosa farò da grande
Locandina per la cerimonia di intitolazione
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