Cento rende omaggio al suo concittadino più illustre, Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, con una mostra che documenta l’evoluzione stilistica dell’artista centese, dalla formazione alla maturità. Aperta fino al 15 febbraio, alla Pinacoteca San Lorenzo e alla Rocca, si tiene la mostra “Emozione Barocca”, a cura di Daniele Benati.
La mostra presenta 27 dipinti, 32 affreschi e 20 disegni, opere in gran parte appartenenti al patrimonio culturale cittadino, mai più esposti al pubblico dopo il terremoto del 2012, come tele della Cappella Barbieri della Chiesa del Rosario, cappella di famiglia del pittore ricostruita all’interno del percorso espositivo, insieme ad altre opere della Pinacoteca Civica di Cento.
Il percorso espositivo, che parte dalla Pinacoteca San Lorenzo, si apre con i lavori di maestri cui il Guercino guardò con particolare interesse negli anni dei suoi esordi: Ludovico Carracci (Madonna in trono e Santi, della Pinacoteca civica di Cento), vero modello per il pittore di Cento e di cui l’anziano artista bolognese fu fervente sostenitore e appassionato ammiratore, Carlo Bononi (I Santi Lorenzo e Pancrazio, dalla chiesa di San Lorenzo a Casumaro, frazione di Cento) uno dei protagonisti del Seicento da cui apprese il senso plastico delle forme e il ferrarese Scarsellino dal quale imparò il cromatismo della pittura veneta. Oltre al già ricco nucleo di opere di Cento sono presentate altre tele pregevoli provenienti dalla Cattedrale di Reggio Emilia, un’opera che per la prima volta esce dal duomo cittadino, il San Francesco con San Luigi di Francia oranti provenienti dalla Parrocchia di Brisighella e la spettacolare Madonna col Bambino dormiente proveniente dalla Collezione Salamon di Milano.
Un’importante porzione della mostra viene riservata nella Pinacoteca San Lorenzo con la ricca collezione di disegni di Guercino di proprietà della Pinacoteca Civica di Cento, e altri fogli che provengono da collezioni private e istituti bancari che documentano la sua straordinaria capacità inventiva e il suo innato talento grafico. Alla Rocca i visitatori possono ammirare le opere giovanili del Guercino, caratterizzate da una grave forza chiaroscurale, da intensi contrasti cromatici e da una pittura che risente del tonalismo di scuola veneziana. Sono esposti, anche, un nucleo rilevante di affreschi, oltre al ciclo decorativo che il Guercino e i suoi allievi hanno eseguito nella Casa Benotti a Cento, di recente acquisiti dal Comune e mai esposti al pubblico fra cui destano particolare interesse le opere realizzate a tempera su tela con la tecnica a guazzo: Paesaggio con festa da ballo di campagna e Paesaggio con briganti che attaccano la festa da ballo. Chiude idealmente il percorso la prima opera del Guercino finora sconosciuta, realizzata all’età di otto anni sul muro della casa paterna a Cento, che raffigura la Madonna della Ghiara.
La rassegna si pone l’obiettivo di promuovere e di valorizzare il patrimonio culturale e le eccellenze di Cento. A tal proposito, gli organizzatori hanno studiato un itinerario guercinian che comprende le chiese di San Sebastiano, di Santa Maria Maddalena, di San Biagio, di Sant’Isidoro di Penzale, dei SS. Rocco e Sebastiano, depositarie di opere del Guercino e di seguaci della sua scuola. Al “Centro Pandurera” della Fondazione Teatro Borgatti, inoltre sono esposte 33 incisioni, provenienti dalla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento, realizzate sui modelli del Guercino da artisti del’600, ‘700 e ‘800.
Percorso biografico
Dotato di grande vigore Giovan Francesco Barbieri (Cento di Ferrara, 1591 – Bologna, 1666), detto, a causa di una menomazione all’occhio destro subita in età infantile, il Guercino.
Allievo di Ludovico Carracci, ma anche sensibile alla pittura ferrarese e, soprattutto, a quella veneta, rivela fin dalle opere giovanili, un’attenzione peculiare agli impasti cromatici, anzi alla «macchia», e agli effetti luministici, come è visibile, per esempio in Paesaggi al chiaro di luna o nel Figliol prodigo di Vienna.
Per l’importanza della luce si sono talvolta tentati degli accostamenti a Caravaggio; ma le somiglianze sono solo apparenti, perché il luminismo caravaggesco blocca l’immagine dandole evidenza drammatica, quello guercinesco invece è mobile e magico.
Nel 1621, salito al pontificato, con nome di Gregorio XV, Alessandro Ludovisi, bolognese, il Guercino, che già operava da alcuni a Bologna, viene chiamato dal nuovo papa a Roma per affrescare il Casino Rospigliosi Pallavicini, L’Aurora, il Giorno e la Notte. È uno dei complessi pittorici più importanti del Guercino, forse il suo capolavoro in senso assoluto.
Il tema dell’Aurora era già stato dipinto, appena pochi anni prima (1612-1614), da Guido Reni nel Casino Rospigliosi Pallavicini, con luminoso, sereno, ellenizzante equilibrio. Il Guercino lo affronta invece con foga. Il carro di Eos passa velocemente al di sopra di architetture viste audacemente in «soinsù», scattanti verso l’alto, preparazione coerente allo scorcio e al movimento di tutte le figure, realizzate con accostamenti di colori purissimi che toccano il loro punto culminante nella splendida pezzatura del manto dei cavalli spinti al galoppo. In tutto questo c’è il ricordo veronesiano, a dimostrazione dell’importanza che ha avuto la conoscenza veneziana. Ma c’è un impeto barocco, un calore, che sono esclusivi del Guercino e che ne costituiscono la dote maggiore. Tuttavia l’ambiente romano, invece che stimolare la fantasia, gradualmente lo frena con la precettistica classicheggiante dell’Agucchi e del Domenichino, finendo col togliergli proprio quello slancio e riconducendolo, entro l’alveo della tradizione, verso forme compassate.
L’attività giovanile del Guercino resta dunque la più valida, tale anzi da farlo considerare fra i maggiori artisti del secolo; il pittore non riuscirà più a trovare un’analoga felicità inventiva, neppure lasciando Roma poco dopo (1623) per tornare dapprima nella piccola città natale, poi, alla morte del Reni (1642), a Bologna, assumendo a sua volta il ruolo di indiscusso maestro della scuola locale.
Maria Paola Forlani