La Via Priula di veneziana (Repubblica di Venezia) memoria da Bergamo supera il Passo San Marco e giunge a Coira in Svizzera. Nel versante valtellinese attraversa due alpeggi che hanno lo stesso nome ma non il …“soprannome”: Orta Vaga (ombrosa) e Orta Suliva (soleggiata). Il tracciato della Priula attraversa, dal pè a la scima (dai pascoli in basso a quelli in alta quota), quasi tutta la Vaga. Mentre lambisce, solo nei pascoli di quota altimetrica più bassa, la Suliva.
I pastori della Valle del Bitto che vado ad intervistare, salgono all’inizio dell’estate e fino a settembre inoltrato lavorano lassù: lassù dove nasce il formaggio Bitto o lo Storico Ribelle (!?). Pascolano i loro armenti e quelli di altri allevatori da mane a sera. Giovanissimi e nati… ‘n de la prisiif (nella mangiatoia, potremmo dire). Anche mia madre, che ha passato i novant’anni, li ricorda che ancora bambini venivano da Talamona, dove abitavano con la loro famiglia, in Albaredo a trovare i nonni, ma erano sempre irrequieti (quii matelìn, i’era gnaa su ‘n di Sportech che i vuliva numa turnà a cà, chè i duviva andà de rigula a dach de biif ai biscìn). Simone ed Emanuele, freschi maggiorenni e “um de munt” (uomini d’alpeggio) forse quest’anno si troveranno a “monticare” (portare le vacche in Alpe) le loro lattifere e le loro capre insieme sulla Suliva. Andiamo a chiederglielo!
Dimenticavo di dirvi che sino all’anno scorso, Manuel mungeva le sue bestie sull’Alpe Orta Vaga, mentre Simone lo faceva in Orta Suliva. Adesso, dopo molte peripezie hanno una azienda agricola assieme: siccome sempre più giovani tornano all’agricoltura, conoscendoli, anche loro non potevano essere da meno.
Gliela facciamo al volo l’intervista a ‘sti düü giuinott? chiedo alle ragazze. E vedo che ridono maliziosamente tutte e due. – ‘Simoo! Ailura se va in Orta Vaga tücc düü ‘nsem, ‘st’istaa?
Si gira verso di me anche Manuel ed entrambi mi guardano un po’ sorpresi… – Ti e ‘l Manuel, vöi dì.
Adesso sono io quello un po’ stralünii. Le due ...agricole mi si avvicinano sempre sorridendo furbescamente e mi sussurrano: «Non sanno che sei qui per l’intervista, volevamo fargli una sorpresa, ahahah!». Ma che “rospette” che siete… Intanto coloro che avrebbero dovuto essere i protagonisti dell’intervista si infilano su per il fienile a mettere a posto le balle di fieno. Adess se fem? dico alle due pastorelle guardandole negli occhi? Un attimo di imbarazzo da parte loro, ma a me è già venuta un’idea.
– Per farvi perdonare, farò le domande a voi e mi risponderete come se foste al posto di loro due.
Sì, sì, tanto lo sappiamo già tutti come ci risponderebbero, ahahah!
– Pronte, allora?
Prontissime!
– “Caricate” Orta Suliva (portare le vacche in alpe) assieme o no, allora?
Noo, ognuno va sul suo alpeggio. Mi (Simone) vöö amò in Orta Suliva e ‘l Manuel in Orta Vaga.
– Più appassionati di capre o di vacche?
Di vacche e se sono Brune Alpine meglio ancora.
– Nel stalett ho visto anche delle capre però.
Sì, sì... sono le nostre “Orobiche”… della Marty.
– Altri animali che vi piacerebbe allevare?
Ne abbiamo abbastanza di quelle che abbiamo.
– I problemi più grossi che quotidianamente affrontate sono stati anche quelli dei vostri “avi e nonni” o il lavoro di allevatore oggi è totalmente cambiato?
I macchinari aiutano molto sul lavoro, ma i ghe n’ha sempri üna e i custa ‘n burdèl…
– La vita d’alpeggio: ...fumo, fame, freddo e fatica è cambiata anche quella?
Ahahah! Bèla questa. Il fumo in alpeggio ci sarà sempre. Per far da mangiare, per scaldarsi e fare la ricotta e il formaggio. La fame non c’è più oramai. Sü a la scima de frecc ogni tant s’n mangia… Come diceva quello là: alla sfiga c’è una fine, ma alla fatica no.
– Allora su in Prada (pascolo di cima dell’alpe Orta Suliva dove il Simone rimarrà isolato con altri pastori per tre settimane a pascolare il bestiame) ad agosto non avreste bisogno magari di un paio di aiutanti africani che lavorano su con me alla mia Selva già da un anno a tempo perso… vi sarebbero utili voglio dire?
‘Sti mestee dev decidei ‘l Dino (il Caricatore dell’alpe). Mi già saresi minga tant d’acordi…
– Ma se hai già lavorato con marocchini, indiani…
L’è dificil andach d’acordi…
– Se è per quello è difficile andare d’accordo anche con i paesani, non solo con gli italiani, vero? La vita d’alpeggio è una convivenza forzata a tempo: quand s’ha scargaa (finita la stagione) ognün l’è a cà sua.
Anche questo è vero, però!
– Marty! A questa domanda devi rispondere direttamente tu. Perché hai abbandonato la scuola?
Mi rompevo le scatole, mi annoiavo…
– Ma ‘st’estate andrai anche su in Orta col fratello?
Ci sto pensando.
– Vengo a trovarvi, allora.
Ahahah!
Le morose? Sì lo so, Manuel, che Michelina è la tua morosa preferita…
– Michy! Ma farai anche tu l’agricola da grande?
La risposta mi è arrivata sei mesi dopo e… “non siamo più morosi...”
– E tu, Simo!?
Ah! Io sono un po’ selvatico…
– La lettura, il gioco, il divertimento fanno parte della vostra vita?
Massìi, ogni tanto.
– Da che parte state in politica? Riguardo all’immigrazione ad esempio: risorsa umana o ognuno a casa loro?
Se ce ne fossero di meno, sarebbe meglio.
– Maddai, cosa ti hanno fatto?
Niente!
– E allora?
Boh!
– Simone! E se ti innamori di una bella africana del Benin? E tu Marty di un bell’agricolo del Rwanda?
Risposta: “Basta che gli piaccia lavorare la terra...”
Ehi, ragazze! No anzi, visto gli sviluppi della situazione, glielo chiedo io di dare un’occhiata all’intervista, agli “ometti cul tony”, e di darmi il nullaosta alle risposte.
…’l temp ‘l pasa e quaicoss ‘l lasa… comunque.
Finito l’alpeggio i nostri sono tornati a valle. Simone ha preso il mio posto in Latteria come casaro ai Butaa. Manuel ‘l fa dree ai so vach. Assieme però accudiscono ancora la stalla… che per ora non c’è(!?)… Michy è andata per la sua strada e Marty fa ancora la capraia oltre ad aiutare nei lavori nella stalla ...che ora c’è(!?)... delle vacche… in comune. E io sono in pensione…
L’intervista, quella iniziale, l’avevo fatta in primavera e ora siamo in autunno: come fare, cosa fare per non buttarla via? L’ho rimaneggiata un po’ e diciamo aggiornata… Spero ci abbiate capito qualcosa… Salüdi!
Alfredo Mazzoni
inviato speciale del Gazetin