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Marisa Cecchetti. “Ismail e il grande coccodrillo del mare” di Costanza Savini
26 Ottobre 2019
 

Costanza Savini

Ismail e il grande coccodrillo del mare

Euno Edizioni, 2019, pp. 80 € 8,00

 

Non è la prima volta che rimango colpita dai “coccodrilli del mare”: il titolo mi ha ricordato Nel mare ci sono i coccodrilli, di Fabio Geda, Baldini & Castoldi 2017.

Nelle storie dei migranti – perché la Savini narra una storia di migranti – con le onde che infuriano contro le carrette del mare e i gommoni stipati di disperati in fuga, il mare è pieno di bestie pronte e divorare.

Quanti corpi riposino in fondo al Mediterraneo non è dato sapere. Anche quello della bambina che Ismail, il protagonista, non ha saputo trattenere a bordo dell’imbarcazione, trascinata giù da un’onda più vorace. Del resto anche lui era un piccolo, solo, in fuga dall’Afghanistan, per volere del padre che lo ha allontanato consapevolmente da un paese senza speranza. E ci sono altri mostri che spaventano Ismail bambino, lui teme “i cacciatori di organi”. Ismail è sopravvissuto, ora è adulto e racconta quel suo tragico viaggio.

La storia è un intreccio di realtà e magia, del resto non è magia la forza che porta a sopportare le lacerazioni, le offese, le privazioni più assolute, ed a sopravvivere, grazie alla volontà ed al pensiero forte? La concentrazione profonda porta a modificare la percezione della realtà. E il tempo mitiga il ricordo.

Ci sono creature che sembrano uscite da una fiaba, donne con messaggi che aiutano a trovare la strada per realizzare i desideri più grandi. Le nostre parole hanno un peso, vale l’energia che mettiamo nel pronunciarle – questa è l’opinione di Cybele, la Maga – quando escono dal cuore, e possono addirittura spostare o cambiare le cose. Creano una catena di parole che passa attraverso tutti i libri, che li lega “con dei fili invisibili”.

L’arrivo in Sicilia, la fuga dalla “grande casa” dove è stato curato e sfamato, il viaggio in treno da clandestino attraverso l’Italia, l’incontro con il circo, il carcere, la fuga rocambolesca appeso ad un lenzuolo, la ricerca frenetica della donna che ha un’unica linea sulla mano e che gli indica il percorso giusto, perché “la tua Patria è dove è il tuo bene”, tutto sfuma nella luce leggera della fiaba.

 

Marisa Cecchetti


 
 
 
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