nasce prima il gesto della danza
o il gesto della nota sul pianoforte?
o non partono dallo stesso movimento
dallo stesso centro?
(e non si tendono e stirano le corde
del pianoforte, e non si tendono e stirano
i tendini, gli arti, le articolazioni?)
e la parola? non nasce da un respiro?
inspiro, imprimo un senso una direzione
e poi pronuncio-espiro-esprimo.
la lingua la saliva il corpo
la lingua parlata la saliva il corpo
apro lo sterno esplodo parole
apro lo sterno esplodo danze.
muovo il corpo, esploro lo spazio.
esploro dunque sono.
sono, dunque suono.
suono perché il corpo risuona,
ossia risuono in continuazione,
vibrando, anche per un soffio di vento,
o se alzo gli occhi, in cerca di un’immagine.
suono perché muovendomi produco
suoni.
suono perché decido di farlo.
suono nonostante non abbia
deciso di farlo.
mi muovo perché l’ho deciso.
mi muovo anche se voglio stare fermo.
sto in equilibrio sulla gravità
e per farlo, a onde impercettibili,
mi muovo.
mi muovo per aprire la voce.
si muovono le onde sonore
dalle mie corde vocali,
dalle corde del piano, dell’arco di violino.
vibra il tamburo
vibra il pavimento e vibra il piede.
quale pressione digito
e quale ricevo mentre premo una nota
sul tasto del pianoforte?
mi influenza di più l’emozione che mi arriva
o la direzione del movimento?
posso scindere l’emozione dall’intenzione
lo sguardo dalla direzione
il suono dal significato?
posso amare senza un’intenzione
danzare senza una direzione?
posso danzare senza una motivazione?
posso muovermi per il piacere di muovermi,
sì.
posso amare per il piacere di non stare fermo.
posso odiare un certo gesto.
posso essere neutrale di fronte a un movimento?
posso rispondere anziché domandarmi.
la danza è una risposta alle domande dello spazio
la poesia è una risposta alle esigenze
dello spazio sulla pagina
al movimento delle lettere e della voce sul foglio
la poesia è una risposta corporale
alle domande del linguaggio.
la danza danza le sue motivazioni e si chiede
che cos’é il movimento
e risponde fermandosi, nello stare sospesi.
la perdita del centro e il disequilibrio
insegnano a vivere.
il ritorno al baricentro non é mai indolore.
il recupero richiede sforzo
l’ispirazione richiede sforzo
la concentrazione è piacere con uno scopo,
visione con un gioco che crea di volta in volta le regole.
Senza guardarci ci ascoltiamo danzare luminosi,
al ritmo di una musica parlata, senza sapere più
dove inizia il gesto e dove prosegue la voce,
dove finisce la parola e ricomincia il movimento.
Gianluca Moro
(giantropomorfo, 23 ottobre 2019)