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Otto senatori eletti ed estromessi dal Senato. Capezzone a Marini, Nania, e Giunta elezioni Senato: da giovedì notte sarò in sciopero della fame
24 Gennaio 2007
 
«È questione di legalità di gravità assoluta. Vorrei aiutare la giunta a prendere una decisione. Mai e in nessun caso farei ricorso allo strumento della nonviolenza per chiedere l’adozione del mio punto di vista nel merito della questione; mi pare invece opportuno, e addirittura doveroso farlo, dopo tanta attesa e dopo tanto e buon lavoro preparatorio da parte della Giunta, per chiedere che si giunga ad una decisione».
Lo ha dichiarato Daniele Capezzone, Presidente della Commissione attività produttive della Camera, nella conferenza stampa che ha tenuto ieri, nel corso della quale ha diffuso il testo di questa lettera aperta:
 
 
Alla cortese ed urgente attenzione
-del Presidente del Senato
sen. Franco Marini
-del Presidente della Giunta delle elezioni del Senato
sen. Domenico Nania
-di tutti i Senatori e le Senatrici che compongono la Giunta
 
Signor Presidente del Senato, Signor Presidente della Giunta, signore Senatrici e signori Senatori,
 
mi rivolgo a Loro, con grande speranza e fiducia, a proposito di una questione che mi pare di gravità assoluta, perché mette in gioco elementi essenziali di legalità nella vita delle nostre istituzioni.
Si tratta della vicenda di quelli che, a mio avviso e non solo a mio avviso, possono e debbono essere considerati otto senatori regolarmente eletti dai cittadini italiani, ma che sono tuttora estromessi da Palazzo Madama per una interpretazione della legge elettorale vigente, che –personalmente - considero impropria e abusiva.
In ogni caso, a prescindere dalle mie personali opinioni, vi sono alcuni fatti. Sono trascorsi più di nove mesi dalle elezioni; si sono pronunciati autorevolissimi giuristi (uno per tutti, il presidente Giuliano Vassalli); lo stesso Ministro degli Interni Giuliano Amato ha risposto in modo puntuale ad una interrogazione su questo tema; la stessa Giunta ha compiuto un lavoro significativo, anche ascoltando le opinioni di esperti.
Qualcuno ha scritto che l’aggettivo intollerabile non dovrebbe essere mai usato: perché, nel tempo in cui si scrivono quelle poche sillabe, in realtà, si è già iniziato a tollerare. Ecco, in questa vicenda sarebbe a parer mio intollerabile solo (e sono convinto che non vi sia) una volontà dilatoria, una volontà di non decidere. Voglio ribadirlo: sono certo che così non sia. E sono certo, come tanti protagonisti della vicenda hanno assicurato nelle scorse settimane e mesi, che ora la Giunta sia pienamente nelle condizioni di assumere le sue determinazioni, avendo scrupolosamente acquisito elementi di conoscenza e di giudizio.
A questo punto, mi sembra un dovere civile dare un piccolo e sentito contributo per aiutare il Senato a prendere una decisione, qualunque essa sia, e a superare un’attesa che appare (appunto) non oltre tollerabile; per queste ragioni, con il massimo spirito di collaborazione, dalla mezzanotte di dopodomani, giovedì 25 gennaio, sarò in sciopero della fame, in dialogo con Loro, per chiedere che si giunga ad una determinazione.
Mai e in nessun caso farei ricorso allo strumento della nonviolenza per chiedere l’adozione del mio punto di vista nel merito della questione; mi pare invece opportuno, e addirittura doveroso farlo, dopo tanta attesa e dopo tanto e buon lavoro preparatorio da parte della Giunta, per chiedere che si giunga ad una decisione.
Un caro saluto, buon lavoro e a presto.
 
Daniele Capezzone

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