Una casetta lungo Parata Grande a Ventotene – tra le isole ponziane la più a sud del Lazio –, un cubo bianco con l’intonaco scrostato e due finestrelle che si affacciano sulla scogliera a picco sulla spiaggetta, da anni transennata e interdetta per pericolo frana. Il silenzio rotto solo dal sibilare dei canneti sferzati dal vento e il gracchiare dei gabbiani, lascia il posto nei pressi dell’abitazione isolata al suono inconfondibile delle composizioni di Fryderyk Chopin, una cascata di note per pianoforte solista da levarti i sensi e liberare l’anima, e fra ballate notturno e rondò dimenticare il tempo e ogni altra dimensione nel rapimento di un momento perfetto e, per la particolare circostanza, forse unico.
Poi quasi riemergere da un sogno quando, dopo oltre un’ora di ascolto estasiato, improvviso il suono cessa e si amplifica il fragore del vento tra le canne.
Fra la casetta e la scogliera, un viottolo selciato delimitato da una staccionata di protezione, con una breve sporgenza sul dirupo sbattuto dalle onde che implacabili divorano e modellano la roccia, e su quel minuscolo balcone una comoda sedia artigianale che sembra attendere l’ospite consueto e gradito.
Forse solo fantasie, sotto l’effetto avvolgente della musica che sembra ancora vibrare nell’aria, ma ecco che sul cancelletto di accesso all’abitazione si affaccia un gran bel signore, con l’espressione serena e trasognata, in mano un libricino di quiz matematici, che subito manifesta il piacere – reciproco – dell’incontro.
Ed è così che viene fuori la bella storia di Mario Barra, docente universitario di matematica, appassionato di musica e amante della natura, fondatore tra l’altro del Progetto Alice, rivista di matematica e didattica. Prova vivente del rapporto fra numeri e suono e il principio di armonia che tutto governa.
Uno stormo di gabbiani riempie volteggiando il cielo al tramonto mentre una gatta arriva scivolando sulla staccionata per l’usuale lunga carezza del professore, che sussurra beato, a quello spettacolo quotidiano e sempre nuovo: “Che bello!”
Ciao professore, e grazie infinite per il momento di pienezza, condiviso.
Maria Lanciotti