Firenze – “Giochi senza frontiere” è lo spettacolo a cui ci ha invitato l’amministrazione della Provincia di Bolzano con la sua decisione di cancellare dai suoi documenti la dizione “Alto Adige”, lasciando solo quella di Sud Tirolo (in tedesco, ovviamente: Südtirol). Comprensibili (dal loro punto di vista) le reazioni di alcune destre italiane, così come comprensibile la reazione del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, che ha ricordato la Costituzione, etc. etc. Così come comprensibili le reazioni di quelli che hanno ricordato che lo statuto di autonomia di quella Provincia (leggi: vantaggi economici) che rende un orpello la loro Regione, ha un costo di italianità anche nel lessico. Sembra che gli amministratori bolzanini ci stiano ripensando… vedremo come andrà a finire.
A questo punto, visto che le azioni di riflesso fanno parte del genere umano, ci aspettiamo le iniziative della Valle d’Aosta e, perché no, i paesini calabresi in cui si parla albanese… ammesso che vogliano unirsi all’Albania… e poi, spostandosi oltre gli attuali confini, non dimentichiamo Nizza e l’Istria. Se valdostani e albanesi di Calabria non ci avessero pensato, glielo consigliamo: sai quanto scrivere e parlare ne verrà fuori… e, gira gira, qualche vantaggio ne trarranno. Ci sarebbero anche i sardi e – forse, visto che storicamente hanno molto meno manifestato intenzioni indipendentiste – anche i siciliani… ma quelle di queste isole ci sembrano storie molto diverse rispetto ai miasmi causati dalle decisioni dell’amministrazione di Bolzano.
Fatti e notizie del genere sono importanti perché servono a farci ricordare la nostra natura di Nazione Italia: un controsenso con alcune forzature geografiche, conseguenze di questa o quell’altra guerra dei secoli passati. Certamente i corsi storici hanno tempi molto più lunghi delle nostre vite individuali, e se cento o duecento anni (grossomodo il periodo in cui queste unioni o separazioni territoriali più o meno forzate di cui parliamo hanno avuto luogo) per noi viventi e scriventi ci sembrano eterni visto che ci transitano alcune generazioni, per quella che diventerà materia di studio storico dei nostri prossimi nipoti, è “robuccia”.
Ma è bene tener presente che c’è stato un evento storico che ha marcato e sta marcando tutto un lungo periodo non tanto lontano in cui italici, francesi, tedeschi, etc si scannavano tra di loro per un pezzo di terra e magari poi facevano pace scambiandosi qualche principessa tra figlioli: è l’Unione Europea. Un continente (con ancora alcune defaillance… ma la Svizzera...) che fino a pochi decenni fa aveva regni e popoli che si ammazzavano gli uni con gli altri, e che oggi, dopo l’Unione è tra le prime potenze economiche del Pianeta. Appunto: economiche. Ché per essere anche una potenza politica, al momento si batte ancora il passo. Ed è forse questo uno dei motivi che spinge gli amministratori di Bolzano ad indire questa sorta di “giochi senza frontiere”.
Noi futurologi ci immaginiamo una Federazione tipo “Stati Uniti d’Europa”, dove sortite come quella bolzanina verrebbero trattate come in California si fa per gli indipendentisti che vorrebbero quello Stato fuori della Nazione Usa. E altrettanto per quelli del Texas… e forse ce ne siamo persi qualcun altro. C’è un nome a tutto questo: cultura e folklore. Due manifestazioni del genere umano che hanno ogni legittimità di esistere, manifestarsi e, perché no, provare anche a diventare istituzione… non possiamo dimenticare quando, sempre in America del Nord, gli indipendentisti del Québec fecero un referendum per abbandonare il Canada… perso clamorosamente, per fortuna anche di quegli indipendentisti…
La nostra “futurologia” per ora batte il passo. Basti pensare alle vicende della Catalogna della penisola iberica, dove è notizia di questi giorni che si continuano a mettere in galera gli indipendentisti e che questi ultimi non si danno pace nonostante le batoste democratiche che hanno collezionato.
E quindi non ci stupiamo più di tanto per quanto accade “al di sopra del fiume Adige” o “a sud della regione austriaca del Tirolo”. Ci stupisce, ma non ci rassegniamo, continuando ad alimentare il desiderio che il tutto possa essere ben presto relegato a cultura e folklore. Sperando che un domani se, per esempio, alcuni operatori di marketing genovesi volessero far risorgere la serenissima repubblica, non debbano sottostare alle minacce di anticostituzionalità del ministro italiano degli Affari Regionali, ma solo lanciare una nuova versione di giochi senza frontiere.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc