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Venezia. Il tenore Ugo Tarquini a Biennale Musica con “Tredici secondi”
03 Ottobre 2019
 

Ugo Tarquini sarà il tenore protagonista di una inedita opera contemporanea, in un unico atto, dal titolo Tredici secondi o Un bipede implume ma con unghie piatte, musicata dal maestro Marco Benetti su libretto di Fabrizio Funari.

Questa opera, plasmata sulla figura artistica del Maestro Tarquini, andrà in scena alla Biennale di Venezia domenica 6 ottobre 2019 ore 19:00 presso il teatro Piccolo Arsenale.

Tredici secondi fa parte del circuito “Biennale college musica, quattro atti unici”.

 

Abbiamo sentito Ugo Tarquini, molto emozionato per questa prestigiosa partecipazione alla sezione musica della Biennale di Venezia, una realtà storica, fondata nel 1930 e che è la prima grande manifestazione della Biennale ad affiancare l’esposizione d’Arte:

Sì, sono molto felice per questa partecipazione a Biennale Musica e per diversi motivi.

Innanzitutto la città: Venezia è unica al mondo sotto molteplici aspetti e questa unicità si respira in ognuna delle sue “calli”. Già il fatto che si chiami calle quella che nel resto del mondo si chiama via, può sembrare banale a un veneziano ma a un forestiero come me dà la dimensione di come tutto, anche la cosa più banale, qui abbia una sua caratterizzazione.

L’avvento della Biennale dona poi a Venezia una suggestione unica: davvero non riuscirei ad immaginare una combinazione tanto controversa quanto efficace tra la classicità del luogo e il vento di modernità e sperimentazione che porta con sé la Biennale, un’atmosfera che mi affascina incredibilmente. Andando più nello specifico, trovo che Biennale Musica dia uno straordinario contributo alla manifestazione.

 

Che cos’è a rendere così importante questo evento e quale l’importanza di investire energie in queste iniziative?

In questi giorni ho avuto modo di partecipare, oltre che alle prove della produzione che mi vede interprete protagonista, a rappresentazioni e conferenze inerenti la musica contemporanea. Ho riscontrato quanto sia indispensabile il processo di ricerca creativa delle forme e del linguaggio. Chi se non noi italiani dovrebbe investire nella cultura? Credo che sia quanto di meglio il nostro paese abbia da offrire e abbiamo un dovere rispetto ad essa: quello di investire nello sviluppo creativo. D’altronde gli stimoli non mancano, basta camminare per essere ispirati... cosa che più conta è che, credo, investendo nella cultura investiamo su noi stessi, poiché l’arte ci dona quella connotazione identitaria che mostra la faccia più bella dell’essere italiani.

L’opera lirica poi, che è l’ambito che mi riguarda nello specifico, è una fusione e sintesi tra musica e teatro con l’enorme potenziale di descrivere i caratteri culturali, societari e antropologici della vita e qui a Biennale Musica si avvale della forza dell’innovazione per dare vita a una prospettiva di visione di questi caratteri davvero forte, catalizzatrice di suggestioni e percezioni uniche.

 

Ed eccoci allora giunti alla rappresentazione di domenica...

Bene, vi racconto allora perché sono qui: sarò l’interprete protagonista di una delle opere che andrà in scena il 6 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale dal titolo “Tredici Secondi”. È un atto unico che, attraverso gli strumenti della commedia in principio e della tragedia nel finale, narra della difficoltà della comunicazione nella società, o direi meglio cultura, moderna. E lo fa mettendo al centro il rapporto tra esseri umani, mostrando come l’aberrazione prodotta dagli stereotipi bigotti e cinici del comportamento portino alla perdita dell’identità e quindi alla follia.

È un processo di trasformazione quello che subisce il mio personaggio che mi richiede una forte dose di immersione creativa ed emotiva, ma tutto questo mi esalta davvero perché, per un artista, mettersi in discussione rappresenta il più valido strumento di arricchimento professionale.

Cercherò di fare in modo che questa sfida diventi il veicolo per trasmettere al pubblico tutta la mia interiorità, creando una connessione emotiva che ci faccia ridere e piangere all’unisono...

Vi aspetto numerosi! (Red.)


 
 
 
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