“Non azzerare l’io” è uno dei cinque comandamenti letterari sanciti da Gualberto Alvino (foto), critico e filologo conosciuto e apprezzato per i suoi studi sulla lingua degli sperimentatori e degli innovatori della letteratura italiana. Alvino – citando le sue stesse parole – prova interesse per un’opera letteraria solo quando essa sia in grado di turbarlo, osteggiarlo, demolirlo, covarlo, sorprenderlo, gabbarlo, scuoterlo o ammaliarlo. Autore di saggi e a propria volta scrittore d’avanguardia – fra le sue opere i romanzi Là comincia in Messico (2008) e Il geco (2017) – attualmente cura una rubrica di critica letteraria sul sito della Treccani.
Recentemente Alvino ha letto e commentato la raccolta di poesie di Antonella Rizzo A quelli che non sanno che esiste il vortice (Lavinia Dickinson Editore, collana “Le isole del suono”, Pesaro 2019), tornando sul delicato argomento del cosiddetto “io lirico”, da cui il critico risulta contemporaneamente turbato e ammaliato, come è giusto e naturale che sia di fronte a un libro che raggiunge, scuote e coinvolge le diverse soglie di percezione del lettore, anche di un lettore illustre e preparato come lui.
«La tua concezione della poesia è antipode alla mia», scrive Gualberto Alvino sul nuovo libro di Antonella Rizzo, «che nega la centralità dell’io lirico, mentre la tua la considera vitale. Ciò, tuttavia, non mi ha impedito di apprezzare la tua padronanza linguistica, la tua sagacia metrica e soprattutto la tua capacità di coinvolgere il lettore. Talvolta premi troppo il pedale dell’ira e del risentimento, ma questo fa parte del tuo essere». (Roberto Malini)