A volte le biografie cinematografiche, quelle dedicate ai grandi uomini del passato, insistono talmente sul loro valore, sulle loro virtù, da darci un senso di falsità, quello che proviene in genere dalle celebrazioni.
È allora forse per reazione a questo genere di retorica, che il regista Alfonso Gomèz-Rejòn – autore del film che in Italia si intitola Edison. L'uomo che illuminò il mondo, ma il cui titolo originale in inglese significa: “La guerra della corrente elettrica” – è forse per reazione che ha accentuato i tratti caratteriali più ostici, più respingenti, di quel geniale inventore che dà il titolo al film.
Non si tratta in effetti propriamente di un film biografico. Se non altro perché nel racconto giganteggia alla pari di Edison, un altro personaggio, un imprenditore, George Westinghouse. E un altro personaggio, Tesla, altro geniale inventore, un immigrato serbo negli Stati Uniti, se nel racconto è in terza posizione lo è con sofferenza, perché vorrebbe balzare alla pari degli due in primo piano.
In effetti la migliore chiave di lettura del film è suggerita dal titolo originale. Si tratta di una guerra, appunto; la cui posta è la fornitura dell'energia elettrica, appena scoperta, agli Stati Uniti (siamo alla fine dell'Ottocento).
Il fine sembra, dunque, il benessere della società. Ma il racconto individua come moventi dei due protagonisti, rivali fra loro, la ricerca del profitto; e forse, più ancora, del successo, della gloria. Se Edison appare più arrogante e scontroso, mentre Westinghouse ha i modi più affabili di un gentiluomo, entrambi, per prevalere, si rivelano senza scrupoli, spietati, pronti a rubarsi le idee e a infamare l'avversario.
C'è un episodio che più di altri ci dà la misura di cosa sono capaci. Per dimostrare che la corrente elettrica alternata, promossa da Westinghouse, è pericolosa, e anzi è mortale, Edison inaugura degli esperimenti pubblici in cui, con una scarica di quel tipo di corrente, uccide dei cavalli. E quando un uomo politico avrà così l'idea di utilizzare quella corrente per le esecuzioni capitali, Edison sarà disposto a fornirgli in segreto una consulenza purché la sedia elettrica sia associata alla corrente fornita dal suo rivale. Una consulenza che però quel rivale smaschererà e rivelerà alla stampa. Così il primo condannato a morte a finire arrostito su quel nuovo strumento di esecuzione capitale, soltanto in apparenza più pietoso della forca, risulta nel racconto come la vittima sacrificale dell'egotismo, del narcisismo, dei due contendenti.
Edison è un film a volte confuso, tumultuoso, forse per la quantità eccessiva di informazioni, di materiale storico, condensato giocoforza nella durata di un lungometraggio.
Allo stesso tempo il suo assunto psicologico è fin troppo semplice, quasi rozzo.
Tuttavia il ritratto dei due protagonisti, resi monumentali anche nei loro difetti, è senza tante sfumature, ma comunque incisivo, evidenzia in modo appropriato le loro differenze e le loro profonde somiglianze.
Interessante.
Gianfranco Cercone
(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da Radio Radicale il 27 luglio 2019
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