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In libreria/ Stefano Bardi. “Wow” di Marco Baldoni
29 Luglio 2019
 

Al pari della Vita, anche la Poesia è un organismo in piena e continua evoluzione! Affermazione questa, che è dimostrata dalla raccolta Wow (Italic, 2016) del giovane poeta Marco Baldoni nato ad Ancona nel 1995.

Opera inedita, originale e concepita come una moderna opera futurista per tre motivi: immediato significato italiano dei termini inglesi, tematiche non lineari fra di loro e libera architettura senza un preciso ordine cronologico, dove la prima sezione o capitolo come è chiamato dal poeta anconetano può essere l’ultima, la seconda può essere la prima e via dicendo. In somma, un’opera aperta questa dove ognuno di noi deve sentirsi libero di iniziare da dove vuole.

Una sezione “Bomb” che in italiano è Bomba! Bomba sì e non una bomba qualsiasi, ma quella più potente che prende il nome di Libertà e qui vista con varie chiavi di lettura. Una prima chiave di lettura la concepisce come un’idea che molte volte si vuole rinchiudere in oscuri luoghi spirituali, in sofferenti mari e in treni carichi di dolore per lasciare il posto allo sfruttamento psicologico, economico, sociale e intellettuale. Una seconda chiave di lettura la concepisce come una follia che ci trasforma in maghi capaci di controllare la luce e le brume, di creare doppioni di chi ci sta accanto e di creare demoniache strade. Una terza e ultima chiave di lettura la concepisce come l’Amore, ovvero, come l’universale sentimento che ci rende esteticamente immortali e che muta la nostra anima, in un universo emarginato da tutto e da tutti.

Una sezione “Howl” che in italiano è Ululato; e si riferisce al pianto spirituale che è dislocato nella bruma ideologica per poi trasformarsi, in materiale realtà. Pianto questo composto da dolorose lacrime incomprese ed emarginate dal nostro Io; e causato da un falso amore animato solo da esteticità economiche, passioni carnali e schiavitù psico-fisiche. Pianto che però si trasformerà in poesia, ma non nella canonica poesia da noi tutti conosciuta, bensì in una poesia che va oltre gli spazi cosmici per trasformarsi in una nuova lingua animata dall’ambiguità, dalla paura, dal dolore e dalla voglia di camminare in mezzo agli Uomini. Un sogno questo che sarà realizzato attraverso una lingua arcana e mistica, che ci rappresenta come tanti sassi dal mare spirituale erosi, levigati, mangiati e come ombre prigioniere del nostro medesimo Io.

Una terza e ultima sezione “God” che in italiano è Dio si basa sue due concetti: investigazione interiore sul nostro arcano esistenziale e riflessione spirituale sulla nostra spiritualità, che è concepita dal giovane poeta anconetano come un rifugio. In parole più semplici, in questa sezione possiamo leggere liriche sull’Io. Un Io isolato da tutto e da tutti che non sa più dov’è il suo posto all’interno del mondo, che non sa più quale lingua parlare, che non ha più occhi per vedere la Vita accanto a se e che infine è animato, solo e unicamente dal suo lato oscuro. Un Io infine che ci mostra la Morte e la felicità, per cosa veramente esse sono. La prima è intesa come un perfetto nascondiglio della nostra esistenza, poiché in esso tutto il male si oscura eternamente per lasciare il posto alla potente, cristallina e divina voce di Dio. La seconda invece è vista come una demoniaca madre dallo sguardo fulminante, dalla bocca avida di sangue, dalla cadaverica voce, dalle corrosive lacrime e dall’affannoso respiro.

 

Stefano Bardi

 

 

Marco Baldoni, Wow

Italic, 2016, pp. 53, € 12


 
 
 
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