Firenze – Il vice-premier Luigi Di Maio ha ricordato che tra gli obiettivi del suo partito1 c’è l’abolizione dell’imposta sul possesso di un apparecchio tv, il cosiddetto canone Rai. La sua idea è arrivare a settembre con un provvedimento che riveda la disciplina complessiva del mercato pubblicitario e, eliminando i tetti per il servizio pubblico, consenta di ridurre e poi abolire il canone.
In attesa di questo provvedimento vale la pena fare alcune considerazioni, fiscali e politiche.
Fiscali:
A - Da quando il governo Renzi ha portato l’esazione del canone domestico attraverso la bolletta elettrica, molti dei problemi e delle disfunzioni che erano tipici della pretesa e della riscossione di questa imposta si sono ridimensionati. Il contenzioso dei contribuenti/utenti è molto diminuito: le pretese del Fisco si sono attenuate, soprattutto grazie alla chiarezza del meccanismo di esenzione dal pagamento per chi non possiede un apparecchio tv (fastidioso ed oneroso – ogni anno va fatta la dichiarazione di non possesso di un apparecchio tv – ma certo). Ora su questo meccanismo grava un possibile ricorso di incostituzionalità perché parte del gettito viene usato per altre finalità; vedremo cosa succederà.2
B – Rimane ancora aperto il problema del cosiddetto canone delle aziende, con alcune incongruenze pesanti per le aziende individuali, micro e piccole. Per esempio: il detentore di partita Iva la cui sede legale è presso la propria abitazione, oltre a pagare il canone per il possesso dell’apparecchio domestico, per il medesimo apparecchio deve anche pagare il canone aziendale; a meno che, dopo l’apertura di una sorta di contenzioso col Fisco, non dimostri che l’attività imprenditoriale, pur con il medesimo indirizzo e i medesimi locali, non fruisce del possesso dell’apparecchio tv… una sorta di “bizantinismo dimostrativo”. Per il medesimo soggetto Iva, inoltre, scatta il pagamento del canone per la radio; canone che a livello domestico non si paga perché assolto attraverso una trattenuta automatica dalle polizze Rc-auto stipulate obbligatoriamente da tutti i possessori di un veicolo.
Politiche:
Dopo che i partiti di governo hanno – giustamente, secondo la “tradizione” – insediato i propri luogotenenti al controllo della Rai, questa “rinascita” di una loro (M5S e Lega) battaglia storica si presta facilmente al linciaggio verbale di tutti i detrattori (per qualunque motivo siano tali), anche perché questi ultimi – altrettanto “tradizionalmente” – non hanno mai mostrato di volere una Rai che fosse quella che è oggi.
Noi Aduc siam tra coloro che hanno operato da sempre per l’abolizione del canone, anche partecipi della vittoria di un referendum che nel 1995 stabilì l’opportunità (e non l’automatismo che in genere caratterizza i referendum abrogativi) di una privatizzazione della tv di Stato. Abbiamo fatto petizioni popolari, denunce giudiziali e alle Autorità indipendenti, abbiamo fatto presentare interrogazioni parlamentari, ordini del giorno… Insomma ci siamo impegnati quantomeno a far conoscere che il problema esisteva ed esiste, ben consapevoli che non avremmo mai intaccato l’assetto Rai: le decisioni in materia erano e sono di competenza del Parlamento dove – a parte uno sparuto gruppetto di anti-monopolisti trasversale alle varie formazioni – il consenso all’attuale assetto è sempre stato gigantesco (tutti i gruppi politici si sono sempre spartiti gestione e presenza in Rai).
L’obiettivo di Aduc era ed è la privatizzazione della gestione dell’informazione pubblica radiotelevisiva. Con – molto, al momento, in linea generale - un affidamento tramite appalto pubblico, per un servizio senza pubblicità (risolvendo così l’attuale abuso di posizione dominante verso gli altri operatori privati dell’informazione). Un totale ridimensionamento, quindi, rispetto all’attuale impero del servizio pubblico; ridimensionamento notevole anche dei soldi destinati dallo Stato alla bisogna e quindi, probabilmente, l’abolizione della attuale onerosa fiscalità diretta (canone) verificando la possibilità di una indiretta.
Per questo nostro “libro dei sogni” (ne siamo consapevoli…) non ci stupisce una ferma contrarietà di tutti i partiti (quelli delle gigantesche maggioranze parlamentari di cui sopra), nonché una considerazione più che marginale delle nostre proposte da parte di tutti gli esercenti dei poteri dello Stato. In questa nostra consapevolezza, però, grazie anche alla longevità delle nostre iniziative e alle continue arroganze del Fisco, abbiamo acquisito attenzione da parte di coloro che non hanno intenzione di rassegnarsi al monopolio e, sostanzialmente, alla mancanza di libertà di informazione.
In questo contesto arriva l’iniziativa del vice-premier Luigi Di Maio con la scadenza di settembre. Iniziativa non chiara e, soprattutto, viziata dal comportamento che il partito del vicepremier e il suo alleato di governo hanno avuto ed hanno sul controllo della Rai… Certo, potrebbe dire qualcuno, non avrebbero potuto fare altrimenti visto che la Rai oggi è così… Ma noi crediamo che il fine non giustifichi i mezzi, che gli obiettivi che si vogliono raggiungere si riescono meglio ad esplicitare e raggiungere se i mezzi sono adeguati a questi obiettivi. Non solo. Consapevoli che “l’appetito viene mangiando”, non possiamo escludere cambiamenti di obiettivi in corso d’opera.3
Aspettiamo fiduciosi, col bagaglio di conoscenze ed iniziative che abbiamo ricordato, la prossima tabella di marcia del nostro vice-premier sull’imposta/canone Rai.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
1 E a suo tempo anche del suo partner di Governo, la Lega di Matteo Salvini… Ma questo al momento non si dice e i leghisti hanno la bocca cucita.
2 La normativa sul canone Rai, introdotta dal governo Renzi nel 2015, che prevede l'utilizzo del cosiddetto 'extragettito' per altre finalità, è “incoerente con il quadro istituzionale” e “con la struttura e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo”. A sostenerlo lo studio di avvocati Principato e Porraro in un parere chiesto e illustrato oggi in consiglio di amministrazione dal consigliere Rai Riccardo Laganà, che chiede ai componenti dell'organismo di agire con un ricorso contro la normativa. Nelle conclusioni del parere si sottolinea, infatti, che tale quadro “impone all'intero Consiglio di amministrazione della Rai spa e a ciascuno dei suoi componenti, nell'ambito delle proprie funzioni, di tenere una condotta atta a preservare gli interessi della società concessionaria, evitando che a essa possa essere recato pregiudizio in applicazione di una disciplina sospetta di incostituzionalità. In difetto quello recato al patrimonio sociale dai componenti del consiglio di amministrazione, in ragione di proprie condotte attive od omissive, dovrebbe qualificarsi quale danno erariale, ferma restando la responsabilità verso la società” (agenzia stampa Ansa).
3 Cambiamenti ai quali il M5S, in questo governo, ci ha molto abituati...