È morto, ieri alle 8:20, a 93 anni Andrea Camilleri, un laico (come Pier Paolo Pasolini) che ha lavorato in Rai per 60 anni ed ha invitato tutti a ritrovarci fra cent’anni insieme, perché è curioso dell’eternità. Vuole intuire che cosa sia l’eternità. È morto positivamente. Credo che l’Eterno soddisferà la sua curiosità.
Io, monaco-laico amo entrambi. Siamo nell’apocalisse del potere.
Tiresia
Ieri sera la Rai ha onorato il suo illustre collaboratore Andrea Camilleri con la trasmissione dell’opera Tiresia vissuta l’anno scorso in Sicilia, che rappresenta il testamento di questo autore e sintetizza bene il suo ruolo di splendido narratore.
A me piace particolarmente onorare la memoria del ‘personaggio che personalmente’ identifica ora sia l’antico mito greco che il nostro autore moderno, papà del commissario Montalbano (tradotto in 120 lingue) noto in tutto il mondo come ‘il siciliano’.
Il nome Tiresia, divinatore da Tebe,1 narra in zumero due identità: Ti-resh-ia “luogo (ia) del profumo (res) di vita-morte (ti)” vel Tir-esh-ia “luogo (ia) di alberi (tir) in vita-morte (sh)”.
La caratteristica binaria combina con la natura ‘maschio-femmina’ del divinatore, che in una delle sette vite che passerà visse da femmina –soprattutto col cervello–; ha iniziato a narrare i 300 anni di un unico atto d’amore tra Zeus ed Hera ed il suo destino di venir scelto arbitro a decidere quale delle due divinità avesse goduto di più lo plasma. Decise pro Hera, che gode nove volte su dieci, anziché per Zeus, che gode una volta sola, convinto che i furori della femmina sono più violenti e subitanei, ma la sua collera persistente e millenaria. Rimase interdetto dalla reazione di Hera, che lo acceca contrariata; ed è la cecità dell’ultimo periodo di Camilleri. Zeus modera la sentenza dandogli un apparente ‘rimedio’: vedrà il futuro. Il rimedio è apparente perché questo lo condannerà a vivere le tragedie di tutti i divinati. Chiede a Zeus rimedio ma i fati non possono esser cambiati.
Magnifica la carrellata culturale di 2.500 anni di storia che chiederebbe un libro per rendere l’idea della vastità e della profondità di letture di un autore che ha finito per inventare una lingua, il viganese, sull’esempio della nonna che aveva abbracciato Pirandello davanti ai suoi occhi di bambino. Aveva capito a 70 chi fosse stato.
Permettetemi di indugiare su ciò che mi è proprio da teo.onomasiologo. Il nome Ti-resh-ia svela le sillabe:
ti
side, edge; rib; chest, torso; arrow (cf., te, gisti, di3, dih, and til3 [ vita nds] [TI archaic frequency].2
re7; re6, ri6, ra2, ir10; e-re7; er, ir
to accompany, lead; to bear; to go; to drive along or away; to take possession; to stir, mix (suppletion class verb; plural hamtu e.re7-er; cf., du, gen, sub2).3
esh [U.U.U]
n., many, much.
v., to anoint.4
ia
luogo.
I2
(cf., ia2, 7, 9, i2).5
Ia2, 7, 9, i2.6
Anche:
(Gish)tir
forest; grove; thicket; reed-bank; bow (perhaps confliction ot two comprends: ti, ‘arrows’/life nds + ur3, ‘beams, rafters; ti, ‘arrows’ + ru, ‘to send’ [sacro nds]; cf.: tir-an-na; gisilluru; ti…ra).7
Questa foresta, che può combinare con la massima dea zumera In-anna con
tir-an-na
rainbow (‘bow’ + ‘sky’ + genitive).7
risponde, anche al magnifico augurio di vederci fra cento anni dell’intuizione sull’eternità fatta da questo laicissimo autore, che pareggia Pier Paolo Pasolini in grandezza.
(Gish)tir-esh-ia, ‘luogo di vita-morte della foresta’, ha in esponente Gish/Gesh di Gish-u/Gesh-u = alberi-tutto.
In questo modo ci spersonalizziamo e ci animiamo nella vegetazione che ci porta facile a Zumer.
Carlo Forin
1 Te.be = ‘connessione al essere’ in zumero.
2 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 275.
3 Ivi: 218.
4 Ivi: 65.
5 Ivi: 117.
6 Ivi: 119.
7 Ivi: 277.