Come accade da qualche anno l’apertura di Ambria Jazz si svolge a Castione, per la precisione nell’Auditorium “Leone Trabucchi”, ricavato da una chiesa sconsacrata e vero e proprio hammam turco per temperatura, per di più infestato da nugoli di mosche che avrebbero demotivato il più convinto animalista.
Termino qui le lamentazioni perché poi, una volta dato spazio alla musica, le sensazioni sono state di tutt’altro genere. Di scena era il quartetto capitanato da Marcello Allulli al sax tenore e soprano, affiancato da Jacopo Ferrazza al contrabbasso, Enrico Zanisi al pianoforte ed elettroniche, Valerio Vantaggio alla batteria. Un gruppo nuovissimo che ha avuto la possibilità di provare per quattro giorni con l’ausilio nella serata inaugurale delle fotografie di Alaios Borinelli proiettate durante il concerto e con l’introduzione di Sophia Zaccaron.
Poco più di un’ora di musica scritta dai quattro musicisti con alcuni brani suonati per la prima volta e composti appositamente per il festival. Notevole l’affiatamento raggiunto in un tempo complessivamente breve e molto interessante la proposta musicale costituita prevalentemente da temi di spiccata melodicità inseriti in una ambientazione spesso crepusculare in cui le impennate del sax davano il giusto nerbo.
Di sicuro effetto i due temi (Mumbay più la suite finale prima del bis) in cui il quartetto ha esposto il tema con l’ausilio anche delle voci, utilizzando la vocalità come uno strumento prescindendo dalle parole ma infondendo emozione e colore al tessuto musicale.
Una proposta che si stacca nettamente dal consueto, almeno nel panorama nazionale, in cui le tinte pastello predominano sui colori accesi facendo trapelare un interesse trasversale verso altri generi musicali senza peraltro abbandonare una visione ritmica di stampo jazzistico. In questo senso l’apporto di Allulli è determinante: il suo approccio allo strumento è di stampo post coltraniano mediato da una spiccata vena lirica e in questo ben sostenuto dal pianoforte di Zanisi che evidenzia nel tocco un percorso di studi classici.
Corposo come deve essere il suono del contrabbasso di Ferrazza, e interessanti le sue doti di compositore evidenziate soprattutto nella sua Suite for Ambria, sostenuto e spinto dal gioco poliritmico della batteria di Valerio Vantaggio che mi è piaciuto molto nella introduzione di Mumbay con un serrato gioco percussivo sulle pelli con le mani.
Un buonissimo gruppo al quale augurare un cammino lungo e proficuo in attesa che prima o poi venga pubblicato il primo album a loro nome.
Ad ogni anno che passa il pubblico di affezionati ad Ambria pare aumentare, e così la fornace dell’Auditorium era riempita in ogni ordine di posti, perfino quelli in piedi, da un pubblico attento e caloroso. Un inizio sotto una buona stella.
Roberto Dell'Ava