Il Primo Maggio ci ritroviamo tutti in piazza San Giovanni in Laterano a Roma per il Concertone. Parola d’ordine: qui si fa la storia del rock o si muore. Si esibiscono sul palco tanti idoli del momento ma io aspetto Elisa. Mi piace Elisa e la sua grinta, la sua musica e i suoi brani in inglese, anche se me lo disse in italiano che: “… sai la gente è strana, prima si odia e poi si ama…” riuscendo chissà come a sprofondarmi dentro.
“La musica del desiderio” allaga la piazza di speranze e illusioni, sul palco c’è chi racconta le favole – quelle vecchie, tipo Biancaneve e i sette nani – e chi dice di aspettare Babbo Natale quando ancora deve arrivare ferragosto. E io aspetto Elisa.
“Vieni compagno, aggregati a noi, infilati sotto l’ombrello”. Piove acqua gelata e il cielo sembra un padrone nero incazzato con i sindacalisti e gli scioperanti, ed io già tutto fradicio mi paro sotto l’ombrellone rosso e giallo, dove sono ammucchiati una mezza dozzina di scalmanati.
“Sindacalisti corrotti e venduti!”, strilla uno che mi strattona afferrandomi per la giacchetta, e tutti urlano “Abbasso i Sindacati e chi li creò!”.
Vado in confusione. M’è capitato di leggere non ricordo dove la parabola del Padrone Sindacalista, scritta da non so chi, che mi pare dicesse in sostanza che tutto va ripensato dalle basi ma deviando poi il discorso per traiettorie verticali, tipo ‘Regno dei cieli’, ‘sussistenza dignitosa e giusta’ e io, precario nato, lì mi blocco e aspetto Elisa.
“Toh, sventola pure tu” e mi trovo fra le mani una bandierina rossa sfilacciata, mentre sul palco si esibiscono gli Almamegretta che mi piacciono tanto per quelle loro interminabili nenie arabe, ma anche per le canzoni napoletane che mi ricordano le mie origini. Così come mi accelera il battito il gruppo ‘A67, del quartiere Scampia, che si scagliano con la loro musica rabbiosa contro i costruttori delle infami zone 167.
Qualche tentativo d’imbastire vecchi discorsi, politici e sindacali, tutti tranciati sul nascere, fischi e coro “Fateci divertire!” e a qualche attivista che prova a insistere lancio d’insulti come grandinata di marzo.
Sono tutto un livido. Spintoni e spallate, calci agli stinchi e qualche gomitata al fegato mi stanno straziando. Per fortuna ha smesso di piovere e affondo lo sguardo nel cielo di Roma, sempre luminoso e caldo, per quella luce che indora la città anche quando il tempo è nuvoloso.
I Subsonica, Mannarino, Noemi, ‘Nduccio danno l’anima sul palco, e io aspetto Elisa.
Il ‘Teatro degli Orrori’, quelli de ‘Il mondo nuovo’, uno che canta l’Inno di Mameli, e io aspetto Elisa.
“Ma perché aspetti Elisa, gli altri non ti piacciono?” mi grida un tizio da dietro le spalle ed io mi rivolto come un cagnaccio, ma quello ridendo mi dice che ormai lo sa tutta la piazza che io aspetto Elisa, e insiste: “Insomma, perché proprio Elisa?”
Devo aver pensato a voce alta e questi m’hanno sgamato. Mi sgrullo quello di dosso e mi ributto nella ressa.
“M’hanno licenziato alla vigilia di Pasqua, bella resurrezione!”, dice uno con la bandana rossa e la barba nera.
“Io sono cassintegrato con moglie e figli e suocera a carico, a chi lo vado a racconta’?” si lamenta un altro.
“Ma beato te, almeno c’hai la pensione de tu’ socera!”
“Io sono orfano e senza lavoro, qualcuno mi vuole adottare?”, chiede un energumeno con le braccia tatuate e una croce d’oro luccicante fra i peli del petto.
“Io sono precario a vita, faccio il fornaio, il becchino, il postino, faccio tutto meno che mettere su famiglia, perché io la famiglia precaria non la voglio: o per bene o per niente.”
“E allora niente, come faccio io. La fidanzata mia s’è sposata con un bidello in regola e io le ho fatto pure il regalo!”
“E che le hai regalato?”
“Il DVD de La classe operaia va in paradiso, l’avevamo visto assieme almeno tre volte quando è uscito.”
“Ma se è uscito quarant’anni fa?!”
“Embè? la mia è una storia vecchia, io so’ vecchio!”
“Speranza, passione, futuro, la musica del desiderio!” rimbomba ovunque ed io mi sento sperso tra la folla che non sa, che non può sapere, che non voglio sappia, perché mi trovo qui e ora, aspettando Elisa. Lei sa tutto di me, lei m’ha letto in fondo al cuore, m’ha spogliato l’anima, m’ha scoperto i nervi che adesso sono a pezzi e vorrei fare a pezzi chi me li ha ridotti così. Ma non è stata lei, è stata l’altra.
Per questo aspetto Elisa. Al momento buono salirò sul palco e pretenderò una spiegazione.
Come faceva a sapere che “la gente è strana, prima si odia e poi si ama?” Come faceva a sapere di noi due, di me e di Elisa – sempre l’altra – che prima ci siamo odiati e poi ci siamo amati?
Per la precisione, prima ci siamo odiati e poi io l’ho amata, anche se lei – l’altra – continuava a odiarmi. E allora la volevo convincere a ricambiare il mio amore, usando anche le maniere forti. Così forti che Elisa – la mia Elisa – vigliaccamente m’ha lasciato e non s’è più vista.
Non mi aspetto di essere compreso, questa storia qui non la racconto mai a nessuno perché la trovo anch’io alquanto imbrogliata.
Sì, ma che c’entra tutto questo con Elisa del Concertone? È semplice. Lei mi capisce, lei mi chiarisce le idee, lei le cose me le dice cantando. Ed eccola che arriva, e dolcissima mi ripete davanti a tutti (cinquecentomila persone, dicono): “Almeno tu nell’universo…” ed io mi butto nella mischia, scavalco transenne e picchetti, mi arrampico sul palco e cado ai piedi di Elisa (quella del concertone) fino a che non vengo trascinato via come un sacco di patate e scaraventato in gattabuia in attesa di chiarimenti.
Era il maggio del 2012, e tutto si chiarì quando la mia Elisa fu ritrovata nel giardino di casa sua, dove amorevolmente l’avevo per sempre sistemata, e poi era sceso il buio nella mia mente cancellando tutto.
Maria Lanciotti
» Elisa, “Broken” (official video - 2003)