Roberto Rizzi
Il tramonto della luna
Giovane Holden, 2019, pp.70, € 12,00
Romanzo d’esordio di Roberto Rizzi, romano di nascita, vissuto per lavoro in varie parti d’Italia, ora in Toscana da anni, Il tramonto della luna ci porta a Catanzaro, dove il protagonista viene inviato dal titolare della azienda per cui lavora, allo scopo di ristrutturare un esercizio commerciale calzaturiero. Pesante il distacco da Firenze, lunghissimo il viaggio, incredibilmente disastrosa la viabilità. “Finalmente in cima a un costone, ecco Catanzaro, a prima vista neppure una vera e propria città ma un costone di case aggrappate sulla collina”.
Un mondo estraneo e strano è quello che lo attende, nella vastità di spazi e silenzi, nella impenetrabilità delle persone, carico di non detto. Tuttavia aperto alla collaborazione, infatti le ragazze del negozio scoprono e apprezzano con lui una forma nuova e proficua di gestione. Ed il paesaggio, con le sue distese brulle che si alternano agli olivi ed ai coltivati -Spiagge selvagge e strette che si saldano con macchie di eucalipti, uliveti e campi di grano- con il mare che si sente mugghiare in fondo ai declivi, finisce col conquistarlo fino a farlo sentire parte di esso: “E ogni volta, come la prima volta, rimanevo rapito dalla forte personalità di quei colori e decori che ti respingevano e ti attiravano allo stesso tempo. Sembrava impossibile che esistesse un altrove tanto diverso da queste terre desolate e dimenticate, dove prevale la sensazione continua di spazi infiniti, irraggiungibili, impenetrabili”.
La personalità dei personaggi femminili è indagata con cura, la sensualità è spesso palpabile. Una donna tuttavia lo mette in guardia, gli sfugge, ricompare: “Nell’alone sfocato dei fari apparve improvvisamente una donna con un abito lungo, fermato in vita da una cintura impreziosita da topazi e perle, che camminava lentamente in mezzo alla strada e mi veniva incontro… era una figura femminile di straordinaria bellezza e di naturale eleganza… la inseguii …non riuscii a raggiungerla”.
Una donna che si carica di valori simbolici, quasi a simbolo di quella terra bella e misteriosa, ma che allo stesso tempo rimanda ad una cancrena della Calabria: la criminalità che organizza i suoi colpi, le sue richieste di pizzo, i suoi interventi punitivi a danno di chi non si adatta.
La presenza e i crimini della ‘ndrangheta trasformano la percezione del paesaggio su cui sembra riflettersi lo stato d’animo: “Ma ero cambiato. Adesso lungo la strada del ritorno vedevo soltanto la parte più orribile della Calabria. Distinguevo i mucchi di immondizia sparsi qua e là nei campi, che liberavano nell’aria un puzzo forte e acido, le case anonime senza intonaco, i vecchi pilatri nudi di cemento abbandonati, segno di opere incompiute che sottolineavano la precarietà del tutto”.
Rizzi, che senza dubbio per motivi di lavoro ha una sua esperienza personale in fatto di indagini e di disvelamento di reati, ci accompagna in una caccia al malavitoso, a dimostrazione dell’efficacia delle Forze dell’Ordine quando il privato ha il coraggio di collaborare.
Romanzo dove la prima persona si alterna al narratore onnisciente, lineare, concreto, che lascia parlare i fatti, e dove il paesaggio entra ad ogni momento nella narrazione come un personaggio reale.
Marisa Cecchetti