Per natura l’uomo tende a educarsi al bello, al bene e al buono, cercando di unire il proprio essere dionisiaco all’armonia apollinea del mondo. Giungendo successivamente all’equilibrio universale tale essere riconduce l’uomo al suo ordine interiore, alla pace. In questa ricerca dell’equilibrio e della verità, da parte dell’essenza umana, risulta opportuno pensare al dramma giocoso di Marco Malvaldi Buchi nella sabbia (2015) e alla forza formativo-educativa di questa opera.
Il monologo condotto dall’autore all’inizio del volume, ha l’impronta colloquiale, si ha l’impressione che egli voglia confidare a ogni lettore i pensieri reconditi e, allo stesso tempo, comici, circa i melomani, ossia gli appassionati autentici in costante ricerca delle «interpretazioni diverse di arie sempre uguali» (Malvaldi, 2015: 17). Generalmente, l’opera, passando dal «commovente al ridicolo», è «una situazione artificiosa», «fuori dalla realtà», perché un mezzosoprano può risultare «largo quanto due contrabbassi»; un baritono può cantare anziché «stramazzare sul palco» pur avendo ricevuto una coltellata al petto, e un tenore settantenne può impersonare il «giovanotto innamorato» (ibid.). In poche parole, se non si è melomani queste e altre situazioni simili, diventano grottesche agli occhi dei “non ammiratori”. Eppure, l’educazione alla lirica è da sempre considerata un elemento fondamentale affinché l’animo umano acquisisca una rara finezza.
Il dramma giocoso di Malvaldi ha quale nucleo un omicidio che dà avvio a una tortuosa indagine del tenente Pellerey, con la successiva identificazione dell’assassino. L’omicidio avviene durante la rappresentazione dell’opera Tosca di Puccini, al Teatro Nuovo di Pisa, il 1° giugno 1901, in presenza di Sua Eccellenza Vittorio Emanuele III, Re d’Italia. Secondo il tenente, è meglio non far vedere al popolo quest’opera per impedirgli di maturare spiacevoli idee nei confronti del potere. Per escludere il fatto che il popolo possa usare come pretesto il contenuto storico di un’opera, tramutandolo in politica, è più opportuno che il Re non assista quest’opera che termina con l’uccisione del rappresentante dello Stato (Scarpia).
Nel dramma di Malvaldi, al posto del Re muore il tenore Ruggero Balestrieri: la massima espressione della vanità inconsistente, dell’egoismo distruttivo e del sapere superficiale. Educandosi, il lettore raccoglie su ogni pagina malvaldiana un’educhema (cfr. Gennari, 2015) che tramuta successivamente in formema (cfr. ibid.), ovvero in quella piccola unità di formazione necessaria, consolidata dal pensiero critico dell’uomo. La criticità, nei confronti della realtà, si nutre di una serie di domande — pilastri del metodo erotematico —, generatrici del pensiero e dei formemi, senza la chiusura del cerchio. Nel caso del dramma malvaldiano, il tenente Pellerey è collocato al centro del cerchio erotematico, relativo all’indagine sull’omicidio che conclude con successo. Si evidenzia nel tenente una virtù importante degli esseri umani: quella di potersi interrogare costantemente sullo stesso problema. Saper formulare le domande porta l’uomo ad ulteriori domande che mai assumono forme di risposte inconfutabili, ma invitano l’uomo a soffermarsi nel pensiero mutevole. Non di rado le stesse domande “si svuotano” dal contenuto grazie al pullulare del cosiddetto pensiero spersonalizzato (cfr. Hesse, 1969: 44) che aiuta l’uomo ad entrare nella dimensione della piena apertura al miracolo (ibid.) a venire.
La figura chiave del dramma malvaldiano, è Ernesto Ragazzoni, poeta, filosofo, scrittore e giornalista di un quotidiano italiano. Componendo le rime dalla dubbia impronta morale, Ragazzoni inventa gli scherzi dallo sfondo volgare e non di rado si presenta in pubblico in pantofole e in stato di evidente ebbrezza. Si è davanti a un personaggio dal comportamento scandaloso e dal mestiere di dubbia utilità.
A cosa serve “far buchi nella sabbia”? Perché ricercare la verità? Colui che la cerca la trova sempre? A che cosa porta la verità? Intanto, l’essere umano continua a cercarla senza tregua per risolvere l’enigma della propria e altrui vita. Eppure egli rimane continuamente proiettato verso l’esterno, il possedere, il mostrare, il sembrare, anziché preferire esplorare il proprio essere. L’omicidio del dramma giocoso di Malvaldi è uno degli svariati modelli per poter ricercare la verità. Nel dramma è Ragazzoni a mostrare il coraggio nello sfidare la realtà e gli uomini in nome della verità ed è proprio lui a rifiutare il Collare dell’Annunziata — massima onorificenza di Casa Savoia — conferitogli dal Re, per aver bloccato l’avvio di una rivolta sanguinosa. In qualità di ricompensa, Ragazzoni desidererebbe soltanto due statue: quella di San Vitale e quella di San Gaspare per non smuovere dal Battistero di Pisa quelle di Garibaldi e Mazzini: simbolo autentico d’Unità d’Italia.
Nella narrazione malvaldiana vengono magistralmente intrecciate numerose righe, ricche di eventi significativi per la storia e l’architettura d’Italia. Descrivendo la scena della comparsa sul palco del plotone di esecuzione, l’autore sembra far una riflessione circa famosi eventi storici di fucilazione: la Guerra d'indipendenza americana (1775-1783), le fucilazioni di Stalin nei gulag e quelle durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale, la Shoah e non solo. Il lettore viene invitato a far parte di una verità dal gusto amaro: «fucilare un tizio che personalmente non ti ha fatto nulla non è facile: le cose molto cattive, le persone normali riescono a farle solo se sono in gruppo» (Malvaldi, 2015: 76).
Lo stesso lettore viene più volte condotto per mano nel mondo della cultura classica: il direttore d’orchestra Malpassi e il maestro d’armi Corradini vengono dipinti dall’autore come Eurialo e Niso, personaggi dell’Eneide di Virgilio: giovani guerrieri, profughi di Troia, grande esempio di amicizia. Percorrendo le sinuose strade della storia d’Italia, in particolare il periodo della fondazione di Roma nell’anno 753 a.C. da parte di Romolo, primo Re, il lettore conosce due anarchici convinti: Romolo Bonazzi e Remo Pomponazzi. Si ammette, che il dramma malvaldiano non avrebbe spessore senza le suddette pagine sulla storia d’Italia come non lo avrebbe nessuna formazione e nessuna educazione dell’uomo.
Si può vivere oggi la vita “strappata alla storia” nazionale, culturale e personale? È possibile farsi bastare soltanto il presente con relativi piaceri, successi e soddisfazioni? Perché l’uomo riduce volontariamente la propria esistenza all’oggi? Per quale motivo il filo del suo pensiero formativo ed educativo “si sgancia” dal passato dell’umanità e, in particolare, da quello della storia del proprio Paese? In quanti oggi considerano tale storia un punto focale per vivere il presente ereditato? Oggi, disgiunti dalla storia, «la maggior parte degli uomini (…) sono come una foglia cadente, che si libra e si rigira nell’aria e scende ondeggiando al suolo» (Hesse, 1969: 100). Invece bisognerebbe essere «come gli astri, che vanno per un loro corso preciso, e non c’è vento che li tocchi», perché «hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino» (ibid.) radicati negli insegnamenti della storia.
Diversi personaggi del dramma malvaldiano sono sospettati dal tenente Pellerey di aver assassinato Ruggero Balestrieri: quattro cavatori di marmo, il maestro d’armi Pierluigi Corradini, Pieretti (vero nome Augusto Rossi), il basso Teseo Parenti (vero nome Fridolino Gorgoroni), ma la maschera del vero assassino risulta essere perfetta soltanto sul volto di un’unica persona, di cui nessuno dubita nel corso di tutta l’indagine. In modo eguale, dopo un “faticoso cammino” di domande circa qualsiasi problema si giunge a un pensiero improvviso dal forte impatto formativo ed educativo, capace di illuminare l’essere umano, ridandogli armonia, stenìa e creatività. Occorre aprirsi all’avvenire del pensiero, lasciando «accadere la vita» in quanto essa «ha ragione, in tutti i casi» (Rilke, 1929: 66).
Kristina Mamayusupova
Bibliografia:
GENNARI Mario 2015, Formema, il Melangolo, Genova
HESSE Hermann 1969, Siddhartha. Eine indische Dichtung (tr.it. Siddhartha, ed. M. Mila, Adelphi, Milano, 1973)
MALVALDI Marco 2015, Buchi nella sabbia, Sellerio editore, Palermo
RILKE Maria Rainer 1929, Briefe an enne jungen Dichter (tr.it. Lettere a un giovane poeta, ed. L. Traverso, Adelphi, Milano, 1980)