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Gertsch Gauguin Munch 
Stupefacente sfilata di capolavori al LAC di Lugano fino a settembre
F. Gertsch,
F. Gertsch, 'Natascha IV', 1988 
09 Giugno 2019
 

I due volti fusi in uno, indistinguibili: una macchia bianca fra le nere vesti, nel tessuto ocra dell'universo (o il circostante nulla?). Due figure – quella nera (il maschio?) che cinge alla vita l'altra – due opposti cromatismi, che volgendoci le spalle si dirigono verso la foresta per addentrarvisi, come essa fosse l'ultima accoglienza/opportunità dell'esistere. Sono, rispettivamente, Kyss IV-Il bacio IV e Mot skogen II-Verso la foresta II di Edvard Munch, xilografie – la prima del 1902, la seconda del 1915 – esposte nella superba mostra Gertsch Gauguin Munch. Cut in wood” visitabile sino al 22 settembre 2019 al LAC di Lugano.

È davvero una stupefacente sfilata di capolavori di tre grandissimi (anche il vivente, novantenne, Gertsch è un autentico maestro) nella loro attività quali artisti dediti alla xilografia e incisioni sul legno. Gli esiti formali, come detto, sono formidabili.

L'allestimento e il percorso, al livello -2 della sempre sorprendente struttura museale luganese, è magnifico: due sale ciascuno per Munch e Gauguin e nel vasto ambiente centrale le opere, monumentali, impressionanti ("impressive") di Franz Gertsch.

Nelle xilografie di Gauguin è il panico rigoglio della vita polinesiana, con qualche incursione bretone: è, quella di Paul delle isole, una sorta di dramma gioioso, fra donne bellissime, amorose, Natura, pantheon e spiriti; testimonianza fisica e storica e anche testamento spirituale, desiderio, speranza e nostalgia. Idee e sentimenti in un gioco tecnico – il mezzo utilizzato con tutte le sue potenzialità lo consentiva – di netti contrasti o sfumature o stesure notturne o campiture con straordinarie accensioni: Auti te pape-Donne al fiume (1893-94), Oviri-Selvaggia (1894).

Di “spaventosa” bellezza è la sezione munchiana. Inquietante il marchio di solitudine che trafigge l'umanità, l'angoscia dei giorni in un anelito delirante, mistico-doloroso. La fissazione di una fissazione. Måneskinn-Il chiaro di luna I (1896), Pikene på broen-Ragazze sul ponte (1918, una serie di tre: dal monocromo a piccole varianti di colori acidi). Strisce di ansia solcano l'aria e penetrano corpi, case, alberi, terra (o avviene il contrario?).

Per quel che concerne Gertsch le imponenti xilografie, ciascuna delle quali può ricoprire un'intera parete, sono di una perizia senza pari: viste da vicinissimo, il groviglio dei particolari è inestricabile, quasi il rischio paradossale dell'invisibilità da gigantismo; se ti allontani l'immagine si ricompone, immensa, preziosa, con meraviglia, come nella boscaglia di Winter-Inverno (2016), in Rüschegg (1989), in Natascha IV (1988). Potente e nel contempo morbido l'eros che si libera dall'immane nudo sdraiato di Maria. Per la realizzazione delle sue gigantesche xilografie Gertsch si avvale di una tecnica rivoluzionaria, creando l'immagine attraverso miriadi minuscoli punti incisi sulla matrice (per il solito un unico blocco).

Ed è stato lo stesso Gertsch a operare la scelta delle incisioni di Gauguin e Munch che avrebbero accompagnato le sue nove xilografie... “al di là della distanza storica e delle differenze stilistiche, fra i tre artisti vi sono profonde affinità, che vanno ben oltre la comune padronanza della tecnica xilografica, e il suo ulteriore sviluppo. L'intreccio di malinconia ed eros, la visione mistica del paesaggio e il senso di solitudine ed estraneità dell'artista nella società e nella natura sono i tre motivi principali in cui questi tre grandi maestri della xilografia dispiegano numerosi paralleli atmosferici e associativi”.

Pare ancora di cogliere, con Paul, il Profumo fragrante (Noa noa, 1893-1894), di perdersi nelle sognanti tenebre de La notte (Te po, 1893-1894) o nella Terra incantevole (Nave nave fenua, 1893-1894), di rivivere il mito della Creazione, di sentire lo spirito vegliante dei morti (Manao tupapau, 1993-1894), di dissolversi nell'estasi dei sensi (Qui si fa all'amore-Te faruru, 1893-1894). O di precipitare, con Edvard, nell'universo maculato di angoscia, fra la malinconia di ogni sera del mondo e onde cerebrali d'inquietudine e ossessione, fra cuori strappati, incontri impossibili e vampire spietate e robotiche, l'inspiegabile domanda di quei dorsi che si danno alla nostra vista-ignoti volti tesi a esplorare l'enigma dell'orizzonte, dove cala il sole e sorge il nulla. Un dolore che magnetizza, una tensione insopportabile si libera e si scatena dai lavori di Munch, per quanto l'effetto disturbante contenga in sé un benefico germe di catarsi.

La chiusa all'altrettanto grande Gertsch: “Senza dubbio Munch mi ha ispirato prima e in maniera diretta, forse ci unisce una certa malinconia. Gauguin, invece, è sempre molto esuberante, per quanto le xilografie esprimano anche il lato oscuro di questa vivacità. In lui, forse, la differenza fra le xilografie e i dipinti è più profonda. I dipinti sono luminosi, vivaci, solari, mentre le xilografie hanno spesso un'atmosfera misteriosa e cupa. […] Se a vent'anni qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei esposto con Munch e Gauguin...”.

Un meraviglioso trittico di classici. Mostra imperdibile.

 

Alberto Figliolia

 

 

Gertsch Gauguin Munch. Cut in wood. Fino al 22 settembre 2019. MASI Lugano/LAC, piazza Bernardino Luini 6, Lugano (CH).

Orari: da martedì a domenica 10-18, giovedì aperto fino alle 20, lunedì chiuso. Ingresso: intero CHF 20, ridotto CHF 14, gratuito ogni primo giovedì del mese dalle 17 alle 20. Info: sito Internet www.masilugano.ch, tel. +41 (0)588664230, e-mail info@masilugano.ch.


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