La notizia della chiusura dell’esperienza di Quadrato Magico è indubbiamente un duro colpo per gli appassionati di musica di qualità. Nei ventiquattro anni di attività il gruppo di amici di Cosio ha sfornato una serie di proposte di artisti di altissimo livello che diversamente ben difficilmente sarebbero approdati in provincia.
Purtroppo questa è la dura realtà: proporre cultura nel nostro paese è impresa eroica e anche i meglio intenzionati alla distanza debbono cedere il passo. Dalle cronache lette sui giornali locali sostanzialmente le motivazioni appaiono due: una mancanza di ricambio generazionale nella struttura organizzativa ed il venir meno degli sponsor, soprattutto privati.
La stessa situazione che ha portato alla chiusura, dopo 36 edizioni, del vicino Festival Jazz di Clusone, una manifestazione apprezzata e stimata più all’estero che nello stesso comune bergamasco. Nel caso specifico, oltre ai motivi menzionati, c’è stata anche l’improba impresa di sollecitare interesse e finanziamento a giunte culturalmente sorde a tutto ciò che non fosse politicamente assimilabile.
Ma non sono solamente i piccoli borghi a segnare il passo: dopo più di trenta edizioni anche Aperitivo in Concerto, la rassegna milanese al Teatro Manzoni, ha alzato bandiera bianca. Fininvest, lo sponsor storico, ha chiuso i rubinetti e per il pubblico milanese la perdita ha avuto un peso specifico notevolissimo. Nei trenta e più anni dal Manzoni sono transitati i più interessanti musicisti americani e non, una programmazione che nessun altro teatro o club è in grado di sostenere, tant’è che il pur blasonato Blue Note sopravvive soprattutto con cantanti e gruppi che poca parentela hanno con l’imprintig che il locale dovrebbe avere prescindendo dal nome.
Agli amici del Quadrato Magico va il mio, il nostro, ringraziamento per il lavoro di tanti anni. Lo dico con assoluta sincerità pur non essendo mai stato un assiduo frequentatore e non avendo a suo tempo risparmiato critiche ad alcune scelte programmatiche: l’insistenza su alcune forme musicali, la musica celta, il flamenco, il gospel, non mi hanno mai convinto, trovandole più una soluzione “alla moda” che non una reale esigenza di cartellone. Così come la ripetizione di alcuni grandi nomi del jazz, musicisti dall’indubbia fama e qualità ma visti anche troppe volte in provincia: con lo stesso budget si sarebbero potuti organizzare più concerti di jazzisti magari meno conosciuti ma spesso più interessanti e sinceri.
Ma tutte queste argomentazioni sono in fondo poco rilevanti, più che altro rappresentano il desiderio mio e di pochi altri appassionati che da decenni seguono con costanza le vicende musicali più intriganti e meno popolari. Quadrato Magico aveva il compito non indifferente di proporre qualità ma anche di riempire l’Auditorium, e, come purtroppo insegna la cronaca, qualità non fa rima con quantità. E comunque, nel corso degli anni, ha sfornato alcune serate veramente magiche delle quali conserverò ancora a lungo memoria.
In provincia, al di là delle meritorie manifestazioni coristiche e di musica classica, rimane ben poco per gli appassionati di musiche contemporanee: teniamoci ben stretto quel piccolo gioiello che è Ambria Jazz e auguriamoci che il testimone lasciato da Roberto Cornaggia e dai suoi collaboratori venga presto raccolto da altre realtà.
Roberto Dell’Ava