…La noia è un mostro delicato
che senza strepito, con uno sbadiglio inghiotte il mondo.
Charles Baudelaire
Se il sonno è l’apogeo del rilassamento fisico,
la noia è l’apogeo del rilassamento mentale.
Walter Benjamin
Due concezioni o visioni della noia; due modi diversi di vivere o relazionarsi al mondo circostante.
Nei versi di Baudelaire che il poeta colloca in premessa al suo capolavoro, I fiori del male, la noia è vista come un mostro che con uno sbadiglio inghiotte il mondo.
Quel male sottile che assale il pensiero, spegne la gioia, la meraviglia, ogni desiderio ogni interesse per sé e gli altri, ogni attesa e speranza. Quel disagio esistenziale o tedium vitae ricorrente in alcuni poeti e scrittori della letteratura latina (Orazio, Seneca, Lucrezio), medievale (Petrarca), rinascimentale (Tasso), romantica (Leopardi).
Proprio nello Zibaldone il grande recanatese definisce la noia “come la più sterile delle passioni umane. Com’ella è figlia del nulla così è madre del nulla; giacché non solo è sterile per se ma rende tale tutto ciò a cui si mesce e si avvicina”.
Per il filosofo Martin Heidegger, invece, la noia è una malattia dell’anima, e la descrive ricorrendo ad un’immagine poetica: “La noia profonda è come una nebbia silenziosa che si raccoglie negli abissi del nostro esistere. Essa accomuna uomini e cose, noi stessi con tutto quanto ci circonda, in una singolare indifferenza”.
A tante negative, anche se autorevoli, affermazioni fanno da contraltare studi e ricerche di non meno autorevoli psicologi, filosofi, ricercatori che tessono invece l’Elogio della noia, ritenuta come un passaggio quasi necessario per liberare la mente, rinfrancarla ed aprire alla creatività.
In un saggio del 1930 intitolato La conquista della felicità, Bertrand Russell scriveva: “Una generazione che non riesce a tollerare la noia è una generazione di uomini piccoli, nei quali ogni impulso vitale appassisce”.
Oggi, a più di 80 anni di distanza, una serie di studi psicologici sembra dare ragione al filosofo inglese. Teresa Belton, ad esempio, scienziata inglese esperta di problemi dell'infanzia e dell'apprendimento afferma: “preziosa ed impalpabile sostanza della vita, la noia potrebbe essere considerata come la matrice di un'attività fantastica…” e la dottoressa Sandi Mann della University of Central Lancashire, dopo aver condotto una serie di esperimenti volti a studiare l’effetto di noia e distrazioni sul lavoro creativo, ritiene la stessa come requisito fondamentale per la crescita del soggetto. “E se si soffoca la noia, si soffoca anche la creatività…”, sostiene.
In altre parole, nei momenti di noia il nostro cervello avrebbe spazio a sufficienza per perdersi in divagazioni e sogni a occhi aperti, ruolo cardine nei processi cognitivi.
Nessuna paura dunque della noia se, alla luce della ragione, essa viene vissuta con consapevolezza dal soggetto, unico artefice della propria vita, nel bene e nel male. Bisogna semplicemente riuscire a conoscere e valorizzare le infinite risorse insite in ciascuno di noi e metterle a frutto per allontanare il pericolo della noia, altrimenti anticamera del nichilismo.
Giuseppina Rando