Nessun dorma! il motivo conduttore che accompagna e sostiene la lunga guerra/resistenza in difesa di un territorio già abbondantemente minato, sotto continua minaccia di ulteriori e peggiori aggressioni.
Ancora una chiamata a raccolta per ragionare insieme sugli ultimi fatti e fattacci legati alla stabile emergenza rifiuti che attanaglia Roma Capitale, Regione Lazio e province confinanti, nullaosta per qualsiasi scellerata decisione si intenda prendere per venirne a capo.
Nel convegno organizzato dal Coordinamento No Inc, che si è svolto giovedì 21 febbraio a Palazzo Savelli, nella fastosa aula consiliare messa a disposizione dal comune di Albano Laziale, si è affrontato nel suo insieme un problema che si fa ogni giorno più drammatico e difficilmente gestibile, senza per questo promuovere reazioni e misure adeguate.
Nulla di bello sembra essere scaturito dal nuovo Piano Rifiuti, venuto alla luce dopo sette anni di attesa e lungo travaglio, ma piuttosto un accentuarsi di timori – non certo campati in aria, visti i trascorsi e le attuali fumose prospettive – ampiamente confermati nel corso della seduta.
Sala piena, anche tanti giovani venuti da Roma per capire “come funziona da queste parti”. In prima fila Luca Andreassi, consigliere con delega ai Rifiuti in rappresentanza dell’Amministrazione ospitante, e – inatteso – Marco Cacciatore, presidente della Commissione Rifiuti Regione Lazio.
Primi interventi di Aldo Garofolo e Giancarlo Ceci, consulenti tecnici valentissimi, che ripartendo dalla discarica di Roncigliano impostano la discussione sulle “serie conseguenze di una gestione incredibile”. Incredibile ma vera, una gestione che vede la Pontina Ambiente superare i suoi stessi record con la caterva di inadempienze e illegalità che affliggono il sito di Roncigliano, con il VII invaso allagato di percolato, veleno puro che cola nelle falde, e che dopo l’incendio del TMB ha finito di incrementare l’insorgere di gravissime patologie di indubbia origine.
Stringendo: Manlio Cerroni, assolto e di nuovo con le redini in pugno – decaduta con la prescrizione dei reati imputati l’accusa di frode per sovrafatturazioni di circa 9 milioni di euro, cavati dalle tasche dei cittadini – emette decreti ingiuntivi per presunti conguagli ai comuni di bacino, che solo Genzano Albano e Pomezia hanno impugnato. Nessun rappresentate dei dieci comuni, tranne quello di Albano, presente al Convegno.
Le linee del nuovo Piano Rifiuti – approvato in Regione in via preliminare e nel caso in via definitiva nei prossimi mesi estivi – presentano “aspetti inquietanti”: previste nuove discariche in zona città metropolitana e provincia e una serie di impianti per il trattamento dell’umido disseminati in provincia di Roma e Latina, incentivati più per la produzione di energia elettrica che per il recupero della materia.
Il discorso si espande, si toccano questioni annose mai risolte, si passa a ragionare sulla situazione aberrante di Colleferro e Frosinone, di Aprilia e comuni limitrofi, rispuntano nomi e sigle che fanno indignare al solo pronunciarli, e tutto concorre a rinsaldare le fila: “Occorre essere pronti e vigili e reagire come si fece per l’inceneritore. Con la logica delle emergenze tutto si rende possibile. Se si ripetono gli errori del passato non si arriva a niente. Orientarsi verso il compostaggio domestico e di comunità, i comuni potrebbero chiudere il ciclo dei rifiuti a casa loro”.
Intervenuto anche il C.R.A. – Comitato Risanamento Ambientale di Guidonia – rappresentato da Umberto Calamita, che parla di falde inquinate, reati ambientali e prescrizioni, e pone una bella domanda: “Ma a Cerroni, chi gliele dà le autorizzazioni?”.
È la volta di Luca Andreassi, che tenta di colmare come può l’assenza – ingiustificata – del Primo Cittadino. “Nulla è stato cancellato dall’incendio del TMB di quanto è stato fatto dalla pubblica amministrazione. Continuiamo a vigilare con attenzione e una certa preoccupazione, è un discorso aperto. Per i soldi chiesti da Cerroni al Comune di Albano, noi facciamo opposizione. Il punto non è solo capire se i soldi sono dovuti dall’Amministrazione, ma se ce li debbano dare loro, tutto considerato”. Grande soddisfazione esterna Andreassi per il porta a porta ad Albano, e comunque “merito di tutti i cittadini, né mio né del sindaco”. Rimarca la necessità di partecipare alle gare per appalti pubblici, anche europee, e prosegue dicendo che pur non trovandosi completamente d’accordo su quando detto nei vari interventi, su un punto concorda: “Nella Regione Lazio dobbiamo superare gli impianti. Siamo tutti d’accordo sul recupero della materia prima che dell’energia elettrica. Mi fermo alle leggi della termodinamica: non bruciare. Noi siamo al 65% della differenziata, chi non lo raggiunge venga tassato. La situazione va sbloccata”. Una fustigatina a Roma coi cassonetti stracolmi e l’assenza di un progetto, e un interrogativo sintomatico: “Perché i loro scarti qui da noi? Farò di tutto perché ciò non avvenga. Tenere alta l’attenzione sul nostro territorio, che Roma cominci a gestirsi le cose al suo interno, male che vada peggio non può andare”.
Interviene pragmaticamente Garofolo, facendo pressione sul rinnovo dell’AIA, sulle analisi dei pozzi spia e i laghetti di percolato che permangono sul VII invaso. “Tra voi e la Regione chi deve rispondere? Qualcuno ci deve rispondere!”. Andreassi: “Tutto questo è emerso dalla conferenza servizi, un procedimento ancora in attesa di essere chiuso. Tutti gli enti sono coinvolti. Prima che succeda qualcosa bisogna cercare di capire gli effetti della roba che c’è lì sotto”.
Intanto s’è fatto tardi, e la sala s’è quasi svuotata durante l’intervento di Andreassi.
Riaccentra l’attenzione Marco Cacciatore, presidente della Commissione Rifiuti Regione Lazio, che subito precisa la sua posizione super partes e punta al sodo. “A Malagrotta sta partendo il capping. I soldi ci sono, il capping non è una bonifica. La preoccupazione è che la discarica di Albano possa essere riattivata. Qualsiasi imprenditore, qualunque sia il suo nome, io non ci sto. Le cose impensieriscono perché scombinate. Gli imprenditori esclusi chiederanno risarcimenti e li otterranno pure. È il discorso della doppia partita di Bilancio. È possibile fare impianti piccoli? Sì! Allora cominciamo. Impianti pubblici di massimo 10.000 tonnellate, a Roma massimo 20.000 tonnellate. Fino ad allora impianti provinciali un po’ più grossi”. Tornando alla situazione drammatica di Albano denuncia ‘danni clamorosi’, poi la lavata di testa: “Tutti i sindaci hanno firmato per la discarica, allucinante la spesa per ogni abitante, ogni comune qui è una fiera. Occorre il controllo dei cittadini non solo sull’impiantistica ma anche sul Bilancio”. Sul progetto del Comune di Albano per il trattamento dell’umido, così si esprime: “Impiantistica schifosa che ricadrà sulle frazioni, Cancelliera, Cecchina”. E conclude: “C’è bisogno di una grandissima azione di lotta popolare, ieri per l’inceneritore domani per l’impiantistica”.
Chiude gli interventi Danilo Ballanti del Partito Comunista dei Castelli Romani, sicuramente efficace ma poco registrato mentre gli ultimi convenuti si avviavano all’uscita, dopo oltre tre ore di serrato dibattito.
Intanto, in attesa del costituendo registro tumori, si continuano a raccogliere schede in forma anonima di persone affette da tumori e patologie legate agli effetti dell’inquinamento, pesantissimo nelle zone interessante da impiantistiche nocive e incontrollate, e le centraline dell’ARPA Lazio rilevano numerosi sforamenti di PM10, a livelli altissimi in diverse zone della Ciociaria e della provincia di Roma, tra cui Ciampino e Colleferro.
Non c’è da dormirci sopra. Prossimo appuntamento sabato 23 marzo a Roma, per la manifestazione nazionale contro TAV, grandi opere e cambiamento climatico.
Maria Lanciotti
(da CastelliNotizie.it, 27/02/2019)