Dopo un restauro, durato quasi un anno, condotto da Lucia Biondi, torna a risplendere con colori brillanti e nuova luce, nella Basilica di San Lorenzo, una tra le chiese più antiche di Firenze, la tavola quattrocentesca raffigurante Sant’Antonio Abate in trono tra due santi medicei, San Leonardo, abate francese nelle sembianze di un giovane diacono che regge le tenaglie per liberare i prigionieri che avrebbe ritenuto innocenti, e San Giuliano Ospitaliere, in veste di cavaliere con la spada, che secondo la leggenda, avendo ucciso per errore i suoi genitori espiò la sua pena traghettando viandanti e pellegrini sul fiume Potenza in Italia, temi riportati con Sant’Antonio che sfugge alla tentazione, nella predella, che a corredo merita, con l’intera opera, una visita. per eleganza e raffinatezza.
L’opera è stata restaurata dai Friends of Florence, la cui Presidente, Simonetta Brandolini d’Adda, così si esprime: «Un’altra opera restaurata dai Friends of Florence ritorna nella splendida basilica di San Lorenzo, siamo molto felici di aver contribuito a un recupero conservativo che ha consentito di aggiungere nuove informazioni utili a una maggiore conoscenza del manufatto e dell’artista. Il compito della nostra fondazione è proprio collaborare con le istituzioni e i professionisti per consentire alle generazioni presenti e future di fruire di questo patrimonio e crescere nei valori della cultura occidentale. Ringrazio la donatrice Prof.ssa Sarah Wiggins, Monsignor Marco Viola priore della Basilica di San Lorenzo, l’Opera Medicea Laurenziana, la Dott.ssa Monica Bietti per la Soprintendenza, la restauratrice Lucia Biondi che ha eseguito l’intervento insieme al suo staff e la Dott.ssa Nicoletta Pons che ha approfondito lo studio storico artistico dell’opera ampliandone la conoscenza».
La tavola, attribuita al “Maestro del Tondo Borghese”, un minore, attivo fra Quattro e Cinquecento, a Firenze e forse in Romagna, dopo il restauro, è stata collocata nella cappella Da Fortuna, mentre venne dipinta per quella dei Taddei (dei quali è visibile lo stemma), quinta della navata sinistra della basilica. L’opera, presentata nel corso della conferenza stampa del 6 febbraio, nella cappella della Basilica di San Lorenzo con dovizia di particolari da tutte le maestranze, dal restauro che è stato piuttosto lungo come ha spiegato Lucia Biondi: «i problemi principali erano soprattutto un' infestazione da insetti del legno molto aggressiva e una fragilità del colore molto estesa», alla conservazione, dovuta alle future generazioni, come viene sottolineato, dalle ricerche storico-artistiche agli approfondimenti, ha evidenziato in ogni aspetto il lungo e complesso lavoro per ridare vita a un’opera, di cui il logorio del tempo ci avrebbe privato, ma l’emozione più forte ci è stata comunicata dal fervore con cui le maestranze si sono profuse nel raccontare le fasi di un lavoro corale da cui è riemersa l’opera, un lavoro derivante dall’amore per l’arte, per la cultura, per la bellezza di ciò che ci circonda e che chiede a tutti noi protezione e conservazione, specialmente in questo nostro tempo quando troppo spesso i valori e la ricchezza dell’arte vengono elusi. E all’improvviso, di fronte a tali testimonianze, è come se la Basilica si fosse illuminata di una nuova luce in un incrocio tra l’opera e l’emozione da essa derivante.
Anna Lanzetta